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L’inconscio della memoria. Louise Bourgeois alla Galleria Borghese di Roma
Mostre
“I need my memories. They are my documents.” — Louise Bourgeois
È in corso fino al 15 settembre 2024 alla Galleria Borghese di Roma Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria , mostra dedicata a una delle artiste più influenti del secolo scorso. Ideata da Cloé Perrone e curata con Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith, realizzata in collaborazione con The Easton Foundation e l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, la mostra si inserisce in un dialogo tra contemporaneo e storia antica.
Venti opere scultoree dialogano con l’architettura del Casino Borghese e la sua collezione: temi come metamorfosi, memoria e inconscio vengono letti attraverso la lente di Louise Bourgeois (1911 – 2010), esplorando il legame dell’artista con la psicoanalisi e il femminismo e offrendo nuovi spunti per comprendere la complessità del suo lavoro e il suo impatto duraturo sulla storia dell’arte.
Louise Bourgeois: il primo incontro con Roma
Nel 1967 Louise Bourgeois, allora 55enne, arriva a Roma segnando quella che sarebbe stata una tappa fondamentale del suo percorso. Visitando luoghi emblematici come il Casino Borghese, i Giardini segreti e il padiglione dell’Uccelliera, che oggi accolgono le sue opere, si confronta con la tradizione artistica italiana, assorbendo influenze che segneranno per sempre la sua pratica.
L’incontro con la collezione Borghese iniziò con gli studi di storia dell’arte all’Ecole du Louvre, alla fine degli anni Trenta e continuò fino al 1972 con i soggiorni a Pietrasanta, Carrara e in altre città, dove lavorò in diversi studi e realizzò numerose opere in bronzo e marmo. Un decennio dopo ritorna a frequentare l’Italia producendo importanti sculture tra il 1981 e il 1991.
Il percorso espositivo alla Galleria Borghese
Tra le opere esposte, troviamo alcune delle emblematiche Cells, strutture spesso simili a stanze che racchiudono forme scolpite e objets trouvés che esplorano i temi della memoria e del desiderio. Architetture autonome di chiara ispirazione duchampiana che fondono passato e presente. Cell (The Last Climb) (2008) apre il percorso espositivo accogliendoci nel centro del Salone d’ingresso. Con una scala a chiocciola e sfere di vetro blu, simboleggia i cicli infiniti della vita e la fragilità dell’esistenza, in contrasto con la grandiosa Apoteosi di Romolo che campeggia sulla volta.
Il legame profondo di Bourgeois con le opere della collezione borghese è il fil rouge che ci conduce attraverso tutto il percorso espositivo. Il tema della metamorfosi rappresentato dall’Apollo e Dafne del Bernini si ritrova in Topiary (2005) che esplora la crescita e le trasformazioni di una jeune fille en fleur attraverso una metamorfosi naturale.
Lo stesso tema è presente anche in Passage Dangereux (1997), la Cell più grande, collocata nella Loggia di Lanfranco, che rappresenta il passaggio simbolico dall’innocenza infantile alla maturità della giovane donna, con riferimenti alla famiglia e ai ricordi d’infanzia, e in Janus Fleuri (1968), collocata nella Sala dell’Ermafrodito. L’opera indaga il concetto di tempo e identità come elementi fluidi e in continuo mutamento, offrendo nuove prospettive attraverso la rotazione della scultura che richiama Giano bifronte, divinità romana che guarda sia al passato che al futuro e che simboleggia le transizioni.
Sono dell’ultimo decennio le opere realizzate con i tessuti: la serie Heads (2000-2002) sottolinea ulteriormente il legame dell’artista con l’eredità tessile della madre. Esposte nella Sala degli Imperatori, accanto ai busti di Cesari e uomini illustri in porfido e alabastro orientale, generano un ricercato effetto stridente con il vigore e il lusso materico dei Cesari.
Nel giardino, le due sculture fluttuanti Janus e Spiral Woman (1984), esposte nei padiglioni dell’Uccelliera, sfidano l’idea di scultura statica, portando a riflettere sul cambiamento, esteriore e interiore, sulla dualità, sulla fusione tra maschile e femminile. Come in Cell (The Last Climb), ritroviamo anche qui la spirale, uno dei temi centrali della sua opera.
Al centro il grande iconico Spider (1996) di bronzo, simbolo dell’essenza protettiva e resiliente della madre, figura fondamentale nella vita dell’artista.
Louise Bourgeois: un’arte di guarigione e riflessione
La mostra offre una visione unica dell’arte di Bourgeois, che utilizza le sue sculture per riflettere e sanare le sue esperienze personali. Come ha spiegato Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese: «Nella Galleria Borghese la conservazione della memoria del collezionista suo fondatore, Scipione Borghese, è per noi centrale e tutte le opere da lui raccolte raccontano la sua storia che è poi diventata la storia di uno dei musei più importanti al mondo. Le singole opere conservano la memoria dei loro autori e delle loro vite […] Bourgeois sembra invece non nascondersi, ma esporsi il più possibile, cercando di raccontare anche il suo inconscio, i livelli di coscienza che sono poco dicibili».
Non solo una celebrazione dell’artista quindi, ma anche una riflessione profonda che ci conduce nella sua interiorità attraverso fragilità, traumi, paure e ricordi che l’hanno accompagnata per tutta la sua vita, invitandoci a confrontarci con il nostro inconscio e a considerare il potere catartico dell’arte. In occasione della mostra, anche l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ospita negli appartamenti storici del Cardinale Ferdinando de’ Medici l’opera No Exit, un’installazione formata da una scala incorniciata lateralmente da pannelli e da due grandi sfere situate alla sua base.