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RigenerAction
La mostra che abbiamo allestito in questa antica torre nasce su invito dell’organizzatrice degli eventi di Torre Di Oriolo, Valentina Bertaccini. Qui ammirerete le opere di Antonio de Pietro, Antonio Froio, Alfredo Granata, Luigi Impieri (che ne è anche il curatore), Delio Piccioni e Stefano Ricci.
Comunicato stampa
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Rigeneraction
Mostra collettiva
Torre di Oriolo, Faenza, (RA)
07/29 settembre 2024
Nella tranquillità incantata della campagna di Faenza, spicca la Torre di Oriolo tradizionalmente attribuita a Giuliano da Maiano, architetto di fiducia della famiglia Manfredi. Oriolo dei Fichi è un piccolo nucleo abitato situato sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo, a una decina di chilometri a sud-est di Faenza ad un’altitudine di 141 metri sul livello del mare. Qui da vedere è, appunto, la Torre con una terrazza panoramica mozzafiato a cui si accede con una scala a chiocciola: la struttura del torrione è esempio particolare di un mastio a pianta esagonale, a doppio puntone, significativo nel suo genere. E’ qui che è allestita la mostra RigenerAction (organizzata su invito di Valentina Bertaccini, da Artè, con il patrocinio dell’Unione della Romagna Faentina), dove sono presentate le Opere di artisti provenienti da aree geografiche diverse del nostro Paese: Antonio de Pietro, Antonio Froio, Alfredo Granata, Luigi Impieri (in qualità anche di curatore), Delio Piccioni e Stefano Ricci. L’occasione di allestire una mostra collettiva, nella Torre di Oriolo, consente al nostro gruppo di mettere in relazione le opere con un luogo che sembra mitico, grazie all’attenzione prestata nel tempo dall’uomo, che se ne è preso cura, che lo ha tutelato, mai dimentico della consegna di un “testimone”, frutto di un concetto di tutela del patrimonio paesaggistico, arrivato intonso sino ai giorni nostri. Noi artisti vorremmo tenere in mano, almeno per un po', questo importante testimone e, così, invitare il visitatore ad effettuare un percorso “immersivo” a Torre d’Oriolo, tale da coniugare tutti gli “elementi” fra loro, facendo sì che si contemplino contemporaneamente la campagna circostante, il borgo, la torre, i profumi, i suoni, le visioni e le opere. L’esposizione segue rispettivamente l’esperienza in residenza d’artista, che molti di questi artisti hanno fatto dal 20 al 24 agosto 2024, a Torre di Ruggiero (CZ). Ciò che è stato prodotto è il risultato di un laboratorio espressivo svolto in collegamento con un gruppo di Artisti newyorkesi, per la mostra intitolata: “Dalla Magna Grecia alla Grande Mela, Recycled & Found”, visionabile on line fino al 31 dicembre 2024 sulla piattaforma BabylonArts.org che ha sede a New York. Il titolo, RigenerAction, intende il ristabilirsi di un'integrità strutturale, fisiologica o parti del mondo a cui apparteniamo, precedentemente perduti o asportati di cose materiali e immateriali, aspirando al contempo ad una restituzione o recupero di uno stato di grazia materiale o spirituale, o di dignità morale, sociale, politica. Come per le altre due esperienze artistiche sopra citate, noi artisti attraverso le nostre opere, intendiamo dialogare col pubblico per porre l’attenzione su due facce della stessa “medaglia” dell’arte: la dimensione etica e quella estetica. In un tempo in cui il godimento sembra essere manipolato dal libero mercato, per fini esclusivi di possesso e lucro, notiamo che il pubblico viene (dis)orientato, grazie ai grandi capitali utilizzati mediaticamente e propagandisticamente a non vedere l’arte come linguaggio universale che faccia riflettere e contemporaneamente godere. Questi due verbi, bellissimi, sembrerebbero soprattutto di questi tempi, relegati al disuso, ovvero sostituiti da altri loro contrari, come ad esempio correre, sperperare, inquinare, mordere e fuggire. Della serie perché perdere tempo per mettersi a pensare, quando in fondo ci sono i super poteri che manipolando le menti attraverso i media e la propaganda possono decidere tutto per noi? Sono queste le domande su cui ci piacerebbe discutere attraverso questa nostra mostra collettiva, nella quale, ogni opera realizzata individualmente da ogni artista è connessa alle altre tramite il principio dei vasi comunicanti necessari a ristabilire un punto di vista differente, non omologato al libero mercato corrente. La nostra probabilmente è un’utopia che crede alla funzione dell’arte come antidoto all’apatia del “sentire” e all’anestetizzazione dei sensi, causati anche da un’agire (dis)umano quasi esclusivamente digitale. Ed è ciò che unisce questo gruppo di artisti, animati dal piacere della condivisione, dall’operare insieme, nell’elaborare idee e opere in antitesi alla competizione e all’eliminazione dell’altro e del diverso. Noi cerchiamo di riportare l’attenzione sull’analisi, sulla poesia, sull’esercizio del libero pensiero, sulla dialettica in merito alla difesa della terra (e delle specie che la abitano), del clima, delle acque e dell’aria. Le nostre opere, oltrepassano le frontiere canoniche in cui l’arte borghese si presta: pittura, scultura, arti applicate, per inglobarle tutte. Esse dichiarano un’attenzione per l’etica, in cui modernità, storia e tradizione sono elementi di analisi inseparabili per creare. Creazioni in cui forma e contenuto dialogano per ricordarci che l’obiettivo non è forgiare un capolavoro che faccia pendant col tappeto di casa, ma per ricordarci che la “bellezza” dell’opera sarà raggiunta quando questa ci permetterà di riflettere sul destino del mondo. Creare quindi non in virtù del dio denaro e delle derive verso le quali il suo cattivo uso ci porta, ma in virtù delle domande che l’opera d’arte riesce a fornirci affinché possiamo salvarci dalle conseguenze dell’inquinamento globale e dalle ingiustizie. I nostri lavori prevedono il rapportarsi con materiali poveri come l’argilla, che è la metafora dei 4 elementi vitali, da cui si sviluppa la maiolica e che hanno a che fare con l’idea del recupero e della rigenerazione di innumerevoli altri materiali. Le nostre forme e le nostre figure, dichiarano un’attenzione ai temi sociali e ai diritti, non solo degli uomini, ma di tutte le specie del pianeta. Parafrasando Duchamp, bisognerebbe liberarsi di un’arte pensata solo per la vista: “l’arte non dev’essere esclusivamente visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione” e, aggiungeremmo noi, deve sollecitare i sensi. Da qui l’esigenza, per noi artisti partecipanti a questa esposizione, di presentare opere che oltrepassino il limite della cosiddetta pittura da cavalletto, ossia che prevedano ulteriori interventi tecnico-espressivi, come il riuso di materiali altri, oggetti dismessi e/o dimenticati: chiodi, corde, carte, tessuti, terrecotte, ferri, legni, maioliche…o frutto di scarti dell’attuale produzione industriale, abbandonati nell’ambiente: reti, plastiche, catrame, tessuti sintetici, gomme, metalli, ceramiche…Come ha scritto Mattia Mezzetti, in “Rigeneriamo il territorio”, il consumismo esasperato che contraddistingue lo stile di vita occidentale, e sempre più anche quello dei Paesi in via di sviluppo, è nocivo e diseducativo. Creiamo una quantità di rifiuti eccessiva, che invade i nostri spazi vitali. Siamo ormai abituati a pensare che ogni cosa, dopo aver svolto il suo compito, vada gettata, senza pensare alle conseguenze del gesto. È però possibile dare nuova vita a quel che viene buttato, rigenerandolo sotto forma di arte. La creatività, esattamente come i rifiuti, è parte della nostra vita quotidiana. Contrapporsi alla (sotto)cultura dell’usa e getta, che ci porta a generare montagne di scarti, esprime civiltà e sensibilità. Servendosi di talento e inventiva, è possibile donare bellezza allo scarto e restituire alla comunità un’opera d’arte. Il riciclaggio artistico crea valore laddove non sembra essercene alcuno e consegna un messaggio importante: lo scarto è una risorsa.
In conclusione De Pietro pone l’attenzione sull’idea che la cultura e la conoscenza sono la base del progresso e quindi, di fatto, le sue opere intendono porre l’accento sulla salvaguardia delle biblioteche e del patrimonio culturale tout court; Froio presenta le sue opere in dialogo fra loro. Esse sembrano finestre aperte sulle conseguenze determinate dall’inquinamento e dalle guerre, ma dalle quali conviene sporgersi per intessere il dialogo che promuove la pace; Granata individua nella tradizione, nella storia e nelle tematiche sociali gli ingredienti propedeutici al proprio estro artistico. Comprendiamo che per lui siano importanti alcuni pigmenti cromatici espressi in chiave pop e materiali echeggianti l’ arte povera; Impieri è un artista eclettico e in questa mostra per omaggiare la città della ceramica, presenta opere in maiolica, ovvero barchette, colombe, angeli e rose, che alludono ai temi dell’emigrazione, dell’amore, della passione e della libertà; Piccioni, crea delle pitto-sculture mobili, azionabili e modificabili, in taluni casi, da manovelle che ci riportano ai sogni infantili e che sono simboli sì ludici, ma anche di rigenerazione dei nostri rigidi pensieri adulti; Ricci ricrea mappe geografiche improbabili, che grazie all’alchimia dei diversi materiali usati ci consentono di comprendere meglio l’idea di un mondo che risulterebbe più bello se lo liberassimo da quei muri, non solo mentali, da cui è invaso.
La mostra è aperta per tutto il mese di settembre al sabato e alla domenica dalle ore 14 alle 18.30 e chiuderà il 29 settembre
Mostra collettiva
Torre di Oriolo, Faenza, (RA)
07/29 settembre 2024
Nella tranquillità incantata della campagna di Faenza, spicca la Torre di Oriolo tradizionalmente attribuita a Giuliano da Maiano, architetto di fiducia della famiglia Manfredi. Oriolo dei Fichi è un piccolo nucleo abitato situato sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo, a una decina di chilometri a sud-est di Faenza ad un’altitudine di 141 metri sul livello del mare. Qui da vedere è, appunto, la Torre con una terrazza panoramica mozzafiato a cui si accede con una scala a chiocciola: la struttura del torrione è esempio particolare di un mastio a pianta esagonale, a doppio puntone, significativo nel suo genere. E’ qui che è allestita la mostra RigenerAction (organizzata su invito di Valentina Bertaccini, da Artè, con il patrocinio dell’Unione della Romagna Faentina), dove sono presentate le Opere di artisti provenienti da aree geografiche diverse del nostro Paese: Antonio de Pietro, Antonio Froio, Alfredo Granata, Luigi Impieri (in qualità anche di curatore), Delio Piccioni e Stefano Ricci. L’occasione di allestire una mostra collettiva, nella Torre di Oriolo, consente al nostro gruppo di mettere in relazione le opere con un luogo che sembra mitico, grazie all’attenzione prestata nel tempo dall’uomo, che se ne è preso cura, che lo ha tutelato, mai dimentico della consegna di un “testimone”, frutto di un concetto di tutela del patrimonio paesaggistico, arrivato intonso sino ai giorni nostri. Noi artisti vorremmo tenere in mano, almeno per un po', questo importante testimone e, così, invitare il visitatore ad effettuare un percorso “immersivo” a Torre d’Oriolo, tale da coniugare tutti gli “elementi” fra loro, facendo sì che si contemplino contemporaneamente la campagna circostante, il borgo, la torre, i profumi, i suoni, le visioni e le opere. L’esposizione segue rispettivamente l’esperienza in residenza d’artista, che molti di questi artisti hanno fatto dal 20 al 24 agosto 2024, a Torre di Ruggiero (CZ). Ciò che è stato prodotto è il risultato di un laboratorio espressivo svolto in collegamento con un gruppo di Artisti newyorkesi, per la mostra intitolata: “Dalla Magna Grecia alla Grande Mela, Recycled & Found”, visionabile on line fino al 31 dicembre 2024 sulla piattaforma BabylonArts.org che ha sede a New York. Il titolo, RigenerAction, intende il ristabilirsi di un'integrità strutturale, fisiologica o parti del mondo a cui apparteniamo, precedentemente perduti o asportati di cose materiali e immateriali, aspirando al contempo ad una restituzione o recupero di uno stato di grazia materiale o spirituale, o di dignità morale, sociale, politica. Come per le altre due esperienze artistiche sopra citate, noi artisti attraverso le nostre opere, intendiamo dialogare col pubblico per porre l’attenzione su due facce della stessa “medaglia” dell’arte: la dimensione etica e quella estetica. In un tempo in cui il godimento sembra essere manipolato dal libero mercato, per fini esclusivi di possesso e lucro, notiamo che il pubblico viene (dis)orientato, grazie ai grandi capitali utilizzati mediaticamente e propagandisticamente a non vedere l’arte come linguaggio universale che faccia riflettere e contemporaneamente godere. Questi due verbi, bellissimi, sembrerebbero soprattutto di questi tempi, relegati al disuso, ovvero sostituiti da altri loro contrari, come ad esempio correre, sperperare, inquinare, mordere e fuggire. Della serie perché perdere tempo per mettersi a pensare, quando in fondo ci sono i super poteri che manipolando le menti attraverso i media e la propaganda possono decidere tutto per noi? Sono queste le domande su cui ci piacerebbe discutere attraverso questa nostra mostra collettiva, nella quale, ogni opera realizzata individualmente da ogni artista è connessa alle altre tramite il principio dei vasi comunicanti necessari a ristabilire un punto di vista differente, non omologato al libero mercato corrente. La nostra probabilmente è un’utopia che crede alla funzione dell’arte come antidoto all’apatia del “sentire” e all’anestetizzazione dei sensi, causati anche da un’agire (dis)umano quasi esclusivamente digitale. Ed è ciò che unisce questo gruppo di artisti, animati dal piacere della condivisione, dall’operare insieme, nell’elaborare idee e opere in antitesi alla competizione e all’eliminazione dell’altro e del diverso. Noi cerchiamo di riportare l’attenzione sull’analisi, sulla poesia, sull’esercizio del libero pensiero, sulla dialettica in merito alla difesa della terra (e delle specie che la abitano), del clima, delle acque e dell’aria. Le nostre opere, oltrepassano le frontiere canoniche in cui l’arte borghese si presta: pittura, scultura, arti applicate, per inglobarle tutte. Esse dichiarano un’attenzione per l’etica, in cui modernità, storia e tradizione sono elementi di analisi inseparabili per creare. Creazioni in cui forma e contenuto dialogano per ricordarci che l’obiettivo non è forgiare un capolavoro che faccia pendant col tappeto di casa, ma per ricordarci che la “bellezza” dell’opera sarà raggiunta quando questa ci permetterà di riflettere sul destino del mondo. Creare quindi non in virtù del dio denaro e delle derive verso le quali il suo cattivo uso ci porta, ma in virtù delle domande che l’opera d’arte riesce a fornirci affinché possiamo salvarci dalle conseguenze dell’inquinamento globale e dalle ingiustizie. I nostri lavori prevedono il rapportarsi con materiali poveri come l’argilla, che è la metafora dei 4 elementi vitali, da cui si sviluppa la maiolica e che hanno a che fare con l’idea del recupero e della rigenerazione di innumerevoli altri materiali. Le nostre forme e le nostre figure, dichiarano un’attenzione ai temi sociali e ai diritti, non solo degli uomini, ma di tutte le specie del pianeta. Parafrasando Duchamp, bisognerebbe liberarsi di un’arte pensata solo per la vista: “l’arte non dev’essere esclusivamente visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione” e, aggiungeremmo noi, deve sollecitare i sensi. Da qui l’esigenza, per noi artisti partecipanti a questa esposizione, di presentare opere che oltrepassino il limite della cosiddetta pittura da cavalletto, ossia che prevedano ulteriori interventi tecnico-espressivi, come il riuso di materiali altri, oggetti dismessi e/o dimenticati: chiodi, corde, carte, tessuti, terrecotte, ferri, legni, maioliche…o frutto di scarti dell’attuale produzione industriale, abbandonati nell’ambiente: reti, plastiche, catrame, tessuti sintetici, gomme, metalli, ceramiche…Come ha scritto Mattia Mezzetti, in “Rigeneriamo il territorio”, il consumismo esasperato che contraddistingue lo stile di vita occidentale, e sempre più anche quello dei Paesi in via di sviluppo, è nocivo e diseducativo. Creiamo una quantità di rifiuti eccessiva, che invade i nostri spazi vitali. Siamo ormai abituati a pensare che ogni cosa, dopo aver svolto il suo compito, vada gettata, senza pensare alle conseguenze del gesto. È però possibile dare nuova vita a quel che viene buttato, rigenerandolo sotto forma di arte. La creatività, esattamente come i rifiuti, è parte della nostra vita quotidiana. Contrapporsi alla (sotto)cultura dell’usa e getta, che ci porta a generare montagne di scarti, esprime civiltà e sensibilità. Servendosi di talento e inventiva, è possibile donare bellezza allo scarto e restituire alla comunità un’opera d’arte. Il riciclaggio artistico crea valore laddove non sembra essercene alcuno e consegna un messaggio importante: lo scarto è una risorsa.
In conclusione De Pietro pone l’attenzione sull’idea che la cultura e la conoscenza sono la base del progresso e quindi, di fatto, le sue opere intendono porre l’accento sulla salvaguardia delle biblioteche e del patrimonio culturale tout court; Froio presenta le sue opere in dialogo fra loro. Esse sembrano finestre aperte sulle conseguenze determinate dall’inquinamento e dalle guerre, ma dalle quali conviene sporgersi per intessere il dialogo che promuove la pace; Granata individua nella tradizione, nella storia e nelle tematiche sociali gli ingredienti propedeutici al proprio estro artistico. Comprendiamo che per lui siano importanti alcuni pigmenti cromatici espressi in chiave pop e materiali echeggianti l’ arte povera; Impieri è un artista eclettico e in questa mostra per omaggiare la città della ceramica, presenta opere in maiolica, ovvero barchette, colombe, angeli e rose, che alludono ai temi dell’emigrazione, dell’amore, della passione e della libertà; Piccioni, crea delle pitto-sculture mobili, azionabili e modificabili, in taluni casi, da manovelle che ci riportano ai sogni infantili e che sono simboli sì ludici, ma anche di rigenerazione dei nostri rigidi pensieri adulti; Ricci ricrea mappe geografiche improbabili, che grazie all’alchimia dei diversi materiali usati ci consentono di comprendere meglio l’idea di un mondo che risulterebbe più bello se lo liberassimo da quei muri, non solo mentali, da cui è invaso.
La mostra è aperta per tutto il mese di settembre al sabato e alla domenica dalle ore 14 alle 18.30 e chiuderà il 29 settembre
07
settembre 2024
RigenerAction
Dal 07 al 29 settembre 2024
arte contemporanea
Location
Torre di Oriolo-Faenza (RA)
Oriolo dei Fichi, Via di Oriolo, (RA)
Oriolo dei Fichi, Via di Oriolo, (RA)
Orario di apertura
Sabato e Domenica, h. 14.00-18.30
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Ufficio stampa
Torre di Oriolo
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