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Come hai scoperto la tua passione per l’arte?
Direi che mi ha interessato e appassionato fin da piccolo: l’idea di plasmare la materia è sempre stata molto familiare per me. Crescendo ho iniziato ad esplorare e lavorare con materiali diversi, ed ho intrapreso uno studio e ricerca personali, non guidati da ambienti accademici. Contestualmente di tanto in tanto realizzavo qualcosa con quello che mi capitava, ma non c’era in quel momento la ricerca di un confronto con l’esterno che invece è arrivata da qualche anno a questa parte quando ho trovato quello che chiamo “il mio materiale”: la plastica.
Ci sono stati momenti o persone particolari che hanno influenzato il tuo percorso?
Credo che ciò che più ha influenzato il mio percorso, personale dapprima e di conseguenza quello artistico, siano i miei affetti più intimi, un’altra spinta importante la ha esercitata il rapporto con la Teoria della Nascita dello psichiatra Massimo Fagioli con la quale sono venuto in contatto seppur indirettamente, e che mi ha fornito una grande quantità di stimoli, a partire dalla visione dell’essere umano, della donna, dell’arte, del ruolo degli artisti. C’è poi il confronto con artisti più rodati di me, con critici d’arte e curatori, che hanno allargato i miei orizzonti, fornendomi spunti di riflessione nuovi, suggestioni, apprezzamenti, critiche.
Ci sono temi o concetti ricorrenti che esplori attraverso la tua arte?
Direi di sì, la prima cosa è l’utilizzo di un materiale inusuale: mi sono trovato spessissimo a dover spiegare che l’effetto che ottengo, pittorico per così dire, deriva dalla lavorazione diretta, con il cannello a fiamma libera ed il phon ad altissima temperatura di materiale plastico; cerco cioè di trasformare questo materiale in pittura e scultura. C’è poi il discorso del colore: quasi sempre, ricorro all’utilizzo dei colori primari e di forti contrasti; o delle dimensioni: tutti i miei quadri sono di forma quadrata, ma sono tutte scelte fatte “di pancia”, in maniera immediata, non saprei darne una spiegazione.
Cosa ti ispira maggiormente?
Il rapporto con gli altri.
Come pensi che il contesto culturale e sociale in cui vivi influenzi il tuo lavoro artistico?
Non mi definirei un artista politico, ma credo che l’ambiente che mi circonda influenzi la mia persona ed i miei pensieri, e questo in qualche modo dovrebbe poi riflettersi in quello che faccio.
Puoi raccontarci di un progetto o di un’opera a cui tieni particolarmente e spiegarci il motivo?
In questo momento senza dubbio la prossima partecipazione a Milano Scultura 2024. Presenterò quattro sculture che nascono da una personale reinterpretazione di quattro immagini femminili appartenenti a diverse tradizioni, nell’intento di raccontare la forza e bellezza delle donne. Ci sono poi altri appuntamenti e progetti a breve e medio termine, ma potremo parlarne più avanti.
In che modo l’interazione con il pubblico influisce sulla tua pratica artistica?
Sento che ogni occasione di confronto non solo mi arricchisce a livello personale e umano, ma anche mi spinge a continuare a fare, a cercare qualcosa di nuovo. Ciò che più mi gratifica è riuscire a cogliere (quando e se ci riesco) la sorpresa della scoperta negli occhi di chi osserva dal vivo quello che realizzo …giocare con chi guarda a richiamare uno stupore bambino è la soddisfazione più grande, e nessun bimbo ha voglia di smettere di giocare.
Ti capita di modificare il tuo lavoro in risposta ai feedback che ricevi?
Direi che piuttosto mi capita di interpretare i feedback per una crescita artistica, ma non che questo possa riflettersi in una modificazione d’emblée del mio lavoro, o sarei un mero esecutore.
Cosa pensi della commercializzazione dell’arte contemporanea?
Se si esclude il rischio di banalizzazione e mistificazione di cui a volte l’arte contemporanea mi pare essere vittima, il fatto che ci sia una commercializzazione “popolare” della stessa potrebbe rappresentare anche un’opportunità sia per chi fa arte di arrivare a più persone, sia per il pubblico di fruirne. Personalmente ho avuto molte occasioni di confronto con addetti ai lavori e richieste di collaborazione tramite la mia pagina instagram (devid.artplast); si stabiliscono così due possibili canali di comunicazione, quello mediato dall’opera, e quello diretto.
Pensi che possa compromettere l’integrità dell’opera o la sua funzione critica?
Credo che il rischio che la possibilità di un riscontro economico incida sull’integrità ed “innocenza” dell’artista stesso, sia un rischio concreto, se non si ha di che vivere, ed anche per questo non rinuncio al mio lavoro più “convenzionale”, è una questione di libertà.