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Il CAM – Centro de Arte Moderna Gulbenkian ha riaperto le porte al pubblico del cuore di Lisbona, rivelando non solo un nuovo allestimento su 900 metri quadrati di spazi espositivi, ripensati dall’acclamato architetto giapponese Kengo Kuma, ma anche un nuovo giardino, disegnato da Vladimir Djurovic. A inaugurare il nuovo corso del CAM Gulbenkian, la più grande mostra mai presentata in Portogallo dedicata all’influente artista Leonor Antunes e un programma espositivo di due anni dedicato alla collezione dalla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona che, nel 1983, diede vita al centro dedicato all’arte contemporanea.
Per migliorare l’accessibilità all’edificio, che si trova in un grande bosco di proprietà della Fondazione Gulbenkian, Kengo Kuma ha progettato uno spazio ibrido riparato interno-esterno, coperto da una grande tettoia curva che poggia su palafitte a forma di V rovesciata. L’interno presenta spazi espositivi riconfigurati e ampliati e mobili ispirati alla natura circostante. L’edificio ora si collega senza soluzione di continuità a un giardino pubblico, progettato dall’architetto paesaggista Djurovic, per creare una fitta foresta urbana in armonia con le piante e gli alberi autoctoni. Tra gli altri elementi che esaltano la connessione tra natura e ambiente costruito, uno stagno rotondo e panchine in acciaio invecchiato.
Tra i nuovi spazi espositivi del CAM, l’Open Storage presenterà una mostra in continuo cambiamento di opere provenienti dall’ampia collezione permanente del CAM, composta da quasi 12mila pezzi, tra dipinti, sculture, installazioni, disegni, stampe, fotografie e film di alcuni degli artisti più rinomati del Paese, tra cui Amadeo de Souza-Cardoso, Helena Almeida, Paula Rego e Maria Helena Vieira da Silva.
Nello spazio espositivo più grande dell’edificio, è stata realizzata un’installazione scultorea site-specific di Leonor Antunes, in dialogo con una serie di opere della Collezione CAM. Intitolato the constant inequality of leonor’s days, il progetto sottolinea la natura arbitraria di una storia dell’arte occidentale e patriarcale che ha occluso troppe voci e offre dei contrappunti alla visione esclusiva e lineare del Modernismo.
La mostra Tide Line inaugura la nuova sezione Collection Gallery, esponendo un importante corpus di opere che mettono in discussione il rapporto con il mondo naturale, dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri. Il progetto espositivo, della durata di due anni, include circa 80 opere della CAM Collection, che abbracciano diverse discipline. La mostra è ispirata a un’opera omonima di Hamish Fulton e a lavori di artisti come Mónica de Miranda, Filipa César, Graça Pereira Coutinho, Kiluanji Kia Henda e Paulo Nozolino.
L’Engawa Space, uno spazio espositivo riprogettato che si affaccia sul nuovo giardino del CAM, ospita The Occidental Calligrapher, una mostra che svela il rapporto tra l’artista Fernando Lemos e il Giappone. Il CAM continuerà a esplorare il dialogo tra la cultura portoghese e quella giapponese presentando le ricerche e le storie di artisti provenienti dall’isola del Sol Levante e dalla diaspora. Tra questi, Go Watanabe presenterà un’opera site-specific e Chikako Yamashiro esporrà Song of the Land, dal 29 novembre 2024 a 13 gennaio 2025, infine Yasuhiro Morinaga inaugura la nuova Sound Room del CAM con la nuova installazione The Voice of Inconstant Savage.
Nel 2025, i progetti del CAM si concentreranno in particolare su un programma di arti dal vivo, con mostre che vedranno Paula Rego in dialogo con Adriana Varejão, JulianKnxx e Zineb Sedira, tra gli altri.