02 ottobre 2024

WELLbeing WELfare WELcome: WELLBAW – Bolzano Arte Weeks, 2024

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10 giorni con oltre 40 mostre e oltre 80 eventi per un totale di 120 progetti artistici in più di 50 locations coprodotti da 150 partner: prosegue fino al 6 ottobre BAW-Bolzano Art Weeks, il festival plurale fatto da molt* che coinvolge realmente tutta la città

BAW 2024, TUTTO PER TUTT, ALLES FÜR ALLE, ALL FOR ALL. Fos studio, happening, Parkhotel Laurin and Laurin Bar. Foto by Fanni Fazekas

Come un rizoma sotterraneo dalle radici resilienti e interconnesse, BAW – Bolzano Art Weeks mette in rete e su un’unica mappa congiunta tutte le realtà del territorio di Bolzano: nato da un’idea di Nina Stricker, organizzato da Cooperativa 19 in collaborazione con Südtiroler Künstlerbund e LanaLive-Südtirol Kultur, il festival unisce il variegato sistema artistico locale e guarda curioso oltre i confini della regione dichiarandosi una open platform for all, dunque per tutti –  e per il bene di tutti. Bene è, non per caso, il concetto che ispira la nuova edizione, che si interroga su come l’arte possa contribuire al benessere; allo stare bene che è la base imprescindibile di ogni relazione sociale; a fare bene e a dare il benvenuto al/la più o meno prossim*, nel senso di un’apertura e accoglienza autentica, empatica, inclusiva che condivide il senso di appartenenza dell’essere tutt* parte dello stesso tutto.

BAW 2024, conferenza stampa. Foto by Fanni Fazekas

«Il motto che abbiamo scelto per l’edizione 2024, WELLbeing WELfare WELcome, trova compimento se l’arte è realmente parte della vita e tra la gente: esattamente secondo lo spirito con cui il festival è nato. Il prendersi CURA (di sé stess* e pertanto del/la prossim* così come dell’opera d’arte come espressione) va inteso come attitudine preventiva, intuitiva e totalizzante, nella piena consapevolezza dell’universalità spirituale di tutti gli esseri e dell’esistente che può solo derivare da una profondità interiore e non come CURA delle derive. “Curare” non significa nemmeno mediare, confezionare e adattare il contenuto al presunto livello di comprensione del/la partecipante, ma solamente creare i presupposti per una esperibilità più ampia possibile. Lo scopo ultimo delle azioni culturali e delle policy pubbliche identificate dal termine WELFARE dovrebbe semplicemente essere l’accesso di quel TUTTO per TUTT*», dichiara Nina Stricker. 

E allora, al grido di «ALLES FÜR ALLE, ALL FOR ALL, TUTTO per TUTT*», scopriamo l’imperdibile palinsesto di mostre e progetti speciali che offre BAW 2024.

BAW 2024, Opening AMONG THE INVISIBILE JOINS – Opere dalla Collezione Enea Righi, MUSEION. Foto by Fanni Fazekas

MUSEI, GALLERIE E ISTITUZIONI

Museion (ve lo abbiamo raccontato qui) ha aperto la grandissima Among the invisible joins, con oltre 150 opere di più di 80 artiste e artisti (come Massimo Bartolini, Alighiero Boetti, Anna Boghiguian, Trisha Donnelly, Theaster Gates, Nan Goldin, Marisa Merz, Philippe ParrenoWalid Raad, Franz Erhard Walther, Lawrence Weiner, Akram Zaatari, Sonia Boyce, Roni Horn e Ser Serpas, per citarne alcuni) provenienti da una delle più visionarie e significative collezioni private di arte contemporanea internazionale in Italia: la Collezione Enea Righi. Anna Scalfi Eghenter (ne parleremo) ha trasformato Ar/Ge Kunst, con l’occasione della mostra The Fluo Swan, in un esercizio commerciale, in cui si partecipa a una performance contrattuale durante la quale le persone possono stipulare un’assicurazione per supplire all’assenza istituzionale nella difesa dei diritti della popolazione, riguardo a un evento raro, non prevedibile, non immaginato possibile, quello che viene definito un cigno nero. Fondazione Dalle Nogare, ancora, con una selezione di opere inedite su carta realizzate da Emilio Prini nel contesto di tre mostre, a Bologna, Monaco di Baviera, Roma, in cui indaga i dispositivi tecnologici e riflette sulla logica del produrre ha presentato al pubblico Emilio Prini – Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971. A questa già ricca proposta, si aggiungono anche KONZEPT / CONCETTO HEIMAT di Südtiroler Künstlerbund negli spazi di SKB Artes e Diminishing Returns (Excess), coprodotta da unibz / Studio Image al Foto Forum.  

BAW 2024, Anna Scalfi Eghenter. The Fluo Swan. Performance at Ar/Ge Kunst. Foto by Fanni Fazekas

TEMPORARY SPACE

Dal Parkhotel Mondschein, dove Patrick Rampelotto propone un’installazione ambientale dei suoi oggetti trofeo e nuove applicazioni su vetro, al Parkhotel Laurin, che ospita l’opera video Madonnina Led di Mara Oscar Cassiani ed è stato teatro di un’ipnotica performance partecipatoria di danza per celebrare la pista da ballo come habitat dell’unione e della diversità (Be Water My Friends, sempre di MOC – Mara Oscar Cassiani), tanti sono gli spazi che, temporaneamente si sono aperti alle iniziative di BAW. Prima di scoprirli, voglio soffermarmi su Madonnina Led, la storia di una gabber e dei rituali – ogni giorno prima della serata danzante accendono un incenso ed eseguono un rituale per propiziare la loro danza, e ogni giorno, anche se non devono ballare, accendono una fiamma per celebrare la loro danza – che, dai club ai luoghi più alti e remoti, celebra l’unione tra gli spiriti e il ballo. Ogni giorno prima della sera accendono un incenso ed eseguono un rituale per propiziare la loro danza. Ogni giorno, anche se non devono ballare, accendono una fiamma per celebrare la loro danza.

BAW 2024, TUTTO PER TUTT, ALLES FÜR ALLE, ALL FOR ALL. MOC Mara Oscar Cassiani, Be Water My Friends. Collective Participatory Dance Performance, Parkhotel Laurin. Foto by Fanni Fazekas

In città Spazio CUT – trasferitosi momentaneamente presso Casa Spadafora – ospita O, B, A, F, G, K, M, mostra personale di Silvia Hell che, con una serie di nuove opere, indaga la percezione umana dell’ambiente. Dati provenienti dalla spettroscopia di stelle e galassie vengono tradotti in modelli 3D e successivamente riportati nello spazio attraverso diverse configurazioni formali e spaziali. In un’installazione video multicanale, riprese di elementi naturali sono elaborate digitalmente in un processo di astrazione di forme conosciute. Con i lavori esposti, l’artista riflette il desiderio umano di espandere la propria conoscenza dell’universo, confrontandosi su diverse scale con i limiti dei sistemi di registrazione e di misurazione, integrandoli in un ambiente multisensoriale. Non distante, da Pure.Art, Lucrezia Testa Iannilli manda in loop New Humans, New Gods: una video-installazione site-specific composta da una selezione di fotografie inedite e di repertorio, accompagnata da una traccia musicale realizzata da Pit Coccato, da interpretare secondo le sensibilità di ciascuno. L’opera, che fin dal titolo allude a una nuova umanità e a nuovi dei, sposa il carattere sfidante del tema di BAW, il benessere a 360°. Il lavoro di Lucrezia, questo in particolare ma tutta la sua ricerca più in generale, è un’indagine sull’uomo contemporaneo da un punto di vista a-critico, senza dunque alcuna intenzione di dare giudizi in favore di un puro sguardo.

BAW 2024. Lucrezia Testa Iannilli, New Humans, New Gods. Frame da video, Pure.Art, Bolzano

BAW WINNERS E PROGETTI SPECIALI

Cinque sono i progetti vincitori del bando per la realizzazione di 5 opere originali indetto durante l’estate e ispirato al tema WELLbeing WELfare WELcome. Nidum, di Splaces Studio, è una serie di sculture audio-reattive dotate di un sistema unico che risponde dinamicamente ai cambiamenti dell’ambiente attraverso suono e luce. Al Palais Campofranco, in Piazza Walther, un’opera avente la forma di un nido meticolosamente costruito con ramoscelli di salice accuratamente selezionati e intrecciati con nastri di diodi che emettono una luce morbida accompagnata da suoni di uccelli – funge da portale che irradia un’aura magica, simboleggiando la coesistenza armoniosa di esseri umani e natura all’interno di un’unica casa condivisa, il nostro pianeta. Vincitori sono anche der blaue rand / el borde azul di Santiago Torresagasti & Matteo Marzano e Nepenthedi Christina Vieira-Barry, entrambe ospitate nel suggestivo, e storico, Bunker H. der blaue rand / el borde azul consiste in due installazioni audiovisive: un montaggio di home movies, che vede la famiglia dell’artista di origine argentina ritrovarsi a pranzare nel 1997 a Buenos Aires; un’animazione generata con l’intelligenza artificiale di una fotografia del 1945, che vede Margarete e Gudrun Himmler pranzare a Selva di Val Gardena. Nepenthe invece è un cortometraggio ambientato in un presente permanente, che circola continuamente intorno a un vuoto. Tra memoria e oblio, la pellicola ci mostra un futuro cancellato che diventa una rovina vuota, abitata soltanto dall’illusione del reale.

BAW2024, WINNER. Santiago Torresagasti, Almond Book-der blaue randel el borde azul. National Archives, Bunker H

Elisa Grezzani con l’installazione multimediale e immersiva The King, situata al NOI Techpark: uno spazio nello spazio e nel tempo a proposito del quale l’artista afferma che «La nostra società da millenni è dominata da modelli di potere patriarcali e capitalisti che stanno portando l’umanità alla distruzione del nostro pianeta, a guerre e morte. Vogliamo un potere che serve tutto e tutt*, che nutra l’ordine cosmico (universalità spirituale) di cui tutt* facciamo parte». Agata Tonelli, infine, presenterà invece il 6 ottobre la performance progetto Adversa, per riflettere sul concetto di comodità come idea riduttiva di benessere proponendo azioni che costringono il corpo in posizioni in apparenza scomode, ma che rispondono a una precisa ricerca di gratificazione. In una teca verticale, l’artista rimarrà per ore in bilico fra un’evidente scomodità e il suo personalissimo piacere.

BAW 2024, Giulio Boccardi e Leonardo Panizza, STRAPIANTO. Special Project, performance e multimedia installation. In collaborazione con Lasecondaluna. Floricultura Gärtnerei Schullian. Foto by Fanni Fazekas

BAW 2024 regala anche due progetti speciali. Il primo, STRAPIANTO, all’interno della della floricoltura Gärtnerei Schullian vede come protagonisti Giulio Boccardi, Leonardo Panizza e Stefania Rossi: tre artisti, tre capitoli, tre opere immerse nell’ambiente tipico della giardineria tra vasi piante e terra, e un’unica narrazione. Il percorso inizia con la performance di Boccardi concretamente piantato in un vaso circondato da piante della sua stessa dimensione e messo in vendita al pubblico con il prezzo esposto, vivificando come sempre lui dimostra di saper fare, il fatto che «In the arts to perform is to put on a show (…) In everyday life to perform is to show off, to go to extremes, to underline an action for those who are watching. In twenty-first century, people as never before live by means of performance» – (vale a dire, che nella vita quotidiana performare è mostrarsi, spingersi agli estremi, sottolineare un’azione per chi guarda. Nel ventunesimo secolo, come mai prima d’ora, le persone vivono attraverso la performance). La seconda opera è un’installazione video di Panizza, che vede una serie di schermi disposti all’interno di vasi e fioriere con immagini di piante che emergono spontaneamente dallo spazio urbano. Il terzo e ultimo intervento, nonché l’opera che accompagnerà il visitatore anche al di fuori dello spazio espositivo, è il dono da parte di Stefania Rossi di un’opera su carta contenente dei semi da poter successivamente piantare. 

BAW 2024, Cura, Samira Mosca, Penelope. Ospedale di Bolzano

E a proposito di piantare, ricordo quando studentessa una mia docente alla prima lezione ci diede come compito quello di prendere una piantina, darle un nome, scriverle una biografia e averne cura – pena, esame rimandato. Ma che cosa significa, davvero, avere cura? Ciascun progetto, di questi e di tutti i 120 (qui il programma completo) – che comprendono aperture di studi, di atelier, di performance, di talk – con la sua sensibilità ci riporta a una dimensione di cura, che può assumere tante, infinite sfumature. Alcune delle quali prendono forma attraverso la Stanza del silenzio, luogo di ritiro per pazienti e famiglie di Mirijam Heiler nel nuovo tratto C dell’Ospedale di Bolzano C, o  l’opera FELICI FELCI di Monica Smaniotto e Nadia Tamanini concepita per il corridoio d’attesa del reparto psichiatrico nel padiglione W, o ancora, la collettiva CURA con le opere selezionate nell’ambito di una bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano per l’ingresso dell’ospedale. Tra le fotografie esposte Penelope di Samira Mosca,  Gemeinsames Bemühen di Ali Paloma ricorda che nessun organo reagisce così fortemente allo stress psicologico come il cuore, che è fonte di vita; Das Meer als Kur für Körper und Seele di Vanessa Runggaldier mostra il mare come cura per il corpo e per l’anima, il mare fonte di guarigione e di rinnovamento, quel mare che a guardarlo e a perdercisi è un percorso di guarigione, Touched di Mirjiam Heiler, e poi, ancora, Men-Amarmi di Jacopo Coen, che figura come un invito, come un portale da attraversare per conoscere un nuovo modo di amarsi, di stare bene, di fare bene e dare bene. 

BAW 2024, Cura, Mirijam Heiler, Touched. Ospedale di Bolzano

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