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Al Centro Pecci, Louis Fratino esplora la bellezza dell’intimità, tra erotismo e paesaggi vibranti
Mostre
Al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato si apre un nuovo capitolo nella carriera di Louis Fratino, promettente artista statunitense che, dopo il grande successo di critica riscontrato alla Biennale Arte 2024 Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, presenta la sua prima mostra personale in Italia. Curata dal direttore del museo, Stefano Collicelli Cagol, l’esposizione dal titolo Louis Fratino. Satura segna un momento significativo sia per l’artista che per l’istituzione. La mostra, infatti, si inserisce nel programma annuale La Toscana al Centro, dedicato ad artiste e artisti che hanno attraversato il territorio regionale. Satura esplora la profonda connessione tra la ricerca di Fratino e l’Italia: «Il Paese ha offerto all’artista un’ampia serie di temi, immaginari e sensibilità, creando ponti tra le relazioni, gli affetti, i paesaggi e permettendogli in ultima analisi di riflettere sulla propria arte» afferma il direttore. Ispirandosi a figure emblematiche del Novecento italiano e attingendo a una palette di colori che richiama l’estetica del secolo, Louis Fratino reinterpreta il vasto repertorio artistico e letterario attraverso un linguaggio contemporaneo e consapevole.
Il titolo Satura richiama l’antica espressione latina Satura Lanx, un piatto ricolmo di primizie offerto agli Dei, da cui deriva anche il genere letterario caratterizzato dalla varietà di stili. In italiano, “satura” significa “essere pieni”, concetto che ben riflette la ricchezza cromatica e materica dell’arte di Fratino. La mostra, che raccoglie oltre 60 opere tra dipinti, sculture, disegni e litografie, offre uno sguardo approfondito e complesso sulla ricchezza della sua produzione artistica, mettendo in luce la sua straordinaria versatilità. L’artista statunitense si destreggia con abilità tra i diversi formati, spaziando da piccoli dipinti intimi ad ampie vedute paesaggistiche, da sculture in terracotta a disegni su carta.
Ogni opera rivela la sorprendente capacità di Fratino di coinvolgere, qualità ulteriormente messa in evidenza dalla sua sensibilità nell’affrontare temi delicati come l’intimità omosessuale attraverso un’interpretazione visiva inedita. Attraverso un immaginario queer e omoerotico, l’artista rinnova i grandi temi della storia dell’arte, come il ritratto, il paesaggio, il nudo e la natura morta, interrogandone la validità nel XXI secolo. L’allestimento, progettato dall’architetto Ibrahim Kombarji, si snoda in un percorso dinamico costruito attraverso pannelli aggettanti che, suddividendo lo spazio, favoriscono un’interazione intima con le opere. All’ingresso della mostra, due piccoli dipinti e una serie di sette litografie ispirate alle poesie di Sandro Penna creano, con le loro dimensioni ridotte, un’atmosfera intima e raccolta. Un’introduzione programmatica che mira a presentare fin da subito il punto di vista scelto per l’esposizione, ovvero la lettura dell’opera di Fratino alla luce delle influenze che arte e cultura italiane hanno esercitato sulla sua pratica creativa.
Il percorso espositivo prosegue con opere che mettono in luce il legame dell’artista con il territorio italiano, in particolare quello toscano e ligure. Questi lavori, che ritraggono vedute e paesaggi, sono posti in dialogo con scene più intime e domestiche, creando un gioco di rimandi tra vita privata e contesti pubblici. La mostra diventa così un viaggio visivo che esplora non solo luoghi fisici, ma anche i confini emotivi e identitari di Louis Fratino. Satura inoltre, celebra il dialogo tra istituzioni culturali e ricerca accademica, consolidando il Centro Pecci come punto di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea. Il catalogo, pubblicato da Mousse Publishing, raccoglie un’analisi rigorosa e puntale di tre dottorandi della Scuola Normale di Pisa sulla relazione tra l’arte di Fratino e il contesto italiano. In conclusione, la mostra Louis Fratino. Satura è un’opportunità unica per immergerci nell’arte di un artista che, attraverso la propria pratica, riesce a rendere universale anche l’esperienza personale più intima.