16 ottobre 2024

exibart prize incontra Aleksandar Petkov

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Mi ispiro a tutto ciò che mi circonda, cercando di prestare sempre attenzione ai dettagli che mi colpiscono, siano essi combinazioni di colori o forme particolari.

Aleksandar Petkov

Come hai scoperto la tua passione per l’arte? Ci sono stati momenti o persone particolari che hanno influenzato il tuo percorso?

La mia passione per l’arte è nata in età infantile, come credo succeda a molti, attraverso il disegno. Un ricordo particolarmente vivido che ho è il fascino per l’atto contemplativo delle opere d’arte e tutto il rituale connesso: l’attenzione con cui le persone osservavano un quadro o una scultura, il silenzio quasi religioso che si creava intorno. Mi sembrava un processo molto curioso.
In seguito, è stato durante gli anni all’Accademia di Bologna che ho compreso realmente cosa significhi fare l’artista. Due figure fondamentali nel mio percorso sono stati i docenti di pittura che ho avuto all’Accademia: prima Simone Pellegrini e poi Luca Caccioni.

 

Ci sono temi o concetti ricorrenti che esplori attraverso la tua arte? Cosa ti ispira maggiormente?

All’inizio del mio percorso scultoreo, c’era una profonda connessione tra il lavoro
pratico e le riflessioni astratte. I miei lavori sembravano quasi il risultato di un processo mentale e concettuale. Tuttavia, negli ultimi tempi, mi sono allontanato sempre di più da questo approccio, concedendo maggiore indipendenza alla fase operativa. Ho compreso che quest’ultima ha una sua personalità, non necessita di essere teorizzata.
Tentare di spiegare i risultati ottenuti in studio, attraverso riflessioni legate al vissuto o alla realtà che ci circonda, può risultare limitante. Con questo però non intendo assolutamente dire che durante il lavoro artistico ci si debba abbandonare a movenze istintive; al contrario, credo sia fondamentale compiere azioni precise e concrete, guidate da una volontà chiara.
Mi ispiro a tutto ciò che mi circonda, cercando di prestare sempre attenzione ai dettagli che mi colpiscono, siano essi combinazioni di colori o forme particolari. Quando qualcosa cattura la mia attenzione in modo speciale, cerco di memorizzarlo, di lasciarlo sedimentare nella mia mente, cambiando e arricchendosi. Tuttavia, le ispirazioni non restano immutabili: con il passare del tempo, tendono a perdere intensità o a trasformarsi. Perciò, è fondamentale che si evolvano, che si adattino ai nuovi stimoli, per rimanere sempre vive e rilevanti.

 

Come pensi che il contesto culturale e sociale in cui vivi influenzi il tuo lavoro artistico?

Il contesto culturale e sociale in cui vivo influenza indubbiamente il mio lavoro artistico.
Tuttavia, cerco costantemente di oppormi a queste influenze. Credo che il compito dell’artista sia quello di creare qualcosa che rispecchi la propria integrità, piuttosto che lasciarsi trascinare da tendenze o pressioni esterne. È importante trovare un equilibrio tra l’ispirazione che proviene dall’ambiente e la fedeltà alla propria visione personale.

 

Puoi raccontarci di un progetto o di un’opera a cui tieni particolarmente e spiegarci il motivo?

Il gruppo scultoreo “4 m 98 cm” si configura come una riflessione sulla memoria, il tempo e la relazione tra lo spazio e l’esperienza personale. Le sculture sono fatte in cemento e hanno delle parti colorate realizzate con una tecnica che ricorda l’affresco, si tratta di pitture che vengono stampate sulle superfici fresche perdendo il colorito originale e assumendo un aspetto nostalgico.
Il titolo, “4 m 98 cm”, nasce da un evento accidentale avvenuto nel mio studio. La dimensione fisica di 4 metri e 98 centimetri, infatti, corrisponde alla profondità del canale fognario che gli idraulici hanno scoperto durante la riparazione di una perdita
d’acqua che minacciava di allagare il mio studio.
Tutti i titoli delle mie opere sono riferimenti a dimensioni fisiche; ritengo che la precisione delle misure abbia una patina astratta di grande intensità.

 

In che modo l’interazione con il pubblico influisce sulla tua pratica artistica? Ti capita di modificare il tuo lavoro in risposta ai feedback che ricevi?

L’interazione con il pubblico ha sicuramente un impatto significativo sulla mia pratica artistica. Mi permette di capire se gli obiettivi che avevo in mente all’inizio si manifestano chiaramente nell’opera finale o meno. Spesso, attraverso il feedback, scopro aspetti del mio lavoro che avevo completamente ignorato e che invece vengono percepiti come i suoi punti di forza. In sostanza, mi aiuta a cogliere la vera identità che traspare dalla mia creazione. Se mi rendo conto, attraverso le opinioni esterne, che il mio messaggio è stato frainteso o non compreso come intendevo, allora posso considerare di rivedere e modificare alcune parti.

 

Cosa pensi della commercializzazione dell’arte contemporanea? Pensi che possa compromettere l’integrità dell’opera o la sua funzione critica?

La mia opinione sulla commercializzazione dell’arte contemporanea è piuttosto semplice. Credo, banalmente, che essa abbia sempre fatto parte del mondo dell’arte in un modo o nell’altro, questa è una realtà con cui bisogna convivere.
Penso che uno dei maggiori sforzi dell’artista debba essere quello di non compromettere la propria visione o integrità per motivi puramente commerciali.
Mantenere intatta l’essenza del proprio lavoro, al di là delle pressioni economiche o di mercato.
In questo senso, il compito dell’artista non è solo creare, ma anche proteggere il proprio linguaggio espressivo dalle tentazioni o dalle distorsioni imposte dal sistema commerciale.

 

4 m 98 cm

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