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BDG Photo Experience 2024
L’esposizione, che gode del patrocinio della Città di Bassano del Grappa ed è curata da
Mario De Marinis, rivela la complessità del modo di sentire e di esprimersi attraverso la fotografia.
Gli scatti proposti, manifestano l’identità comunicativa di ogni fotografo.
Comunicato stampa
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L’esposizione, che gode del patrocinio della Città di Bassano del Grappa ed è curata da Mario De Marinis, rivela la complessità del modo di sentire e di esprimersi attraverso la fotografia.
Gli scatti proposti, manifestano l’identità comunicativa di ogni fotografo, una varietà di linguaggi espressivi che, attraverso la tecnica, il tema o semplicemente l’attimo fermato, palesano la sensibilità di ognuno nel cogliere lo stato originario delle cose.
Possiamo individuare due filoni principali fra i temi proposti: da un lato la “difficoltà dell’essere” che si presenta a noi come male interiore ed è profondamente radicata nella società in cui viviamo, dall’altro la “necessità di documentare” utilizzando la macchina fotografica come strumento di scrittura, per vergare pagine di un diario dove la storia narrata diventa ponte fra l’io fotografo e i fatti del mondo.
Una composizione di lavori, specchio diretto degli autori, che aprono un quadro sull’importanza e sulla necessità di decodificare il racconto fotografico, traslandolo, ove possibile, nella complessità di uno storytelling agganciato al quotidiano.
Non meravigliamoci, dunque, se si passerà dal “ruvido ricordo” dei viaggi di un grande giramondo come Florian Steiner, immagini che si offrono a noi oltre il tempo, lasciandoci ammutoliti a scoprire un frammento della sua vita, all’infinita trama di rughe sul volto di un ospite di una cooperativa sociale, ritratti proposti da Carlo Bragagnolo.
Un anno di lavoro per documentare il backstage del Teatro Accademico di Castelfranco, il dietro le quinte, l’emozione, la paura, la stanchezza, l’imprevisto: tu fotografo (Massimo Porcelli) fra il pubblico e gli attori, in quella terra di mezzo dove vedi ma non devi essere visto, una manciata di pixel che si ricomporranno sul video del computer per dare vita e anima a tutti i ricordi vissuti dietro al sipario.
Così gli autoritratti di Vania Broccoli, le “parole” fotografate da Francesca Zanette o la Maddalena raccontata da Raffaella Bordini, ci accompagnano in questi loro mondi appartati dove prevale il desiderio di mettere in comune le loro esperienze, a noi il compito di capire oltre l’immagine, oltre il colore, oltre noi stessi entrando in simbiosi con il loro desiderio di comunicare.
Le foto istantanee, Polaroid, utilizzate da Marco Ragana, servono per raccontare il sogno, o forse, ancora più in là, ciò che non si vive, ma che lascia il segno nel sogno.
Enzo Marcantonio, Giuseppe Mignola e Giò Tarantini, ci danno la possibilità di conoscere i personaggi e la vita di un piccolo borgo abruzzese, Aragno, dove gli abitanti hanno accettato di farsi ritrarre per poi vedere le proprie immagini esposte lungo le vie del borgo stesso.
Marco Sartori ha selezionato, titolandole nostalgia, immagini evocative, a volte surreali, spesso neorealistiche, proponendo una sintesi, fra le proprie capacità espressive e il sottobosco della memoria, dal quale attingere linfa creativa.
Sagome umane in fondo a calli senza fine, perse in camminate mono-direzionali immerse nel “caigo” veneziano, pedine compositive fra lame di luce e sciabolate di colore: sono le immagini di Francesco Dal Pian.
L’esposizione, che gode del patrocinio della Città di Bassano del Grappa ed è curata da Mario De Marinis, rivela la complessità del modo di sentire e di esprimersi attraverso la fotografia.
Gli scatti proposti, manifestano l’identità comunicativa di ogni fotografo, una varietà di linguaggi espressivi che, attraverso la tecnica, il tema o semplicemente l’attimo fermato, palesano la sensibilità di ognuno nel cogliere lo stato originario delle cose.
Possiamo individuare due filoni principali fra i temi proposti: da un lato la “difficoltà dell’essere” che si presenta a noi come male interiore ed è profondamente radicata nella società in cui viviamo, dall’altro la “necessità di documentare” utilizzando la macchina fotografica come strumento di scrittura, per vergare pagine di un diario dove la storia narrata diventa ponte fra l’io fotografo e i fatti del mondo.
Una composizione di lavori, specchio diretto degli autori, che aprono un quadro sull’importanza e sulla necessità di decodificare il racconto fotografico, traslandolo, ove possibile, nella complessità di uno storytelling agganciato al quotidiano.
Non meravigliamoci, dunque, se si passerà dal “ruvido ricordo” dei viaggi di un grande giramondo come Florian Steiner, immagini che si offrono a noi oltre il tempo, lasciandoci ammutoliti a scoprire un frammento della sua vita, all’infinita trama di rughe sul volto di un ospite di una cooperativa sociale, ritratti proposti da Carlo Bragagnolo.
Un anno di lavoro per documentare il backstage del Teatro Accademico di Castelfranco, il dietro le quinte, l’emozione, la paura, la stanchezza, l’imprevisto: tu fotografo (Massimo Porcelli) fra il pubblico e gli attori, in quella terra di mezzo dove vedi ma non devi essere visto, una manciata di pixel che si ricomporranno sul video del computer per dare vita e anima a tutti i ricordi vissuti dietro al sipario.
Così gli autoritratti di Vania Broccoli, le “parole” fotografate da Francesca Zanette o la Maddalena raccontata da Raffaella Bordini, ci accompagnano in questi loro mondi appartati dove prevale il desiderio di mettere in comune le loro esperienze, a noi il compito di capire oltre l’immagine, oltre il colore, oltre noi stessi entrando in simbiosi con il loro desiderio di comunicare.
Le foto istantanee, Polaroid, utilizzate da Marco Ragana, servono per raccontare il sogno, o forse, ancora più in là, ciò che non si vive, ma che lascia il segno nel sogno.
Enzo Marcantonio, Giuseppe Mignola e Giò Tarantini, ci danno la possibilità di conoscere i personaggi e la vita di un piccolo borgo abruzzese, Aragno, dove gli abitanti hanno accettato di farsi ritrarre per poi vedere le proprie immagini esposte lungo le vie del borgo stesso.
Marco Sartori ha selezionato, titolandole nostalgia, immagini evocative, a volte surreali, spesso neorealistiche, proponendo una sintesi, fra le proprie capacità espressive e il sottobosco della memoria, dal quale attingere linfa creativa.
Sagome umane in fondo a calli senza fine, perse in camminate mono-direzionali immerse nel “caigo” veneziano, pedine compositive fra lame di luce e sciabolate di colore: sono le immagini di Francesco Dal Pian.
Percorrendo quindi, le sale espositive alla scoperta del lavoro dei fotografi, il visitatore avrà la possibilità di intraprendere un viaggio esperienziale, che gli consentirà di connettersi a livello umano, emotivo e spirituale con il fotografo stesso.
Gli scatti proposti, manifestano l’identità comunicativa di ogni fotografo, una varietà di linguaggi espressivi che, attraverso la tecnica, il tema o semplicemente l’attimo fermato, palesano la sensibilità di ognuno nel cogliere lo stato originario delle cose.
Possiamo individuare due filoni principali fra i temi proposti: da un lato la “difficoltà dell’essere” che si presenta a noi come male interiore ed è profondamente radicata nella società in cui viviamo, dall’altro la “necessità di documentare” utilizzando la macchina fotografica come strumento di scrittura, per vergare pagine di un diario dove la storia narrata diventa ponte fra l’io fotografo e i fatti del mondo.
Una composizione di lavori, specchio diretto degli autori, che aprono un quadro sull’importanza e sulla necessità di decodificare il racconto fotografico, traslandolo, ove possibile, nella complessità di uno storytelling agganciato al quotidiano.
Non meravigliamoci, dunque, se si passerà dal “ruvido ricordo” dei viaggi di un grande giramondo come Florian Steiner, immagini che si offrono a noi oltre il tempo, lasciandoci ammutoliti a scoprire un frammento della sua vita, all’infinita trama di rughe sul volto di un ospite di una cooperativa sociale, ritratti proposti da Carlo Bragagnolo.
Un anno di lavoro per documentare il backstage del Teatro Accademico di Castelfranco, il dietro le quinte, l’emozione, la paura, la stanchezza, l’imprevisto: tu fotografo (Massimo Porcelli) fra il pubblico e gli attori, in quella terra di mezzo dove vedi ma non devi essere visto, una manciata di pixel che si ricomporranno sul video del computer per dare vita e anima a tutti i ricordi vissuti dietro al sipario.
Così gli autoritratti di Vania Broccoli, le “parole” fotografate da Francesca Zanette o la Maddalena raccontata da Raffaella Bordini, ci accompagnano in questi loro mondi appartati dove prevale il desiderio di mettere in comune le loro esperienze, a noi il compito di capire oltre l’immagine, oltre il colore, oltre noi stessi entrando in simbiosi con il loro desiderio di comunicare.
Le foto istantanee, Polaroid, utilizzate da Marco Ragana, servono per raccontare il sogno, o forse, ancora più in là, ciò che non si vive, ma che lascia il segno nel sogno.
Enzo Marcantonio, Giuseppe Mignola e Giò Tarantini, ci danno la possibilità di conoscere i personaggi e la vita di un piccolo borgo abruzzese, Aragno, dove gli abitanti hanno accettato di farsi ritrarre per poi vedere le proprie immagini esposte lungo le vie del borgo stesso.
Marco Sartori ha selezionato, titolandole nostalgia, immagini evocative, a volte surreali, spesso neorealistiche, proponendo una sintesi, fra le proprie capacità espressive e il sottobosco della memoria, dal quale attingere linfa creativa.
Sagome umane in fondo a calli senza fine, perse in camminate mono-direzionali immerse nel “caigo” veneziano, pedine compositive fra lame di luce e sciabolate di colore: sono le immagini di Francesco Dal Pian.
L’esposizione, che gode del patrocinio della Città di Bassano del Grappa ed è curata da Mario De Marinis, rivela la complessità del modo di sentire e di esprimersi attraverso la fotografia.
Gli scatti proposti, manifestano l’identità comunicativa di ogni fotografo, una varietà di linguaggi espressivi che, attraverso la tecnica, il tema o semplicemente l’attimo fermato, palesano la sensibilità di ognuno nel cogliere lo stato originario delle cose.
Possiamo individuare due filoni principali fra i temi proposti: da un lato la “difficoltà dell’essere” che si presenta a noi come male interiore ed è profondamente radicata nella società in cui viviamo, dall’altro la “necessità di documentare” utilizzando la macchina fotografica come strumento di scrittura, per vergare pagine di un diario dove la storia narrata diventa ponte fra l’io fotografo e i fatti del mondo.
Una composizione di lavori, specchio diretto degli autori, che aprono un quadro sull’importanza e sulla necessità di decodificare il racconto fotografico, traslandolo, ove possibile, nella complessità di uno storytelling agganciato al quotidiano.
Non meravigliamoci, dunque, se si passerà dal “ruvido ricordo” dei viaggi di un grande giramondo come Florian Steiner, immagini che si offrono a noi oltre il tempo, lasciandoci ammutoliti a scoprire un frammento della sua vita, all’infinita trama di rughe sul volto di un ospite di una cooperativa sociale, ritratti proposti da Carlo Bragagnolo.
Un anno di lavoro per documentare il backstage del Teatro Accademico di Castelfranco, il dietro le quinte, l’emozione, la paura, la stanchezza, l’imprevisto: tu fotografo (Massimo Porcelli) fra il pubblico e gli attori, in quella terra di mezzo dove vedi ma non devi essere visto, una manciata di pixel che si ricomporranno sul video del computer per dare vita e anima a tutti i ricordi vissuti dietro al sipario.
Così gli autoritratti di Vania Broccoli, le “parole” fotografate da Francesca Zanette o la Maddalena raccontata da Raffaella Bordini, ci accompagnano in questi loro mondi appartati dove prevale il desiderio di mettere in comune le loro esperienze, a noi il compito di capire oltre l’immagine, oltre il colore, oltre noi stessi entrando in simbiosi con il loro desiderio di comunicare.
Le foto istantanee, Polaroid, utilizzate da Marco Ragana, servono per raccontare il sogno, o forse, ancora più in là, ciò che non si vive, ma che lascia il segno nel sogno.
Enzo Marcantonio, Giuseppe Mignola e Giò Tarantini, ci danno la possibilità di conoscere i personaggi e la vita di un piccolo borgo abruzzese, Aragno, dove gli abitanti hanno accettato di farsi ritrarre per poi vedere le proprie immagini esposte lungo le vie del borgo stesso.
Marco Sartori ha selezionato, titolandole nostalgia, immagini evocative, a volte surreali, spesso neorealistiche, proponendo una sintesi, fra le proprie capacità espressive e il sottobosco della memoria, dal quale attingere linfa creativa.
Sagome umane in fondo a calli senza fine, perse in camminate mono-direzionali immerse nel “caigo” veneziano, pedine compositive fra lame di luce e sciabolate di colore: sono le immagini di Francesco Dal Pian.
Percorrendo quindi, le sale espositive alla scoperta del lavoro dei fotografi, il visitatore avrà la possibilità di intraprendere un viaggio esperienziale, che gli consentirà di connettersi a livello umano, emotivo e spirituale con il fotografo stesso.
26
ottobre 2024
BDG Photo Experience 2024
Dal 26 ottobre al 24 novembre 2024
fotografia
Location
PALAZZO BONAGURO
Bassano Del Grappa, Via Angarano, 77, (Vicenza)
Bassano Del Grappa, Via Angarano, 77, (Vicenza)
Orario di apertura
Sabato e Domenica
dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30
Vernissage
26 Ottobre 2024, ore 17
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