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A Firenze apre la nuova sede del Kunst, uno spazio per la ricerca e la conservazione
Progetti e iniziative
di redazione
Una fondamentale collezione di fotografia documentaria sulla storia dell’arte e dell’architettura italiana, composta da più di 630mila fotografie. Ma anche una nutritissima biblioteca a tema, spazi per gruppi di ricerca e altro ancora. Ha aperto a Firenze, in via Gustavo Modena 13, la nuova sede del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut – KHI, tra gli istituti di ricerca più antichi al mondo dedicati agli studi storicoartistici.
Con questa apertura, il Kunst continua a radicarsi nel territorio fiorentino, insieme alle altre sedi di Palazzo Capponi-Incontri (dal 1964) e Casa Rosselli (dal 1971) in Via Giuseppe Giusti 36–44, di Casa Zuccari (dal 1987) in Via Gino Capponi 22 e Palazzo Grifoni Budini Gattai in Piazza della Santissima Annunziata. La sede di via Gustavo Modena si inserisce, in particolare, in un’area dalla forte vocazione culturale, compresa tra Piazza San Marco, Piazza della Libertà e il Giardino della Gherardesca / Borgo Pinti, una zona del centro storico che già ospita importanti istituzioni di formazione universitaria e di ricerca, tra cui l’Università di Firenze e l’Orto Botanico, collezioni di storia naturale, una nuova sede dell’Istituto Universitario Europeo, il Museo Archeologico.
«Il nuovo edificio del KHI in Via Modena è una promessa e un impegno per il futuro: un istituto di ricerca sulla storia dell’arte e dell’architettura inserito in una città del sapere e dell’arte, delle ricche collezioni e presenze di istituzioni fiorentine, nazionali e internazionali. Una costellazione a cui corrispondono gli studi stessi del KHI, che con la sua ricerca storica è consapevole dei problemi di oggi, dalla necessità di un turismo sostenibile agli intrecci tra cura dei monumenti, arte e crisi ecologica», ha dichiarato Gerhard Wolf, direttore esecutivo del KHI. «Ospitando la Fototeca con i suoi progetti, una percentuale sostanziosa dei libri della Biblioteca e due gruppi di ricerca, il KHI in Via Modena è una parte vitale dell’Istituto, che accoglie studiose e studiosi esterni e offre anche spazi di incontro e di conversazione».
Fondato nel 1897 su iniziativa di un gruppo di studiosi, riuniti intorno al professore di storia dell’arte di Breslavia, August Schmarsow, il Kunst fa parte dal 2002 della Max-Planck-Gesellschaft e ospita numerosi studiosi, con una particolare attenzione alla promozione internazionale di giovani ricercatori L’ampio spettro cronologico e geografico delle ricerche dell’Istituto spazia da progetti su singoli artisti, come Leonardo, su design, intelligenza artificiale, architettura, sistemi decorativi medievali, storia urbana rinascimentale e moderna, fino alla botanica, l’ecologia, il Mediterraneo e le catastrofi, il patrimonio e il turismo come ambiti d’indagine storico-artistica, le teorie dell’immagine, degli oggetti e dei media. In programma anche collaborazioni con artiste e artisti contemporanei, tra cui Armin Linke, Antonio Di Cecco e muSa Michelle Mattiuzzi.
Kunst Firenze: la nuova sede
La nuova sede in Via Gustavo Modena ospita l’intera collezione fotografica dell’Istituto, la Fototeca, e circa il 40% della sua Biblioteca, composta da circa 160mila volumi di storia dell’arte e dell’architettura, ciascuna con ampi spazi di consultazione, oltre a due gruppi di ricerca, sale seminari e spazi per la socialità a disposizioni di utenti e collaboratori dell’Istituto. Prima di essere acquistato all’asta dalla Fondazione Max Planck nel 2015 e passare alla Società Max Planck nel 2018, l’edificio di quattro piani di via Gustavo Modena, affacciato su un ampio giardino interno, era di proprietà della Regione Toscana ed era destinato a biblioteca e archivi nei piani inferiori e ad uso abitativo in quelli superiori.
Il progetto complessivo di ristrutturazione è stato coordinato dalla Passaleva Associati, sotto la direzione di Marco e Michele Passaleva, in stretta collaborazione con il Dipartimento Edilizia della MPG e con il KHI. I lavori, iniziati nel febbraio 2021, si sono conclusi, per la parte strutturale, in due anni e hanno riguardato una superficie lorda di circa 2.400 metri quadrati. Gli interventi sull’impianto strutturale esistente sono stati ridotti al minimo, per conservare e valorizzare le caratteristiche della struttura distributiva originale dell’edificio. Il progetto combina una struttura edilizia della seconda metà dell’Ottocento con le esigenze delle attività di ricerca del KHI.
Fra le opere più imponenti, la creazione di un’area sotterranea ricavata da una struttura preesistente nell’ala destra dell’edificio, dalla superficie di circa 200 mq, che ospita la collezione di riviste della Biblioteca del KHI. Tutti i solai dell’edificio sono stati consolidati staticamente per consentire di ospitare i fondi librari e fotografici. Le facciate sono state restaurate e le sagome delle trabeazioni sono state ricreate a mano da uno stucchinaio fiorentino, con una tecnica artigiana ormai rara. Nei soffitti del piano terra e del primo piano sono state scoperte ampie sezioni di decorazione ad affresco ottocentesca.
L’ascensore novecentesco presente al centro del vano scale è stato rimosso e le scale sono ritornate al loro assetto ottocentesco originale. Le scaffalature di Biblioteca e Fototeca, in alluminio verniciato e dotate di un sistema di illuminazione integrata, si estendono per oltre 3mila metri lineari di scaffali e sono state progettate ad hoc per ogni stanza.
Una sfida logistica
Anche il KHI ha svolto una parte attiva durante tutta la durata dei lavori. Il trasloco del materiale librario e fotografico ha rappresentato una sfida logistica e ha permesso anche la riorganizzazione degli spazi nella sede storica di via Giuseppe Giusti. Praticamente ogni volume della Biblioteca è stato movimentato. Il trasloco delle fotografie dal piano nobile di Palazzo Grifoni è stato particolarmente impegnativo; quello dell’archivio dei negativi della Fototeca è avvenuto tramite scatole climatizzate, in modo da non esporre il materiale estremamente delicato a fluttuazioni di temperatura eccessive.
Oltre alle stanze climatizzate per le fotografie rare, la Fototeca dispone di uno studio di posa e laboratori fotografici analogici e digitali. Il laboratorio fotografico analogico, dotato di camera oscura e laboratorio umido, è utilizzato principalmente per scopi didattici e sperimentali nonché per il restauro delle fotografie rare.
Il nuovo piano interrato costituisce il cuore pulsante delle collezioni librarie, con spazi dotati di scaffalature compattabili su rotaia. Esso conserva gli oltre 50mila volumi di periodici, una collezione che, con circa mille riviste in abbonamento, è in costante ampliamento.
Il nuovo edificio ospita anche le sezioni dedicate agli artisti italiani nati dopo il 1890 (tra cui un fondo speciale sul Futurismo), alle mostre di artisti contemporanei italiani e l’ampia sezione di storia dell’arte generale. Completa la raccolta la Biblioteca di Fotografia dedicata alla storia e alla teoria della fotografia, che, insieme alla Fototeca, rende Via Gustavo Modena 13 un vero e proprio centro di studio e ricerca sulla storia dell’arte contemporanea e la fotografia.
Spazi per le famiglie, gli eventi e la socialità
Al piano terra della nuova sede è presente l’Ufficio Famiglia, che dispone di una postazione di lavoro per il genitore e di giochi per le bambine e i bambini. Al primo piano dell’edificio si trova un’ampia lounge con una cucina e una grande terrazza, che offrono uno spazio di socializzazione per tutte e tutti coloro che frequentano e che lavorano nella nuova sede.
Anche il giardino interno è stato oggetto di lavori, tra sostenibilità e storia urbana. Al momento di piantumarlo, si è prestata attenzione alle specie di fiori, scelte non solo per la loro bellezza, ma anche per la loro capacità di sopravvivere con poca acqua e cura nei mesi estivi: begonie, perovskias, plumbago e covoni dorati, oltre a piccole siepi di alloro e un prato di dicondra. Al centro del giardino vi è un esemplare di magnolia, che si trovava in questo luogo già molto prima della costruzione degli edifici circostanti e che faceva parte degli ampi giardini del limitrofo ex convento di San Domenico del Maglio.