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Echi di Fragilità
La mostra è dedicata alle opere di Gabriela Azar Rubagotti, Thomas Antonelli e Davide Frisoni. In esposizione una selezione di opere che catturano e rimandano l’essenza effimera e poetica del mondo naturale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Ventoblu è lieta di presentare la mostra collettiva “Echi di Fragilità” degli artisti Thomas Antonelli, Davide Frisoni, e Gabriela Azar Rubagotti.
“Echi di Fragilità” invita il visitatore e lo accompagna verso una pausa contemplativa in cui la delicatezza della natura viene espressa attraverso una selezione di opere che catturano e rimandano l’essenza effimera e poetica del mondo naturale. Gli artisti selezionati, mediante un linguaggio visivo surreale e meditativo, conducono l’osservatore in un viaggio interiore e invitano ad una riflessione sul profondo legame, spesso sottostimato, tra l'uomo e l'ambiente circostante. Forme fluide e colori evocativi si trasformano nel mezzo privilegiato per esplorare le fragilità della natura, per dare vita ad un viaggio introspettivo, un momento di silenzio in cui il caos esterno si dissolve, lasciando spazio a una bellezza che risiede nella vulnerabilità. Le trame di colore e le composizioni oniriche parlano di ecosistemi delicati, di cicli di vita e di morte, di metamorfosi e resilienza, rivelando una natura che, pur nella sua forza, è intrinsecamente fragile.
Il lavoro pittorico di Thomas Antonelli rappresenta un affascinante ponte tra il passato e il presente, attingendo alla grande tradizione della pittura nord europea del XV secolo. Questa ispirazione si traduce in opere che, pur evocando la maestria dei maestri del Rinascimento, si arricchiscono di colature e forme contemporanee, dando vita ad un linguaggio visivo che fonde il surreale con una profonda riflessione sulla natura e la mitologia. Le sue opere, caratterizzate da una pittura che pare liquefarsi e perdere matericità, creano paesaggi dai colori vibranti e vivi, luoghi irreali nei quali perdersi e le cui forme fluide e indistinte invitano l'osservatore a districarsi in un mondo dove realtà e sogno collimano e fluiscono l’uno nell’altro. Le colature cromatiche, spesso intense e contrastanti, richiamano l’attenzione e creano un dialogo tra elementi naturali ed elementi astratti, conferendo dinamicità all’opera finale, rompendo la tradizionale staticità pittorica e rendendo visibile quel flusso continuo e perpetuo di emozioni e significati.
Le figure, spesso nascoste tra le trame di rocce e le curve sinuose dei ruscelli, evocano un’umanità primordiale; soggetti che, raffigurati in una sorta di Eden metafisico, suscitano la percezione di un legame intrinseco tra l'uomo e la natura, la creazione di un ecosistema mitologico in cui la bellezza pare non conoscere la malignità del mondo. Una scelta iconografica non casuale suscita nell’osservatore una riflessione riguardante la nostra origine divina e il ruolo assegnatoci in un mondo tanto magnifico quanto fragile. Opere surreali che offrono una riflessione profonda sulla condizione umana, sul principio di alienazione che contraddistingue la nostra attuale realtà e sulla ricerca di un equilibrio ormai perduto. La fluidità del gesto artistico e l’uso audace ed etereo del colore rendono le opere una sorta di viaggio interiore volto alla ricerca ed esplorazione della complessità delle nostre origini, del nostro rapporto con il mondo e con noi stessi.
Davide Frisoni (Rimini, 1965) attraverso il suo gesto pittorico invita lo spettatore a riflettere sull’intricato rapporto tra uomo e natura, tra ospite e luogo ospitante, ponendo attenzione mediante una pittura -realizzata su supporti riciclabili o di origine naturale - sulla crisi ambientale contemporanea. Le sue opere non sono solo rappresentazioni estetiche, bensì un potente ed emozionale veicolo di denuncia sociale, un appello che intende sensibilizzare su tematiche urgenti, come l'inquinamento degli oceani. Nelle sue composizioni Frisoni riesce a catturare la bellezza intrinseca della natura, il valore di quest’ultima dato per scontato, esplorando una quotidianità che necessita di cura e di attenzione. Una ricerca estetica che non si limita allo stupore visivo, ma, al contrario, diviene atto di resistenza contro l'indifferenza e la distruzione contro azioni quotidiane che, lentamente, destabilizzano i cicli ambientali.
L’artista crea, mediante paesaggi in cui i soggetti sembrano apparire e, nel contempo, confondersi con ciò che li circonda, un dialogo visivo tra noi e il mondo, sottolineando l’ancestrale connessione che determina e concretizza questo viscerale legame. Le immagini di paesaggi vibranti si mescolano con elementi di degrado, lasciando emergere quella tensione palpabile tra bellezza e rovina, tra la contemplazione del bello e il disincanto del reale. Frisoni ci mostra che la bellezza può essere una forma di protesta: le sue opere ci spingono a riconsiderare il nostro rapporto con il pianeta e a combattere le pratiche distruttive. Un linguaggio artistico che trasforma la bellezza in forma di protesta, la pittura in strumento sovversivo silenzioso e benefico; Frisoni propone a chi guarda visioni di speranza e rinascita, invitando lo spettatore a prendere coscienza delle conseguenze delle proprie azioni e trasformando la bellezza in un atto di responsabilità. Come fossero narrazioni della nostra contemporaneità, le sue opere ci sfidano a impegnarci attivamente nella salvaguardia del nostro pianeta, mostrando che, in un'epoca di crisi, la bellezza può e deve diventare una forza motrice per il cambiamento.
Gabriela Azar Rubagotti (Santo Domingo, 1995) porta in scena una pittura che, mediante tecniche differenti, evoca serenità, delicatezza e bellezza; una ricerca profonda e riflessiva emerge nel momento in cui il gesto e la materia si incontrano e originano un dialogo armonioso e sensibile. Una composizione equilibrata le cui atmosfere sembrano trascendere il tempo, evocare emozioni e ricordi spesso associati all'invisibile, a ciò che potrebbe manifestarsi attraverso una attenta lettura di forme e cromie che si svelano lentamente, che emergono e si concretizzano sottolineando quella dimensione emotiva che diviene elemento chiave del suo lavoro.
Ogni sua pennellata racconta una storia, diventa parte di una favola senza tempo, di un'esperienza vissuta, un momento di serena contemplazione che si concretizza a partire da un’armonica simbiosi di toni leggeri, di colori vibranti e tracce d'oro; una scelta cromatica da cui l’artista lascia trasparire quell’indissolubile legame con la natura e i suoi frutti. Fiori e foglie appena accennati sanciscono e simboleggiano quella connessione, invitano l'osservatore a riflettere sulla fralezza e forza della natura linee sinuose che catturano l'essenza di ciò che la natura offre e trasformano l'osservazione in un'esperienza emotiva e sensoriale. Le sue tele, pur nella loro astrazione, evocano un legame tangibile con il reale che ci circonda, unione sancita mediante tratti leggeri e una tavolozza che si integra armoniosamente con il mondo naturale, che lascia respirare l’intera composizione. Ogni opera sembra richiedere un momento di pausa, una riflessione interiore che consente di coglierne la bellezza e l’apparente semplicità; la delicatezza delle sue pennellate rende la fruizione dell’opera un momento quasi meditativo, una celebrazione della natura che si concretizza in un dialogo silenzioso tra l'opera e l’osservatore.
Testo di: Alessia Pietropinto, Curatrice
“Echi di Fragilità”
Opening sabato 26 ottobre
In mostra dal 27 ottobre al 5 dicembre 2024
Galleria Ventoblu in Polignano a Mare
www.vento-blu.com
@ventoblu.artgallery
Press inquiries: ventobluart@gmail.com
“Echi di Fragilità” invita il visitatore e lo accompagna verso una pausa contemplativa in cui la delicatezza della natura viene espressa attraverso una selezione di opere che catturano e rimandano l’essenza effimera e poetica del mondo naturale. Gli artisti selezionati, mediante un linguaggio visivo surreale e meditativo, conducono l’osservatore in un viaggio interiore e invitano ad una riflessione sul profondo legame, spesso sottostimato, tra l'uomo e l'ambiente circostante. Forme fluide e colori evocativi si trasformano nel mezzo privilegiato per esplorare le fragilità della natura, per dare vita ad un viaggio introspettivo, un momento di silenzio in cui il caos esterno si dissolve, lasciando spazio a una bellezza che risiede nella vulnerabilità. Le trame di colore e le composizioni oniriche parlano di ecosistemi delicati, di cicli di vita e di morte, di metamorfosi e resilienza, rivelando una natura che, pur nella sua forza, è intrinsecamente fragile.
Il lavoro pittorico di Thomas Antonelli rappresenta un affascinante ponte tra il passato e il presente, attingendo alla grande tradizione della pittura nord europea del XV secolo. Questa ispirazione si traduce in opere che, pur evocando la maestria dei maestri del Rinascimento, si arricchiscono di colature e forme contemporanee, dando vita ad un linguaggio visivo che fonde il surreale con una profonda riflessione sulla natura e la mitologia. Le sue opere, caratterizzate da una pittura che pare liquefarsi e perdere matericità, creano paesaggi dai colori vibranti e vivi, luoghi irreali nei quali perdersi e le cui forme fluide e indistinte invitano l'osservatore a districarsi in un mondo dove realtà e sogno collimano e fluiscono l’uno nell’altro. Le colature cromatiche, spesso intense e contrastanti, richiamano l’attenzione e creano un dialogo tra elementi naturali ed elementi astratti, conferendo dinamicità all’opera finale, rompendo la tradizionale staticità pittorica e rendendo visibile quel flusso continuo e perpetuo di emozioni e significati.
Le figure, spesso nascoste tra le trame di rocce e le curve sinuose dei ruscelli, evocano un’umanità primordiale; soggetti che, raffigurati in una sorta di Eden metafisico, suscitano la percezione di un legame intrinseco tra l'uomo e la natura, la creazione di un ecosistema mitologico in cui la bellezza pare non conoscere la malignità del mondo. Una scelta iconografica non casuale suscita nell’osservatore una riflessione riguardante la nostra origine divina e il ruolo assegnatoci in un mondo tanto magnifico quanto fragile. Opere surreali che offrono una riflessione profonda sulla condizione umana, sul principio di alienazione che contraddistingue la nostra attuale realtà e sulla ricerca di un equilibrio ormai perduto. La fluidità del gesto artistico e l’uso audace ed etereo del colore rendono le opere una sorta di viaggio interiore volto alla ricerca ed esplorazione della complessità delle nostre origini, del nostro rapporto con il mondo e con noi stessi.
Davide Frisoni (Rimini, 1965) attraverso il suo gesto pittorico invita lo spettatore a riflettere sull’intricato rapporto tra uomo e natura, tra ospite e luogo ospitante, ponendo attenzione mediante una pittura -realizzata su supporti riciclabili o di origine naturale - sulla crisi ambientale contemporanea. Le sue opere non sono solo rappresentazioni estetiche, bensì un potente ed emozionale veicolo di denuncia sociale, un appello che intende sensibilizzare su tematiche urgenti, come l'inquinamento degli oceani. Nelle sue composizioni Frisoni riesce a catturare la bellezza intrinseca della natura, il valore di quest’ultima dato per scontato, esplorando una quotidianità che necessita di cura e di attenzione. Una ricerca estetica che non si limita allo stupore visivo, ma, al contrario, diviene atto di resistenza contro l'indifferenza e la distruzione contro azioni quotidiane che, lentamente, destabilizzano i cicli ambientali.
L’artista crea, mediante paesaggi in cui i soggetti sembrano apparire e, nel contempo, confondersi con ciò che li circonda, un dialogo visivo tra noi e il mondo, sottolineando l’ancestrale connessione che determina e concretizza questo viscerale legame. Le immagini di paesaggi vibranti si mescolano con elementi di degrado, lasciando emergere quella tensione palpabile tra bellezza e rovina, tra la contemplazione del bello e il disincanto del reale. Frisoni ci mostra che la bellezza può essere una forma di protesta: le sue opere ci spingono a riconsiderare il nostro rapporto con il pianeta e a combattere le pratiche distruttive. Un linguaggio artistico che trasforma la bellezza in forma di protesta, la pittura in strumento sovversivo silenzioso e benefico; Frisoni propone a chi guarda visioni di speranza e rinascita, invitando lo spettatore a prendere coscienza delle conseguenze delle proprie azioni e trasformando la bellezza in un atto di responsabilità. Come fossero narrazioni della nostra contemporaneità, le sue opere ci sfidano a impegnarci attivamente nella salvaguardia del nostro pianeta, mostrando che, in un'epoca di crisi, la bellezza può e deve diventare una forza motrice per il cambiamento.
Gabriela Azar Rubagotti (Santo Domingo, 1995) porta in scena una pittura che, mediante tecniche differenti, evoca serenità, delicatezza e bellezza; una ricerca profonda e riflessiva emerge nel momento in cui il gesto e la materia si incontrano e originano un dialogo armonioso e sensibile. Una composizione equilibrata le cui atmosfere sembrano trascendere il tempo, evocare emozioni e ricordi spesso associati all'invisibile, a ciò che potrebbe manifestarsi attraverso una attenta lettura di forme e cromie che si svelano lentamente, che emergono e si concretizzano sottolineando quella dimensione emotiva che diviene elemento chiave del suo lavoro.
Ogni sua pennellata racconta una storia, diventa parte di una favola senza tempo, di un'esperienza vissuta, un momento di serena contemplazione che si concretizza a partire da un’armonica simbiosi di toni leggeri, di colori vibranti e tracce d'oro; una scelta cromatica da cui l’artista lascia trasparire quell’indissolubile legame con la natura e i suoi frutti. Fiori e foglie appena accennati sanciscono e simboleggiano quella connessione, invitano l'osservatore a riflettere sulla fralezza e forza della natura linee sinuose che catturano l'essenza di ciò che la natura offre e trasformano l'osservazione in un'esperienza emotiva e sensoriale. Le sue tele, pur nella loro astrazione, evocano un legame tangibile con il reale che ci circonda, unione sancita mediante tratti leggeri e una tavolozza che si integra armoniosamente con il mondo naturale, che lascia respirare l’intera composizione. Ogni opera sembra richiedere un momento di pausa, una riflessione interiore che consente di coglierne la bellezza e l’apparente semplicità; la delicatezza delle sue pennellate rende la fruizione dell’opera un momento quasi meditativo, una celebrazione della natura che si concretizza in un dialogo silenzioso tra l'opera e l’osservatore.
Testo di: Alessia Pietropinto, Curatrice
“Echi di Fragilità”
Opening sabato 26 ottobre
In mostra dal 27 ottobre al 5 dicembre 2024
Galleria Ventoblu in Polignano a Mare
www.vento-blu.com
@ventoblu.artgallery
Press inquiries: ventobluart@gmail.com
26
ottobre 2024
Echi di Fragilità
Dal 26 ottobre al 05 dicembre 2024
arte contemporanea
collettiva
collettiva
Location
GALLERIA VENTOBLU
Polignano a Mare, Via Conversano, 14, (Bari)
Polignano a Mare, Via Conversano, 14, (Bari)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10:00 - 17:00
sabato e domenica ore 10:00 - 14:00
Vernissage
26 Ottobre 2024, ore 19:30
Sito web
Ufficio stampa
Anna Cavallo
Autore
Curatore
Autore testo critico