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Si chiude la Festa del Cinema di Roma, trionfa Elio Germano con il suo Berlinguer. Tutti i premi assegnati
Cinema
Il pensiero critico, nel cinema di evasione e di denuncia, accomuna i film vincitori della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma 2024. La serata finale di proclamazione, tenutasi all’Auditorium, culla della manifestazione, è stata presentata dalla madrina Geppy Cucciari che con sottile ironia, ha canzonato le ampollose eloquenze del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, grande assente alla manifestazione di chiusura. La brillante attrice-conduttrice ha concluso il suo saluto iniziale con l’auspicio ad essere più tolleranti: «a furia di tenere fuori gli altri si rischia di rimanere noi stessi intrappolati» un monito, affinché l’internazionalità che si respira alla kermesse non venga mai meno. La giuria del Concorso Progressive Cinema, presieduta dal regista Pablo Trapero composta dalla montatrice Francesca Calvelli, l’attrice Laetitia Casta, la produttrice Gail Egan e lo scrittore sceneggiatore Dennis Lehane ha assegnato il premio Miglior Film a Bound in Heaven di Huo Xin.
Potente storia, per l’esordio alla regia di Huo Xin, tra sentimento e resilienza, con un film d’amore, di determinazione, di protezione e denuncia. Racconta di una violenza domestica e di un riscatto che non avrà futuro, in un viaggio di liberazione fisica ed emotiva. Le riprese ad effetto e le inquadrature ardite, nonché le tematiche di legami tossici e di mancata assistenza ai malati terminali raramente affrontate insieme, ha assicurato la vittoria anche come premio per la Miglior Opera Prima ad ex aequo con Ciao Bambino di Edgardo Pistone. Un film delicato in bianco e nero per raccontare il confine tra l’adolescenza e la vita adulta, fatto di speranze e illusioni, dove la poesia è la potente arma per abbattere i muri esteriori ed interiori.
Il premio Vittorio Gassman al miglio attore va a Elio Germano per Berlinguer – La grande ambizione: meritatissimo premio per un’interpretazione sentita, dell’uomo di stato con l’utopia di conciliare unità partitica, in un Italia del dopoguerra. L’attore ha voluto condividere la vittoria con tutto il cast e ha letto un piccolo scritto di Berlinguer, affiche le nuove generazioni sentano il bisogno di lottare per ideali e abbiano la possibilità di essere ascoltati: «se i giovani si impadroniscono di ogni ramo del sapere e si organizzano e lottano al fianco dei lavoratori, degli sfruttati ed oppressi non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia».
Il premio miglior attrice Monica Vitti è stato assegnato ad Angela Molina in Polvo Seràn, il quale interpreta una donna che non vuole aspettare inerte declino del suo corpo e la perdita dell’autonomia, fin tanto da decidere di togliersi la vita tramite il suicidio assistito. Ma non è sola: in questo viaggio verso la morte, sarà il marito ad accompagnarla e condividere l’estrema decisione. Gran premio della giuria: La Nuit se Traìne di Michiel Blanchart: un thriller ambientato a Bruxelles tra locali metropolitane e stazioni per un incubo urbano popolato di malviventi e sbandati.
La miglior regia è andata a Morrisa Maltz per Jazzy: sono due le protagoniste della storia, due adolescenti inseparabili discendenti dai nativi Oglala Lakota, il cui futuro riserva una separazione. Un racconto di amicizia, curiosità e doloroso distacco, in un mondo visto e vissuto da giovani in cui gli adulti non ne devono prendere parte.
Migliore Sceneggiatura a Christopher Andrews per Bring Them Down: ambientato in Irlanda in un paesaggio immobile contrapposto al tormentato animo dei protagonisti.
Premio Speciale della giuria al cast femminile di Reading Lolita in Tehran di Eran Riklins (Tratto dall’omonimo libro di Azar Nafisi), che si è aggiudicato anche il premio del Pubblico FS, andato l’anno scorso al film C’è ancora domani di Paola Cortellesi. L’autrice iraniana esplora vita e letteratura, tristezza e nostalgia. Interamente girato a Roma, è il racconto autobiografico dell’autrice sotto il regime islamico, unendo letteratura e vita reale, in un contesto di depressione politica e culturale. Incentrato sugli appuntamenti segreti con le studentesse del suo corso, a discutere di opere proibite dal regime tra cui Lolita di Nabokov. Le vicende personali delle studentesse si intrecciano con i romanzi letti e il libro diventa mezzo per riflettere sulla condizione delle donne in un paese che limita la libertà individuale.
Il regista israeliano Eran Riklis, visibilmente commosso, ritira il premio e spende parole di pace, comprensione ed unità. La sua grande vittoria è quella di poter utilizzare la pellicola come strumento, nel respingere violenze, odio e pregiudizi per una libertà fisica ed emotiva. Conclude la serata la direttrice Paola Malanga, riconfermata per il secondo mandato triennale. Portavoce del ringraziamento a tutti i lavoratori della grande macchina del cinema e unendosi alle parole di Savo Nastasi ha ribadito il ruolo della Festa del Cinema di Roma, come casa degli autori liberi e indipendenti e il cinema come strumento di pace. Ci sarà tempo per leggere dati, anche se, molti sono noti, come le presenze in sala che sono state oltre cento mila.
Non è mancata una nota negativa con la polemica alimentata dalle parole di Nastasi sulla futura separazione di Alice nella Città dalla Festa del Cinema. Separazione non condivisa con gli organizzatori di Alice.