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Senzamargine. Magdalo Mussio all’origine del segno
Nel celebrarne il centenario della nascita, la mostra indaga l’opera di Magdalo Mussio (Volterra, 1925 – Civitanova Marche, 2026), uno tra i più originali e profondi esponenti della sperimentazione verbo-visuale, capace di elaborare una propria cifra identitaria e immediatamente riconoscibile.
Comunicato stampa
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Nel celebrarne il centenario della nascita – che ricorrerà nel 2025 - la mostra costituirà l’occasione per indagare l’opera di Magdalo Mussio (Volterra, 1925 - Civitanova Marche, 2026), uno tra i più originali e profondi esponenti della sperimentazione verbo-visuale, capace di elaborare una propria cifra identitaria e immediatamente riconoscibile.
La sua opera si distingue infatti dalla “poesia visiva” quanto dalla “poesia concreta” e dall’arte concettuale. Mussio non riduce la composizione a un gioco ottico di strutture geometriche; usa con parsimonia le immagini massmediatiche e senza mai indulgere in un messaggio di impegno politico da comunicare; non persegue lo zero semantico dei concettuali. Figlio dei suoi tempi, ha vissuto in pieno l’età delle neoavanguardie del secondo Novecento quando le ricerche artistiche incrociavano la linguistica e la semiotica, recuperando anche esperienze d’inizio Novecento – e pure antecedenti –per proporre la parola, la lettera alfabetica e il numero come immagini da vedersi e non più da leggersi.
Il carattere grafico, il gesto e l’azione della scrittura ricorrono in tutti i settori in cui Mussio ha operato (grafica, disegno, editoria, pittura, animazione). Ma l’origine prima di questo suo impulso scritturale va ricercato nei canovacci dei capocomici della Commedia dell’Arte, coacervo di abbozzi, scritture, scarabocchi, disegni, tracce di movimenti, indicazioni.
Le sue opere sono caratterizzate proprio da grafie illeggibili: sono tracce di energie psichiche, scritture smarrite sulla pagina, flussi di coscienza e automatismi, germinazioni incontrollabili di una grafia privata, minuta fino all’indecifrabilità, accompagnata da cancellature che lasciano memoria di quel che è stato; sono grovigli di linee e sequenze di numeri, rari tocchi del cuore, vettori eccentrici di segni filiformi, per una spazialità pluridirezionale del segno. Il tutto è sospeso nel vuoto di una superficie scabra come fosse la parete di una roccia primigenia, su cui si addensano segni per sovrapposizioni successive, stratificazioni di una memoria senza tempo.
Quelle di Mussio sono tracce di un’origine che ritorna, quella di un’era remotissima in cui il segno precedeva ancora il significato delle parole.
Organizzata dal Centro Studi Osvaldo Licini in collaborazione con il Comune di Monte Vidon Corrado, con il contributo della Regione Marche e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, l’esposizione fa parte della rassegna dedicata al segno nell’arte del Novecento, che ha già esplorato l’arte di Vedova e di Trotti.
Grazie allo studio di materiali di archivio, resi disponibili dalla famiglia dell’artista insieme a tutte le opere in esposizione, la mostra indagherà la dimensione del margine in cui il segno è stato al tempo stesso immagine e parola, l’una sconfinando sempre nell’altra: senza margine, appunto. Una vera e propria soglia tra il reale e l’Altrove è stato inoltre il margine, lungo il quale Mussio ha avvertito presagi contraddittori, sospesi tra una pressante inquietudine di esistere e improvvise speranze di riscatto, consapevole dell’inevitabilità del dolore e del male come pure della necessità di accettarlo. La percezione del degrado, della distruzione, dell’annullamento che esala dalle sue opere è sempre presagio, però, di una verità: ché lungo il margine, tutto ciò che sparisce si confonde sempre con quel che sta per apparire e riaffiorare a essere. Nel silenzio dell’attesa e in una straordinaria sintonia con l’esperienza umana e poetica di Osvaldo Licini, Mussio ha lasciato traccia di tutto questo, come uomo e come artista, e per questo la mostra si ripropone di offrire anche uno sguardo più intimo sulla sua ricerca.
La sua opera si distingue infatti dalla “poesia visiva” quanto dalla “poesia concreta” e dall’arte concettuale. Mussio non riduce la composizione a un gioco ottico di strutture geometriche; usa con parsimonia le immagini massmediatiche e senza mai indulgere in un messaggio di impegno politico da comunicare; non persegue lo zero semantico dei concettuali. Figlio dei suoi tempi, ha vissuto in pieno l’età delle neoavanguardie del secondo Novecento quando le ricerche artistiche incrociavano la linguistica e la semiotica, recuperando anche esperienze d’inizio Novecento – e pure antecedenti –per proporre la parola, la lettera alfabetica e il numero come immagini da vedersi e non più da leggersi.
Il carattere grafico, il gesto e l’azione della scrittura ricorrono in tutti i settori in cui Mussio ha operato (grafica, disegno, editoria, pittura, animazione). Ma l’origine prima di questo suo impulso scritturale va ricercato nei canovacci dei capocomici della Commedia dell’Arte, coacervo di abbozzi, scritture, scarabocchi, disegni, tracce di movimenti, indicazioni.
Le sue opere sono caratterizzate proprio da grafie illeggibili: sono tracce di energie psichiche, scritture smarrite sulla pagina, flussi di coscienza e automatismi, germinazioni incontrollabili di una grafia privata, minuta fino all’indecifrabilità, accompagnata da cancellature che lasciano memoria di quel che è stato; sono grovigli di linee e sequenze di numeri, rari tocchi del cuore, vettori eccentrici di segni filiformi, per una spazialità pluridirezionale del segno. Il tutto è sospeso nel vuoto di una superficie scabra come fosse la parete di una roccia primigenia, su cui si addensano segni per sovrapposizioni successive, stratificazioni di una memoria senza tempo.
Quelle di Mussio sono tracce di un’origine che ritorna, quella di un’era remotissima in cui il segno precedeva ancora il significato delle parole.
Organizzata dal Centro Studi Osvaldo Licini in collaborazione con il Comune di Monte Vidon Corrado, con il contributo della Regione Marche e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, l’esposizione fa parte della rassegna dedicata al segno nell’arte del Novecento, che ha già esplorato l’arte di Vedova e di Trotti.
Grazie allo studio di materiali di archivio, resi disponibili dalla famiglia dell’artista insieme a tutte le opere in esposizione, la mostra indagherà la dimensione del margine in cui il segno è stato al tempo stesso immagine e parola, l’una sconfinando sempre nell’altra: senza margine, appunto. Una vera e propria soglia tra il reale e l’Altrove è stato inoltre il margine, lungo il quale Mussio ha avvertito presagi contraddittori, sospesi tra una pressante inquietudine di esistere e improvvise speranze di riscatto, consapevole dell’inevitabilità del dolore e del male come pure della necessità di accettarlo. La percezione del degrado, della distruzione, dell’annullamento che esala dalle sue opere è sempre presagio, però, di una verità: ché lungo il margine, tutto ciò che sparisce si confonde sempre con quel che sta per apparire e riaffiorare a essere. Nel silenzio dell’attesa e in una straordinaria sintonia con l’esperienza umana e poetica di Osvaldo Licini, Mussio ha lasciato traccia di tutto questo, come uomo e come artista, e per questo la mostra si ripropone di offrire anche uno sguardo più intimo sulla sua ricerca.
10
novembre 2024
Senzamargine. Magdalo Mussio all’origine del segno
Dal 10 novembre 2024 al 16 febbraio 2025
arte contemporanea
Location
Casa Museo Osvaldo Licini
Monte Vidon Corrado, Piazza Osvaldo Licini, 9, (FM)
Monte Vidon Corrado, Piazza Osvaldo Licini, 9, (FM)
Biglietti
Biglietto comprensivo della visita del Centro Studi e della Casa Museo Licini
intero € 5, ridotto € 3
Orario di apertura
Sabato e domenica ore 16-19
Vernissage
10 Novembre 2024, 17
Sito web
Autore
Curatore
Progetto grafico
Patrocini