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Giorgio Gaber e Piero Manzoni ma anche Antonio Boggia, il primo serial killer della città, insieme al suo boia. Sono alcuni dei “fantasmi” di Milano, persone e personaggi veri e di fantasia ma anche luoghi e avvenimenti storici, che hanno avuto una nuova voce da ascoltare, grazie ad Arimo, la Spoon River di Milano, prima residenza che Casa degli Artisti dedica alla poesia, ideata e curata da Luca Mastrantonio e coordinata da Mattia Bosco. Per questa esperienza, 21 poeti e poetesse, selezionati da una giuria presieduta da Vivian Lamarque, si sono riuniti in un percorso creativo teso a dare vita a un’opera collettiva: Silvia Atzori, Iris Baldo, Giuseppe Cavaleri, Antonella Cuppari, Patrizia De Ponti, Tommaso Di Dio, Roberta Durante, Giovanna Frene, Samir Galal Mohamed, Rebecca Garbin, Francesca Genti, Paolo Gentiluomo, Giuseppe Nibali, Manuel Maria Perrone, Cristiano Poletti, Antiniska Pozzi, Joana Preza, Marco Rossari, Veronica Sorce, Marcella Vanzo e Viviana Viviani.
Il progetto, fondato su un dialogo intimo con Milano, intreccia memoria e immaginazione, mettendo in scena un’umanità vibrante e commovente. Il risultato è Presenti remoti, la prima antologia vivente dei Fantasmi di Milano, un coro poetico che dà corpo e voce alle ombre della città, in una Spoon River contemporanea che fonde testi, immagini e installazioni capaci di far vivere le parole anche lontano dalla presenza degli autori. Le installazioni poetiche, collocate per una settimana negli spazi di Casa degli Artisti, diventeranno finestre di accesso alla poesia.
Il nome del progetto è ispirata al termine dialettale milanese “arimo”, usato dai bambini del Dopoguerra per fermare il gioco. Con lo stesso intento, la residenza rappresenta un “time-out” dal ritmo frenetico di Milano, una pausa per riscoprire la città attraverso la voce della sua comunità. Come nella celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, ogni poesia è una maschera, che ci interroga su quanto la poesia sia veramente viva oggi.
Il percorso ha visto l’alternarsi di incontri con maestri della parola come Vivian Lamarque e Milo De Angelis, che, attraverso una formula di “studio visit” poetico, hanno condiviso con i residenti non solo le loro poesie ma anche oggetti, talismani e ricordi, aprendo così una porta verso il loro mondo interiore. Questa residenza ha creato un fertile scambio tra poeti e poetesse, in uno spazio di riflessione che ha portato alla nascita di un’antologia vivente che racconta i personaggi e i quartieri di Milano, popolati di fantasmi evocativi, come se fossero ancora vivi e presenti.
In Presenti remoti, la poesia non vive solo nella carta o nei reading: le voci poetiche trovano nuova vita attraverso installazioni visive e sonore. Gli artisti Ettore Tripodi, Agne Raceviciute, Marc Kalinka, Mattia Bosco e Paolo Di Giacomo hanno collaborato alla creazione di dispositivi poetici originali: un citofono-antologia per ascoltare voci poetiche, lavagne luminose che proiettano testi come epigrafi moderne, giradischi da cui risuonano versi scritti su un frisbee funerario, lampioni che illuminano e recitano poesie, e una macchina cromografica che trasforma le parole in colori, in una danza tra tasti di una vecchia Olivetti. Persino un ascensore diventa luogo di incontro per dialogare con il fantasma di una donna milanese degli anni Cinquanta, ritrovata sulle rive dell’Olona.
Tra le opere esposte, grazie alla collaborazione dell’Art Brut di Casteggio, sono presenti anche i dipinti di Rino Ferrari, artista che raccontò la sua esperienza all’ospedale psichiatrico di Mombello, in un intreccio di poesia e memoria visiva che arricchisce il progetto.
Le opere saranno presentate in occasione dell’opening del 12 novembre e rimarranno visitabili fino al 19 novembre.