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L’energia primitiva di Gilberto Zorio in una mostra preziosa di Tucci Russo a Torino
Mostre
Tutti pazzi per l’Arte Povera. Mentre la Bourse de Commerce di Parigi ha ormai aperto le porte alla grande mostra curata da Carolyn Christov-Bakargiev, anche Torino continua a celebrare il movimento che ha visto la sua maggiore diffusione proprio grazie al capoluogo piemontese.
La sede torinese della storica galleria Tucci Russo ospita, sino all’1 febbraio 2025, la mostra Gilberto Zorio (1944). L’energia, presentata sottoforma di materiali e forme differenti, è fulcro del racconto proposto nelle tre sale; si tratta infatti di uno dei princìpi più raccontati, ricercati e rappresentati dall’artista.
L’esposizione presenta sei opere monumentali che ripercorrono l’intero lavoro di Zorio; ad aprire il percorso è l’installazione Giunchi con arco voltaico, opera storica del 1969 esposta nella prima personale. Abbinando materiali isolanti difformi, l’artista ricrea il fenomeno dell’arco voltaico: ogni venti minuti si verifica una scossa che prende vita attraverso il rame che tiene uniti i giunchi sospesi.
Di fronte, in dialogo, si erge Stella Vostok del 2013. Composta da cinque giavellotti sovietici, Zorio ricrea in quest’opera la forma di una stella che, in questo caso, si sostiene autonomamente; questa simboleggia in primis il viaggio e la scoperta, richiamando le antiche osservazioni fatte dall’uomo delle costellazioni; mediante l’utilizzo del giavellotto, elemento particolarmente significativo per l’artista, vengono invece evocate al contempo la direzione e la caccia, aggiungendo profondità al tema della ricerca e dell’esplorazione.
La poetica di Zorio si basa principalmente sull’indagine del movimento e della tensione. Le sue opere danno vita a processi fisici, chimici e naturali, instaurando un dialogo continuo tra i materiali utilizzati e le forze che li attraversano; tramite gli oggetti rappresentati, l’artista invita a riflettere sempre sui meccanismi che regolano la nostra esistenza.
Nella terza sala si assiste a un’ultima conversazione fra due opere: Stella di pergamena del 2020 e Stella per purificare le parole del 2023. La pergamena, materiale organico e vivo, ricorre con frequenza nei lavori di Zorio, poiché rappresenta uno dei primi supporti su cui l’uomo ha potuto lasciare le proprie tracce scritte; al di sopra della superficie l’artista aggiunge il fosforo e ogni venti minuti spegnendo la luce nella stanza, si verifica un fenomeno di illuminazione: d’improvviso la stella è pervasa da piccoli punti illuminati che ricreano delle sorte di costellazioni.
La seconda opere è invece apposta sul pavimento: si tratta nuovamente di una stella, realizzata questa volta in terracotta, con due delle cinque punte spezzate. Mentre una punta viene rivolta verso l’alto, l’altra funge invece da vero e proprio contenitore: l’intento di Zorio era creare uno strumento dotato di un canale che permettesse di sussurrarvi all’interno le parole, ottenendone una purificazione. Sulla superficie, oltre alla presenza del fosforo già incontrato nell’opera a muro, si ritrovano anche le impronte dell’artista.
Tucci Russo propone un interessante percorso per mettere in luce uno degli artisti che maggiormente ha caratterizzato il movimento dell’Arte Povera, corrente che sta attraversando un momento di grande interesse da parte del mercato e delle istituzioni internazionali. Gilberto Zorio in particolare ha saputo rinnovare completamente i dettami della scultura, liberandola dalla rigidità che tradizionalmente la caratterizzava, trasformandola in un’energia che assume molteplici forme, senza rinunciare ad essere libera e brutale.