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La maschera, ovvero una alterazione del reale che diventa strumento di verità: un metodo che deriva dal teatro classico greco – in cui la maschera caratterizzava in maniera inequivocabile i personaggi che andavano in scena – e che James Ensor portò nell’epoca moderna. Il grande artista belga fece della maschera un simbolo centrale della sua poetica, usandola per esplorare l’ipocrisia, la sofisticatezza, la vanità della società borghese del suo tempo. Nelle sue opere, le maschere diventano simboli di identità mutevoli e di una realtà inquietante, un mondo capovolto, carnevalesco, che nasconde profonde inquietudini sotto una apparente leggerezza. Al MoMu di Anversa, il museo della moda della città nel cuore delle Fiandre, una mostra attualizza le idee di Ensor sul grottesco, sulla seduzione e sull’inganno, nonché sulla natura effimera della moda e della bellezza. Curata da Kaat Debo, Elisa De Wyngaert e Romy Cockx, Masquerade, Make-up & Ensor rientra nell’ambito del programma Ensor 2024, avviato a Ostenda alla fine del 2023 e proseguito a Bruxelles e quindi ad Anversa, con mostre e progetti che hanno coinvolto anche il il FOMU Photo Museum, il Plantin Moretus Museum e il KMSKA, ognuno con progetti specifici a tema.
In questa occasione, per celebrare i 75 anni dalla morte del grande artista fiammingo, avvenuta il 19 novembre 1949, il MoMU ha unito le forze con l’iconica piattaforma di arte, bellezza e cultura Beauty Papers, per allestire una mostra multimediale in cui luce, colore, arte, moda e trucco si fondono. In esposizione, le opere di importanti truccatori e fotografi contemporanei, tra creatività e abilità artigianale, in tre installazioni video che esplorano i temi chiave dell’opera di Ensor attraverso i canoni più attuali della bellezza. Tra gli autori coinvolti, figurano quegli artisti e fashion designer che hanno contribuito, con il loro lavoro, alla formazione dell’immaginario estetico contemporaneo, come Issy Wood, Cindy Sherman, Tschabalala Self, Genieve Figgis, Harley Weir, Julien d’Ys, Inge Grognard, Peter Philips, Martin Margiela, Christian Lacroix, Walter Van Beirendonck, Cyndia Harvey, Thomas de Kluyver, Lucy Bridge, Eugene Souleiman, Éamonn Freel, Bruce Gilden.
Oltre ai densi richiami simbolici, le opere di Ensor dimostrano un’acuta sensibilità per la moda, gli accessori e il trucco. Fu proprio in quell’epoca, tra il XIX e il XX Secolo, che gli ideali della moda e della bellezza subirono cambiamenti significativi. Se prima il trucco era vistosamente artificiale, progressivamente si iniziarono a usare e diffondere tecniche meno appariscenti, volte a preservare l’immagine di una bellezza naturale. D’altra parte, gli ideali di bellezza sono sempre esistiti, così come i ricorsi storici e le reinterpretazioni. Attraverso il loro lavoro, truccatori e artisti contemporanei sfidano la nozione di un ideale normativo di bellezza.
«Le transizioni tecnologiche e gli importanti passi avanti verso un’industria della bellezza più inclusiva continueranno a cambiare il volto del trucco e della bellezza in futuro», spiegano gli organizzatori della mostra. «Oggi, il trucco e la bellezza sono esplosi in un’industria da trilioni di dollari che mette continuamente a confronto gli esseri umani con la loro impermanenza corporea, le imperfezioni immaginarie e le paure esistenziali. Tuttavia, come la pittura, anche il trucco è un mezzo per l’espressione personale, la sperimentazione artistica, la gioia e la libertà. Masquerade, Make-up & Ensor indaga quanto il trucco sia strettamente intrecciato con così tanti aspetti del nostro essere umani».
Dagli anni ’90 in poi, anche i designer d’avanguardia hanno iniziato a guardare al grottesco per sovvertire la facciata perfetta della moda, sperimentando così il potenziale sovversivo del trucco, delle protesi e della manipolazione delle immagini. Walter Van Beirendonck richiama i cliché della chirurgia estetica applicando protesi in lattice in collaborazione con il truccatore degli effetti speciali Geoff Portass e Inge Grognard. Rei Kawakubo di Comme des Garçons ha collaborato con Cindy Sherman per realizzare le immagini di una campagna che esplora esplicitamente il grottesco. La prima campagna di Gucci Beauty, realizzata dal truccatore Thomas de Kluyver, evoca con il sorriso della modella e cantante punk Dani Miller un approccio altrettanto non convenzionale al trucco e alla bellezza.
Tra le voci più appassionate e interessanti, quella di Inge Grognard. In questo ritratto cinematografico girato nella sua casa di Anversa, la make-up artist belga condivide le sue opinioni senza compromessi sul trucco e sulla bellezza. Grognard riflette sulle sue strette collaborazioni, iniziando con Martin Margiela e gli Antwerp Six all’inizio della sua carriera e continuando con la successiva generazione di designer belgi, come Raf Simons, Veronique Branquinho, Jurgi Persoons, Haider Ackermann, A.F. Vandevorst e Wim Neels. Oggi lavora con una nuova ondata di designer, tra cui Demna, con Balenciaga, e Glenn Martens, con Y/project e Diesel. «I volti che abbiamo inventato non riguardavano il glamour, ma piuttosto l’espressione cruda. I prodotti che abbiamo utilizzato non sono mai stati sofisticati, così come non lo era il modo di applicarli», spiega Martin Margiela. «I capelli venivano sempre lasciati sciolti e questo, insieme al trucco espressivo di Inge Grognard, creava a quei tempi un’affermazione insolita».
Queste esperienze sono messe in dialogo con alcune delle opere più iconiche di Ensor, come Theatre of Masks, del 1889, dipinto nel quale l’autore passò da rappresentazioni prevalentemente realistiche della vita quotidiana a scene dall’impatto teatrale e in cui fondeva realtà e fantasia. Tra gli altri lavori, anche Woman with Upturned Nose, realizzata da Ensor all’età di 19 anni: nell’opera è ritratta una giovane donna, forse la fidanzata dell’artista, con un leggero rossore sulle guance. Il suo aspetto naturale e la sua aura giovanile sono in linea con l’ideale di bellezza dell’epoca, che privilegiava l’autenticità ed evitava ogni accenno di artificiosità.