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Il Deloitte’s Photo Grant torna al Mudec: storie di un mondo che cambia
Fotografia
Dal 9 novembre si rinnova al Mudec di Milano l’appuntamento annuale con la fotografia contemporanea promosso da Deloitte Italia, con la direzione artistica di Denis Curti e il team di BlackCamera. Deloitte’s Photo Grant è una open call per giovani artisti under 35 nato nel 2023 che, anche se solo alla sua seconda edizione, si è saputo in breve tempo affermare come uno dei più importanti premi dedicati alla fotografia d’autore. Il tema di quest’anno esplora il concetto di Possibilità, come prodomo di cambiamento e di trasformazione, e l’importanza delle scelte individuali e dell’umanità.
La mostra conclusiva del premio presenta due sezioni di progetti inediti, aperti al pubblico a ingresso libero fino al 15 dicembre 2024. La prima è dedicata al vincitore dell’edizione 2024, categoria “Segnalazioni”, il fotografo, visual artist e ricercatore italiano Davide Monteleone, con il lavoro Critical Minerals – Geography of Energy. Il progetto è un visual journey che esplora la trasformazione del paesaggio energetico globale verso fonti rinnovabili, mettendo in evidenza caratteristiche e criticità, e invitando a riflettere sulle implicazioni geopolitiche, ambientali ma soprattutto sociali che emergono dalla crescente domanda di minerali. Un progetto investigativo visuale ma soprattutto visivo, realizzato dall’artista con alcuni storyteller locali del Cile, della Repubblica Democratica del Congo e dell’Indonesia.
L’aspetto corale e collaborativo del lavoro costruisce una riflessione sulla contemporaneità e sulla sua narrazione, attraverso uno sguardo che restituisce attenzione a uomini e paesi dimenticati. Le fotografie diventano così un’opportunità produttiva ma anche divulgativa, rispetto al tema dello sfruttamento della terra e dei suoi lavoratori. Monteleone fa riflettere infatti su come l’attuale transizione ecologica e digitale non sia gratuita, ma richieda un prezzo pagato da vite umane e ambienti del Sud globale nel totale disinteresse del Nord del mondo. Il suo lavoro, come libro e come mostra, incoraggia soluzioni più sostenibili, attente al rispetto umano e ambientale, e diverse da forme green oggi in voga realizzate a discapito di luoghi destinati a non beneficiarne. Un modo per risvegliare l’attenzione: being wise in exploiting our minerals, dirà uno degli intervistati nel contributo video.
La seconda sezione vede invece protagonista la brasiliana Fernarda Liberti, un’artista che lavora con la fotografia, la pittura ma anche il video, soffermandosi sui post-colonial roles e l’esperienza degli afrodiscendenti, delle donne e della comunità LGBTQ+. Vincitrice dell’edizione 2023 nella categoria “Open Call”, con Dust from Home, Liberti presenta un progetto incentrato sul concetto di legami familiari, radici e patria – una propria interpretazione di Connessioni, tema dello scorso anno – esplorando il significato della migrazione e del rimpatrio.
Partendo dal suo archivio fotografico di famiglia (nascosto nell’armadio e nei cassetti), l’artista ha dato vita ad un’iconografia che unisce paesaggio, memoria storica, patrimonio e politica territoriale. Esito di un processo che Liberti descrive come intenso e inaspettato, che dal Brasile arriva fino alla Siria, dove si è ricongiunta con alcuni familiari, il lavoro parla di famiglia, di identità e di diaspora. Dopo il ricongiungimento, ho sentito lo spirito di mia nonna sorridermi, scrive la stessa artista: un modo per raccontare, a partire dalle sue vicende personali, le origini di un popolo e di una nazione, e di ritrovare la bellezza in mezzo alla distruzione.
A concludere l’appuntamento la presentazione in anteprima del progetto Reinas della fotografa e giornalista di origine venezuelana Fabiola Ferrero, vincitrice dell’edizione 2024 di “Open Call”, che avrà dunque occasione di esporre il suo lavoro nella prossima edizione. Ferrero, già impegnata nello sviluppo di progetti visivi a lungo termine in Sud America, porterà in scena il Venezuela, mettendo in luce due aspetti peculiari della sua narrazione agli occhi esterni, la produzione di petrolio e le donne e la loro bellezza.
La mostra rappresenta un’importante occasione per soffermarsi e riflettere da vicino su noi stessi, dove si è arrivati e a quale prezzo, e cosa e quanto si è dovuto sacrificare; attraverso i lavori esposti chiedersi chi siamo, o meglio cosa stiamo diventando, in modo inconsapevole forse, ma con un ritmo inesorabile ed effetti dirompenti. Le foto parlano dell’uomo e del suo rapporto con sé, con il prossimo e con ciò che lo circonda, un ritratto che guarda indietro, al passato, per cercare di interpretare il presente e abbozzare tracce del domani. Un racconto autoreferenziale che si fa prossimo, vicino, rispetto ad una realtà che è spesso sfuggente, che corre veloce, che non si lascia guardare indietro.
Eppure qui, ora, è possibile per un attimo fermare il tempo, giusto la durata di un momento, per confrontarci con il resoconto dell’attualità, frutto delle azioni dell’uomo, a volte consapevole eppure incurante delle conseguenze. Tra frammenti di memoria, pericoli e riflessioni, osservare e capire noi stessi, prodotti di un’identità che sfugge sempre più dalle mani.