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A Cavalese GOLD di Thomas De Falco inaugura il programma triennale della neodirettrice Elsa Barbieri
Mostre
Sin dall’infanzia Thomas De Falco cuce. Filo alla mano, cuce meticolosamente sui suoi mille diari per annotare, per ricordare, per fissare ciò che è importante. Non annota immagini di fantasia o paesaggi, ma foglie raccolte nei boschi, nelle più svariate e remote flore, e poi rami, radici, semi. De Falco è, e per sempre sarà, affascinato dalla natura, da come questa gli risuona unisona, dopotutto e al di là di tutto, in sinergia con l’uomo. Ne è affascinato dal potere riparatore, da come, nel silenzio, senza rumore ma senza tregua, questa tessa legami con l’ambiente circostante, inglobando amorevolmente e maternamente anche i materiali a lei più distruttivi come la plastica e il ferro.
É GOLD – While all Flow’rs and all Trees do close To weave the Garlands of repose – in programma fino al prossimo 9 marzo – ad inaugurare il programma triennale della neodirettrice e curatrice della mostra Elsa Barbieri nella magica cornice alpina del Museo di Arte Contemporanea di Cavalese. Uno scenario naturale che si apre a perdita d’occhio dalle ampie vetrate del signorile Palazzo Rizzoli, rivelando tutta la poetica e incontaminata bellezza della catena dei Lagorai.
Allo stesso modo, con la tecnica del telaio verticale, De Falco produce arazzi che dipingono una realtà organica dove natura incontaminata, uomo, animali e forme inanimate sono partorite da una sola e unica matrice generativa. Ecco che la rotondità assume per De Falco un ritornello materno in cui semi, uova e organi femminili appaiono nelle sue opere – come in animal body: woman (Egypt-Iran) (2024) o Seed (2024) – ad indicare la meravigliosa e lacerante ferita della nascita. L’artista realizza sculture tessili che a gran voce sostengono la dignità delle donne, la purezza dell’infanzia e del gioco, la preziosità nel sentirsi vulnerabili. Sono opere d’arte dove i colori dei wrapping, dal rosso al blu, dal giallo al verde cangiante, alludono ad una pacifica coesistenza delle diverse culture che abitano il mondo.
Come le Egg-Stone (2024) tessute con diversi colori, a simboleggiare il superamento di barriere etniche e nazionali. «Tuttavia c’è un bel mucchio di cose che sfugge alla sorveglianza dello Stato e all’avidità dei mercanti: il polline, gli insetti, le sementi, le specie libere». Le parole di G. Clement sembrano risuonare ad hoc nell’opera dell’artista.
E se di libertà parliamo, notevole è la scelta curatoriale di ospitare nella mostra la Stanza Della Ricerca. Al suo interno, dieci artist* selezionati portano alla luce con le loro opere temi come la libertà di genere e di espressione in luoghi ove questo ancora non è possibile, ponendosi in dialogo con la pratica di De Falco.
A collegare il primo piano con i due piani superiori del Museo, una struttura cilindrica in ferro, simile ad un grande tronco, ospita per GOLD 39 libri che l’artista ha scelto e preso in prestito dalla Biblioteca Comunale di Cavalese, indagando temi come la figura della donna, la maternità, e la natura. Una scelta fortemente voluta da Barbieri, al fine di «creare sinergie con le istituzioni culturali della Val di Fiemme e promuovere un dialogo artistico sempre più vivo e ricco».
É l’inizio perfetto per l’esteso programma museale su cui Barbieri lavora da giugno di quest’anno, e che vedrà già il prossimo 7 dicembre una performance inedita di De Falco a cura di Clara Tosi Pamphili. Invitando artisti emergenti e affermati, locali e internazionali, la direttrice mirerà a rafforzare negli anni avvenire «un confronto dell’identità alpina con prospettive di ricerca e di fruizione sempre nuove» posizionando Cavalese come polo culturale di rilievo nel panorama artistico internazionale.