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Ettore Colla – Assalto al cielo
La mostra offre l’occasione di tornare a vedere dal vivo un gruppo di lavori di Ettore Colla, autore di nodale importanza nello sviluppo della scultura italiana post war ma raramente esposto anche a causa dell’esiguo numero delle opere prodotte.
Comunicato stampa
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Le mostre personali dedicate a Ettore Colla dopo il 1968, l’anno della sua morte, sono state rare e presentate a intervalli di tempo sempre più lunghi. Le ultime due della breve serie sono quella curata nel 2009 da Beppe Meneguzzo per una galleria milanese e, precedentemente, la bella mostra istituzionale del 1995 a cura di Roberto Lambarelli ed Enrico Mascelloni allestita nella Rocca di Umbertide. A fronte di tale rarefatta attività espositiva, vi è invece l’unanime riconoscimento degli studiosi di arte del ‘900 del ruolo di apripista svolto da Ettore Colla nel tracciamento del nuovo corso della scultura italiana, un capitolo aperto, all’inizio degli anni ’50, proprio dalle sue composizioni di rottami di ferro raccolti nelle discariche.
Essere celebrati nei saggi specialistici e nelle antologie di storia dell’arte non è però mai bastato agli artisti per farsi conoscere dal grande pubblico, per tenere viva l’attenzione e la memoria popolare ci vogliono le mostre. E se in pochi oggi ricordano che la monumentale asta in ferro con spirale posta di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna è uno dei capolavori di Ettore Colla, significa che l’appuntamento con una nuova esposizione dedicata al suo artefice non è più procrastinabile. A riportare in galleria una selezione di opere di Ettore Colla ci ha pensato Capitolium Art Gallery che, dal 10 dicembre 2024 al 4 febbraio 2025, ospiterà Ettore Colla. Assalto al cielo, una mostra curata da Enrico Mascelloni.
Le opere in mostra
A eccezione di una, prestata dalla collezione Ovidio Jacorossi, le opere esposte provengono dalla Ex Collezione Carla Panicali e hanno pertanto il merito di celebrare un protagonista dello scenario artistico post war unitamente a una delle più importanti galleriste d’arte di quegli anni. Indimenticata animatrice di gallerie del calibro de Il Segno e dell’internazionale Marlborough, Carla Panicali fu infatti una grande signora dell’effervescente mercato dell’arte anni ‘60/’70, nonché l’ultima e più importante gallerista di Ettore Colla e sua affezionata amica.
I dieci lavori selezionati da Enrico Mascelloni si ascrivono al periodo 1948-1967, il ventennio decisivo della carriera di Ettore Colla, ma il criterio che ha guidato le scelte del curatore, ben lungi dall’essere antologico, è piuttosto quello dell’importanza e della rarità delle opere.
Di cruciale rilievo nell’ambito della produzione di Colla sono le due grandi sculture attorno alle quali ruota la mostra: Rituale del 1962, un “ferro di recupero” alto tre metri, e Verticali doppie, slanciata struttura in ferro nuovo di oltre tre metri realizzata nel 1967, un anno prima della morte.
Presente anche Rilievo con isolatori, un piccolo ferro del 1959 caro a Carla Panicali per essere stato il dono realizzato da Colla per lei in occasione delle sue seconde nozze.
Completano la selezione sette dipinti monocromi ancora poco visti e studiati. Di particolare interesse Da Pigmalione e Da Ciriaca, facilmente interpretabili come studi preparatori delle sculture omonime se non li sapessimo realizzati posteriormente a quelle. Dobbiamo quindi pensare alla trasposizione bidimensionale di un’idea compositiva che a Colla era evidentemente molto piaciuta.
La singolare carriera di un perfezionista
La scarsità delle mostre dedicate a Colla è la diretta conseguenza della scarsità delle sue opere: solo 220 quelle esistenti, tutte musealizzate o ben custodite in importanti collezioni private, di modo che, quando una ne compare sul mercato, circostanza che avviene assai di rado, può anche spuntare prezzi iperbolici.
D’altra parte tutto nella condotta dell’artista fa trapelare una consapevole aspirazione a una qualificata quanto distillata presenza sulla scena dell’arte. Basti pensare che il maniacale perfezionismo da cui era guidato, oltre ad abbatterne drasticamente la produttività, lo aveva indotto alla seriale distruzione delle opere realizzate prima della guerra, durante la fase figurativa della sua carriera, ripudiata senza appello.
Eppure il triennio di formazione condotto tra il 1923 e il 1926 presso gli ateliers di scultori europei del calibro di Maillol, Despiau e Bourdelle aveva dato alla sua ricerca un ampio respiro internazionale ed è sempre apparsa del tutto sorprendente la decisione, presa all’improvviso all’inizio degli anni ’40, di abbandonare radicalmente la produzione artistica. Una decisione mai commentata da Colla e che a tutt’oggi rimane inspiegata, così come non venne accompagnata da spiegazioni di sorta, alla fine degli anni ’40, la scelta di chiudere quella lunga parentesi di inattività per ricominciare sì a lavorare, ma in modo del tutto diverso. È noto che furono molti gli artisti della generazione che aveva vissuto il dramma della guerra a sentire l’esigenza di imporre drastici cambiamenti al loro lavoro. Capogrossi - destinato ad affiancare Colla, Burri e Ballocco nel gruppo Origine - passò nel giro di tre anni da una calda pittura figurativa alla scioccante novità delle forchette. Colla si distinse per precocità e lunghezza della crisi ma l’approdo non fu meno scandaloso di quello raggiunto dal collega, vista la decisione di sostituire alla nobile tecnica del modellare l’assemblaggio di rottami di ferro raccolti in discarica.
La difficile lettura critica dei suoi rottami
L’idea di eleggere a materia prima della sua arte i rottami di ferro si affaccia nella ricerca di Colla subito dopo la guerra, osservando, “i luoghi dove si era combattuto” e “i centri dove si raccoglieva e si ammassava tutto ciò che il conflitto aveva potuto scheletrire e frantumare”. E, in un’epoca in cui la critica internazionale si concentra con crescente interesse sull’approfondimento della lezione di Duchamp, diviene inevitabile leggere le sculture di Colla alla luce della poetica dadaista dell’objet trouvé. Ma - come sottolineano gli interpreti più sensibili dell’artista - gli oggetti nati dalle sue meticolose esplorazioni delle discariche urbane sono più oggetti cercati che trovati e nulla di automatico e casuale vi è nel loro meditato assemblaggio ancora realizzato con classica attenzione alla forma.
L’avventurosa storia di Spirale, la vertiginosa scultura lanciata all’assalto del cielo dalle aiuole antistanti alla scalinata d’ingresso alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna ci ricorda l’importanza riconosciuta, anche a livello istituzionale, al ruolo svolto da Colla nel rinnovamento della scultura italiana.
Presentata nella storica mostra spoletina Sculture nella città, curata nel 1962 da Carandente, Spirale piacque infatti così tanto che, dopo la morte dello scultore, Palma Bucarelli trovò il modo di portarsela nella sua Gnam, ignorando platealmente la volontà del defunto di donarla alla città di Spoleto (che ancora la rivendica).
Dal 10 dicembre la rigorosa eleganza dei lavori di Ettore Colla da Capitolium Art Gallery.
Essere celebrati nei saggi specialistici e nelle antologie di storia dell’arte non è però mai bastato agli artisti per farsi conoscere dal grande pubblico, per tenere viva l’attenzione e la memoria popolare ci vogliono le mostre. E se in pochi oggi ricordano che la monumentale asta in ferro con spirale posta di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna è uno dei capolavori di Ettore Colla, significa che l’appuntamento con una nuova esposizione dedicata al suo artefice non è più procrastinabile. A riportare in galleria una selezione di opere di Ettore Colla ci ha pensato Capitolium Art Gallery che, dal 10 dicembre 2024 al 4 febbraio 2025, ospiterà Ettore Colla. Assalto al cielo, una mostra curata da Enrico Mascelloni.
Le opere in mostra
A eccezione di una, prestata dalla collezione Ovidio Jacorossi, le opere esposte provengono dalla Ex Collezione Carla Panicali e hanno pertanto il merito di celebrare un protagonista dello scenario artistico post war unitamente a una delle più importanti galleriste d’arte di quegli anni. Indimenticata animatrice di gallerie del calibro de Il Segno e dell’internazionale Marlborough, Carla Panicali fu infatti una grande signora dell’effervescente mercato dell’arte anni ‘60/’70, nonché l’ultima e più importante gallerista di Ettore Colla e sua affezionata amica.
I dieci lavori selezionati da Enrico Mascelloni si ascrivono al periodo 1948-1967, il ventennio decisivo della carriera di Ettore Colla, ma il criterio che ha guidato le scelte del curatore, ben lungi dall’essere antologico, è piuttosto quello dell’importanza e della rarità delle opere.
Di cruciale rilievo nell’ambito della produzione di Colla sono le due grandi sculture attorno alle quali ruota la mostra: Rituale del 1962, un “ferro di recupero” alto tre metri, e Verticali doppie, slanciata struttura in ferro nuovo di oltre tre metri realizzata nel 1967, un anno prima della morte.
Presente anche Rilievo con isolatori, un piccolo ferro del 1959 caro a Carla Panicali per essere stato il dono realizzato da Colla per lei in occasione delle sue seconde nozze.
Completano la selezione sette dipinti monocromi ancora poco visti e studiati. Di particolare interesse Da Pigmalione e Da Ciriaca, facilmente interpretabili come studi preparatori delle sculture omonime se non li sapessimo realizzati posteriormente a quelle. Dobbiamo quindi pensare alla trasposizione bidimensionale di un’idea compositiva che a Colla era evidentemente molto piaciuta.
La singolare carriera di un perfezionista
La scarsità delle mostre dedicate a Colla è la diretta conseguenza della scarsità delle sue opere: solo 220 quelle esistenti, tutte musealizzate o ben custodite in importanti collezioni private, di modo che, quando una ne compare sul mercato, circostanza che avviene assai di rado, può anche spuntare prezzi iperbolici.
D’altra parte tutto nella condotta dell’artista fa trapelare una consapevole aspirazione a una qualificata quanto distillata presenza sulla scena dell’arte. Basti pensare che il maniacale perfezionismo da cui era guidato, oltre ad abbatterne drasticamente la produttività, lo aveva indotto alla seriale distruzione delle opere realizzate prima della guerra, durante la fase figurativa della sua carriera, ripudiata senza appello.
Eppure il triennio di formazione condotto tra il 1923 e il 1926 presso gli ateliers di scultori europei del calibro di Maillol, Despiau e Bourdelle aveva dato alla sua ricerca un ampio respiro internazionale ed è sempre apparsa del tutto sorprendente la decisione, presa all’improvviso all’inizio degli anni ’40, di abbandonare radicalmente la produzione artistica. Una decisione mai commentata da Colla e che a tutt’oggi rimane inspiegata, così come non venne accompagnata da spiegazioni di sorta, alla fine degli anni ’40, la scelta di chiudere quella lunga parentesi di inattività per ricominciare sì a lavorare, ma in modo del tutto diverso. È noto che furono molti gli artisti della generazione che aveva vissuto il dramma della guerra a sentire l’esigenza di imporre drastici cambiamenti al loro lavoro. Capogrossi - destinato ad affiancare Colla, Burri e Ballocco nel gruppo Origine - passò nel giro di tre anni da una calda pittura figurativa alla scioccante novità delle forchette. Colla si distinse per precocità e lunghezza della crisi ma l’approdo non fu meno scandaloso di quello raggiunto dal collega, vista la decisione di sostituire alla nobile tecnica del modellare l’assemblaggio di rottami di ferro raccolti in discarica.
La difficile lettura critica dei suoi rottami
L’idea di eleggere a materia prima della sua arte i rottami di ferro si affaccia nella ricerca di Colla subito dopo la guerra, osservando, “i luoghi dove si era combattuto” e “i centri dove si raccoglieva e si ammassava tutto ciò che il conflitto aveva potuto scheletrire e frantumare”. E, in un’epoca in cui la critica internazionale si concentra con crescente interesse sull’approfondimento della lezione di Duchamp, diviene inevitabile leggere le sculture di Colla alla luce della poetica dadaista dell’objet trouvé. Ma - come sottolineano gli interpreti più sensibili dell’artista - gli oggetti nati dalle sue meticolose esplorazioni delle discariche urbane sono più oggetti cercati che trovati e nulla di automatico e casuale vi è nel loro meditato assemblaggio ancora realizzato con classica attenzione alla forma.
L’avventurosa storia di Spirale, la vertiginosa scultura lanciata all’assalto del cielo dalle aiuole antistanti alla scalinata d’ingresso alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna ci ricorda l’importanza riconosciuta, anche a livello istituzionale, al ruolo svolto da Colla nel rinnovamento della scultura italiana.
Presentata nella storica mostra spoletina Sculture nella città, curata nel 1962 da Carandente, Spirale piacque infatti così tanto che, dopo la morte dello scultore, Palma Bucarelli trovò il modo di portarsela nella sua Gnam, ignorando platealmente la volontà del defunto di donarla alla città di Spoleto (che ancora la rivendica).
Dal 10 dicembre la rigorosa eleganza dei lavori di Ettore Colla da Capitolium Art Gallery.
10
dicembre 2024
Ettore Colla – Assalto al cielo
Dal 10 dicembre 2024 al 04 febbraio 2025
arte moderna
Location
CAPITOLIUM ART GALLERY
Roma, Via delle Mantellate, 14B, (RM)
Roma, Via delle Mantellate, 14B, (RM)
Orario di apertura
dal lunedi al venerdì
10,00-13,30 /14,30-19,00
Vernissage
10 Dicembre 2024, dalle 18,30
Sito web
Ufficio stampa
Scarlett Matassi
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
WillyZuco
Produzione organizzazione