24 dicembre 2024

Cristiano Carotti, l’altro è il sacro: la mostra da Crea Cantieri di Venezia

di

Cristiano Carotti torna a Venezia con una nuova mostra personale presso Crea Cantieri del Contemporaneo: un progetto installativo e site specific incentrato sulla sacralità dell’ospitalità

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

Per gli antichi Greci era un dovere ospitare coloro che richiedevano ospitalità; porre domande fino a che l’ospite non lo avesse concesso, era considerato sconveniente. Rivelarsi poco ospitali avrebbe potuto significare di incorrere nella collera divina, qualora gli dei avessero assunto sembianze antropomorfe presentandosi presso l’oikos di noialtri. È questo il concetto di Xenìa, che riassume il concetto dell’ospitalità e dei rapporti tra ospite e ospitante nel mondo greco antico, nella cui civiltà costituiva un aspetto di grande rilievo. Come pure nella “poetica” di Cristiano Carotti, che torna a Venezia con una mostra personale e un progetto installativo pensato appositamente per Crea Cantieri, come parte del programma Palcoscenici Veneziani e momento di restituzione del percorso di ricerca e collaborazione con gli artigiani del Consorzio di Cantieristica Minore Veneziana. Ma per Carotti è un ritorno a – anzi, un rilancio di – un tema a lui caro come quello dell’accoglienza.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada
Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

In effetti, nella storia più attuale, il termine Xenia ha assunto un significato opposto e grottesco, poiché impiegato per indicare il processo intentato a Mimmo Lucano, sindaco della cittadina di Riace, imputato per presunti illeciti nell’atto dell’accoglienza di migranti, nel tentativo di costituire un sistema di spazi, integrazione e correlazioni contro la retorica dei porti chiusi e dei respingimenti. E nella pratica artistica di Carotti c’è il costante tentativo di recuperare la valenza dicotomica tra Homo Naturalis e Homo Mechanicus, rivolgendo lo sguardo alla Natura e alla possibilità del ristabilimento di un ruolo attivo da parte dell’Uomo. Nell’approccio sia scultoreo che pittorico, l’artista si pone come un alchimista capace di indagare, con uno sguardo altro, le dinamiche sottese alla perdita di centro implicita negli ecosistemi universali e umani.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada
Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

Muovendosi tra pittura, scultura e installazione indaga le dinamiche sociali attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo. Un approccio, questo, che gli consente di rimanere in costante ascolto dei segnali provenienti dalla natura, e in particolar modo dal regno animale, ponendo maggiore attenzione alle specie che presentano un forte collegamento con la mitologia e il simbolismo esoterico.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada
Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

Nel 2021, alla Giudecca e nella discarica a Sacca Fisola, sono comparsi numerosi esemplari di Ibis sacro Threskiornis aethiopicus: uccello venerato come simbolo del Dio Thot, raffigurato anticamente nei geroglifici, e divenuto ormai una specie stanziale in Laguna, dove ha iniziato recentemente a nidificare. A partire da questa presenza, inaspettata e perturbante, Carotti ha sviluppato un nuovo progetto espositivo site-specific, pensato appositamente per Crea Cantieri del Contemporaneo. In perfetta coerenza con il tema della 60ma Biennale di Venezia, Foreigners Everywhere, Carotti volge lo sguardo a questo ospite inatteso e, con fare rabdomantico, ne segue le tracce realizzando un video dal titolo Veritas (2024) – in riferimento al nome dell’azienda veneta incaricata della gestione dei rifiuti, sulle cui piattaforme intere colonie di Ibis si spostano in cerca di cibo e in convivenza con altre specie di volatili – che testimonia l’incontro con questo uccello maestoso.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada
Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

Nel Pantheon Egizio, Toth è una divinità dal culto antichissimo, venerata come consigliere e scriba del dio Ra, ammesso a stare a prua della barca solare con cui Ra compie il viaggio notturno attraverso gli Inferi che porta il Sole a sorgere ogni mattino. Toth è poi l’autore del Libro dei Morti, un insieme di formule magiche e indicazioni pratiche attraverso cui il defunto è in grado di raggiungere, a bordo della barca solare, il Duath, il fiume sacro dell’aldilà. Sulla base di queste premesse contenutistiche, il progetto espositivo si apre con una prima installazione in cui una barca, ricoperta da un grande telo in pvc dipinto, è posta in dialogo con il video girato dall’artista nel corso dei suoi primi sopralluoghi in Laguna. La barca potrà essere svelata quando, simbolicamente, il viaggio nell’Aldilà sarà compiuto.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

La mostra prosegue, al piano superiore, con la realizzazione di un unico ambiente, simile a una basilica paleocristiana, in cui convergono scultura e installazione, come da prassi nella ricerca di Carotti. Trovando corrispondenza con la posizione delle piramidi di Giza, rispetto alla cintura di Orione, questo nuovo corpus di lavori si presenta come un insieme di glifi, di marcatori sacrali dello spazio, consacrati al dio Toth; Nido (2024) è una piattaforma di nidificazione artificiale funzionale, ornata da due teste di ibis realizzate mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa. Riparo offerto all’estraneo sacro, questa grande installazione simboleggia, allo stesso tempo, l’albero della vita cabalistico di cui Toth fornisce le chiavi, gli arhum, sotto forma dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi.

In dialogo con questa imponente installazione è posto un abbeveratoio – ottenuto dal calco in cemento di una ruota d’aeromobile – all’interno del quale, mediante un sistema di pluviali zincati, confluisce acqua piovana. La ruota Goodyear, con il suo simbolo del calzare alato, celebra Mercurio, corrispettivo di Thot nel Pantheon Romano e dio dalle molteplici caratteristiche.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

Attraverso la commistione tra simbolo e ricerca esoterica, Cristiano Carotti sperimenta una potenziale contaminazione interculturale, nella prospettiva dell’accoglienza, dell’ascolto e della cura verso il presunto “estraneo”, lo xenos. A una dimensione terrena, connotata da una forte valenza politica, Carotti interpola un piano magico e astrale dove la dicotomia straniero/patrio è completamente riassorbita.

Tutto il percorso della mostra, sottolinea Angelica Gatto – curatrice dell’esposizione insieme a Pieropaolo Scelsi –, è pensato per abbracciare, in un unico movimento, la produzione degli ultimi tre anni; l’alluminio, i teli in pvc – su cui Carotti interviene pittoricamente assecondando le tracce d’uso del materiale di recupero – i calchi in cemento e le fusioni fanno parte del lessico scultoreo che l’artista impiega come tramite tra sé e il reale.

Ibis-Thot-Ra è la figura totemica che accompagna in questo percorso. Il suo viaggio, così come il nostro, è una piccola pastorale nutrita, per ossimoro, dell’odore pungente dei materiali industriali e dello scintillio della saldatrice che li assembla. Del resto, «La marginalità è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. Un luogo capace di offrirci la condizione di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi modi», sostenva Bell Hooks. E Carotti è lieto di rappresentarlo.

Cristiano Carotti, Xenia. L’estraneo sacro, veduta della mostra, CREA – Cantieri del Contemporaneo, Venezia, 2024, foto Pierfrancesco Celada

La mostra di Cristiano Carotti a Venezia sarà visitabile fino all’1 gennaio 2025.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui