10 gennaio 2025

A Milano nasce la Fondazione Emilio Scanavino: si parte con una mostra

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A Milano nasce la Fondazione Emilio Scanavino, per celebrare un maestro del Novecento: si inaugura con una mostra che racconta il fervore culturale degli anni ’50

Scanavino nel suo studio di Tradate - Milano, 1965, Archivio Scanavino

È stata istituita a Milano, con sede in Piazza Aspromonte 17, la Fondazione Emilio Scanavino, un nuovo centro di riferimento per lo studio e la valorizzazione dell’opera di uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento. Dopo 25 anni di ricerca, catalogazione e promozione condotta dall’Associazione Amici dell’Archivio Scanavino, la Fondazione raccoglie il testimone di questo impegno, aprendo le sue porte a studiosi, appassionati e pubblico, con l’obiettivo di custodire e diffondere il lascito dell’artista.

Emilio Scanavino, tra segno e Informale

Nato a Genova nel 1922, Scanavino si formò presso il Liceo Artistico Nicolò Barabino. Fin dai primi anni Quaranta si dedicò alla pittura, avvicinandosi inizialmente al post-cubismo per poi sviluppare un linguaggio personale che univa astrazione e segno. La sua prima personale risale già a quel periodo, presso il Salone Romano di Genova. Si iscrisse quindi alla Facoltà di Architettura dell’Università di Milano e, negli anni Cinquanta, entrò in contatto con i principali esponenti dell’avanguardia italiana e internazionale, tra cui Lucio Fontana e Piero Manzoni. Visse a Parigi e Londra per qualche tempo e aprì il suo primo studio a Milano, in una mansarda di Foro Bonaparte.

Emilio Scanavino, Vaso, 1953, maiolica policroma a gran fuoco

La sua ricerca si concentrava sul “segno” come elemento espressivo primario, spesso declinato in opere che spaziano dalla pittura alla ceramica. La produzione ceramica di Scanavino, realizzata prevalentemente ad Albisola, testimonia il suo interesse per la materia e la contaminazione tra arte e design. Nel corso della sua carriera, ha partecipato a importanti esposizioni internazionali, tra cui varie edizioni della Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma.

Emilio Scanavino, Scultura, 1954, terracotta ingobbiata e incisa, 24 x 7 x 6 cm

Nel 1971, Emilio Scanavino collaborò con lo scultore Alik Cavaliere alla realizzazione della monumentale opera Omaggio all’America Latina per la Biennale di San Paolo, in Brasile. L’opera, che riportava i nomi dei desaparecidos in segno di protesta contro il regime militare brasiliano, fu censurata e mai esposta durante l’evento. Oggi è visibile al Museo della Permanente di Milano. Negli anni ‘80, nonostante il progressivo peggioramento della sua condizione fisica, continuò a lavorare e ad avere un’intensa attività espositiva in spazi pubblici e privati. Nel 1986 venne invitato a esporre alla Quadriennale di Roma. Morì nello stesso anno, a Milano, il 28 novembre.

Emilio Scanavino, Vaso, 1953, terracotta ingobbiata e grafita ad alto rilievo

Il primo atto della Fondazione: una mostra che ricorda l’avanguardia degli anni ’50

Il primo grande appuntamento della Fondazione sarà la mostra Les Monstres Amis. Emilio Scanavino e la X Triennale, in programma dal 4 aprile al 22 giugno 2025. Curata da Michel Gauthier e Marco Scotini, l’esposizione riporta sotto i riflettori un momento cruciale per l’arte e il design: la partecipazione di Scanavino alla X Triennale di Milano del 1954. Un evento cardine che vide convergere a Milano le avanguardie artistiche europee, pronte a sfidare il rigore del design industriale e del funzionalismo imperanti.

Ciuti Enrico, Del Corno Marco, Manifesto d’epoca X Triennale di Milano, 1954, litografia

Les Monstres Amis rievoca l’atmosfera visionaria della sala delle ceramiche della Triennale del 1954, dove opere concepite ad Albisola durante l’estate precedente prendevano vita in una scenografia immaginifica ideata da Joe Colombo. Insieme a Scanavino, figuravano nomi di spicco come Enrico Baj, Sergio Dangelo, Corneille, Asger Jorn, Roberto Matta e Lucio Fontana: un circolo creativo che preannunciava la nascita del Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, embrione dell’Internazionale Situazionista.

La mostra si configura come un viaggio nella tensione dialettica tra arte e design, tra funzionalismo e sperimentazione, restituendo la carica innovativa di un periodo in cui le discipline si contaminavano per dar vita a nuovi linguaggi. Una ricostruzione puntuale che, attraverso opere, documenti e materiali d’archivio, restituisce al pubblico il fermento culturale di quegli anni.

Ad arricchire il percorso espositivo, il catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, con saggi critici dei curatori Michel Gauthier e Marco Scotini e contributi di Luca Bochicchio, Lisa Hockermeyer e Stefano Setti. Il volume approfondisce il contesto storico e teorico della Triennale del 1954 e il ruolo pionieristico di Emilio Scanavino nell’intreccio tra arte e design.

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