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Berlino, 130 milioni di tagli alla cultura: così la città perde se stessa
Attualità
Berlino, metropoli simbolo di trasformazioni sociali e sperimentazioni culturali, si trova oggi ad affrontare una delle sfide più complesse della sua storia recente. Il Senato cittadino, organo esecutivo della capitale tedesca, ha approvato un drastico taglio del 12% al bilancio destinato alla cultura per il biennio 2025-2026. In un Paese come la Germania, dove molti spazi culturali dipendono da finanziamenti pubblici — un modello di riferimento europeo —, questa scelta rischia di avere effetti destabilizzanti sull’intero settore.
Le riduzioni interesseranno trasversalmente tutto il panorama culturale: dai grandi musei ai teatri storici, fino alle piccole associazioni e ai progetti indipendenti. Si parla di un “risparmio” di circa 130 milioni di euro, una cifra che minaccia non solo la vitalità artistica di Berlino, ma anche la sua economia e il tessuto sociale.
Già duramente colpita dalla pandemia, la scena culturale berlinese ha subito ulteriori pressioni a causa della gentrificazione, che ha progressivamente eroso spazi indipendenti e autogestiti, squat e hausprojekte, luoghi cruciali di dialogo tra cultura, comunità e città. I superstiti si trovano ora di fronte a una sopravvivenza sempre più incerta.
Anche istituzioni consolidate non sono immuni. Il KW Institute for Contemporary Art, fondato nel 1991 in una ex fabbrica di margarina, ha già subito le prime conseguenze. La direttrice Emma Enderby ha espresso profonda preoccupazione per i fondi incerti del 2025, che hanno portato alla mancata riconferma dei contratti del personale e alla riduzione dei programmi previsti, inclusi quelli di coinvolgimento del pubblico.
Paul Spies, copresidente della Berlin Museums Association ed ex direttore della Stiftung Stadtmuseum Berlin, ha criticato l’incapacità del governo di comprendere le esigenze del settore culturale. Anche il celebre regista Wim Wenders ha manifestato il proprio dissenso: «Credo sia una decisione sbagliata. In questo momento bisognerebbe investire nella cultura, non il contrario», ha dichiarato a Euronews.
Dal canto suo, il sindaco Kai Wegner, esponente del partito cristiano-democratico CDU, ha difeso la misura, sostenendo la necessità di una gestione fiscale più responsabile e di un ripensamento delle politiche culturali cittadine. Tuttavia, questa posizione appare difficile da conciliare con la storica vocazione di Berlino a fare della cultura un motore di innovazione e coesione sociale.
In una città che ha sempre trasformato le proprie ferite in creatività e le proprie contraddizioni in opportunità di dialogo, i tagli alla cultura sollevano interrogativi profondi sul futuro di Berlino come capitale della sperimentazione e della diversità. Il rischio è quello di impoverire non solo il panorama artistico, ma anche l’identità stessa di una metropoli che ha fatto della cultura la sua forza più grande.
Nonostante le difficoltà, Berlino si prepara ad accogliere un appuntamento culturale di grande rilievo: la 13ma edizione della Biennale d’Arte Contemporanea, curata da Zasha Colah, che si terrà nell’estate 2025. Un evento che rappresenta un’importante occasione di rilancio per la città e un banco di prova per la tenuta del suo sistema culturale.