-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Che cos’è la moda?
Entrare in ogni stile. Vale più per chi indossa che per chi guarda.
Quando e perché avete deciso di diventare stiliste?
Quando ci siamo incontrate, dopo il diploma, abbiamo cercato di immaginare cosa significasse esattamente lavorare come stiliste, giorno dopo giorno. E abbiamo deciso che non era questo il nostro obbiettivo. Il nostro piccolo manifesto dice che i desideri di entrambe sono la cosa più importante. Siamo passate attraverso un sacco di differenti campi (arte, design, moda, fotografia, styling, manifattura), dal 2002 presentiamo regolarmente le nostre collezioni di abiti… E ancora non riusciamo a chiamarci stiliste…
Una cosa che avreste voluto disegnare e che è già stato fatto da qualcun altro?
Lo skateboard, sicuramente.
In un certo modo, Bless lavora tra arte e design…
La cosa più interessante è forse che il confine tra arte contemporanea e design non è poi così definito. Noi siamo molto contente di non lavorare con una specifica etichetta. Questo significa potersi prendere la libertà di avere interessi che cambiano e non dover lavorare sentendo il peso delle aspettative dall’esterno. Un altro aspetto importante è che entriamo in contatto con persone differenti e con diversi punti di vista.
Un creativo che sta facendo un lavoro interessante adesso?
Martì Guixè. Uno che considera sé stesso un ex designer…
A volte sembrate criticare alcuni aspetti del fashion system…
Accade sempre su un confine tra serio ed ironico. Ci piacciono titoli come Living room conquerors, Uncool, oppure la nostra etichetta Bless e poi “nothing else than another additional something”. Ecco questa frase è un po’ il credo e il contesto in ci muoviamo.
Siete interessate alle reazioni della gente, mi pare sia qualcosa che assomiglia ad un esperimento.
Il problema è a monte. Sta tutto nell’interrogativo su cosa effettivamente sia Bless, se è arte o design. La forza dei nostri prodotti è che sembrano a prima vista oggetti ignoti, ma in realtà sono nati e sono stati pensati in e per un contesto reale. Come un’alternativa a quello che esiste sul mercato. Spesso sembrano non finiti o neutri. È chi li compra a personalizzarli in base alle proprie esigenze. Ed è interessante osservare come la gente reagisce davanti ad una cosa che si rivela funzionale e che a prima vista sembrava tutto l’opposto…
A proposito di reazioni e di persone: ho trovato molto interessante il vostro progetto O.Kayers…
È un tentativo di rispondere all’eterno problema del viaggiatore, che è quello del bagaglio pesante. Ed insieme di estendere ulteriormente e in modo inedito il servizio offerto da un albergo. L’ospite trova nel guardaroba una piccola collezione basic: biancheria intima, una tuta, un vestito, degli occhiali da sole, una borsa e altri oggetti. Sono lì, a sua disposizione per la durata del soggiorno.
Parliamo di Bless n° 23, the Bringer…
Molti tedeschi usano questo termine in un momento di spontaneo entusiasmo per descrivere qualcosa che considerano personalmente piuttosto notevole. Agli occhi di chi indossa Bless ogni look è divisibile in 1-6 pezzi che possono essere utilizzati separatamente (una giacca, una sciarpa, un cappuccio, scarpe…) o tutti insieme. Il look finale include diverse concezioni dell’abbigliamento. Dal dettaglio elegante (seta e pelle), all’articolo speciale (le expander shoes), agli elementi rubati allo sport (giacche di cotone, cappuccio).
A cosa state lavorando?
Sul museum shop per Galerie für zeitgenössische Kunst a Lipsia. Sarà interamente sospeso. Il progetto si basa sui mobiles che abbiamo sviluppato nel nostro Bless n°22 Perpetual Homemotionmachienes collection. Poi c’è Bless n°24,vestiti di lana a forma di scatola . Ora sono in mostra al Moderna Muset di Stoccolma.
bio Più che un’etichetta, Bless –al secolo Desiree Heiss e Ines Kaag- è uno stile. Pochi pezzi facili, ma mai scontati. Un’inedita semplicità condita di ironia. E un’attitudine naturale a sovvertire le regole. Tutto questo diventa abiti, accessori, oggetti, interni. Tutti rigorosamente catalogati con un numero. Da 1 a 24, per ora. Ma è solo l’inizio.
link correlati
www.bless-service.de
intervista a cura di mariacristina bastante
[exibart]