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Francesca Romana Cicia / Eirene – Evo oblïato
La mostra Evo oblïato prende origine dalla finitudine e dall’imperfezione dell’essere per approdare ad un’ipotesi di tempo che riconosce sé stesso come obliato, in cui persino il ricordo e lo Spazio-Tempo universale vengono messi in discussione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Francesca Romana Cicia | Eirene
Evo oblïato
a cura di Laura Catini
Opening 22 febbraio 2025 ore 18:00
Spazio Iris
Via G. Fonzi 38 Spoltore (PE) Fino al 14 marzo (su appuntamento)
Naturale
Capitolo 0.2
Francesca Romana Cicia | Eirene
Evo oblïato
a cura di Laura Catini
Sabato 22 Febbraio 2025 alle ore 18:00 presso Spazio Iris a Spoltore (PE), inaugura la mostra Evo oblïato, delle artiste Francesca Romana Cicia e Eirene, curata da Laura Catini.
Il tempo è il soggetto preso in analisi in occasione del secondo capitolo di Naturale. La ricerca vuole dare definizione ad un tempo naturale, quello del coevo, inteso come tempo naturale dei nostri giorni. Partendo dalla lettura heideggeriana, la riflessione prende origine dalla finitudine e dall’imperfezione dell’essere per approdare ad un’ipotesi di un tempo che riconosce sé stesso come obliato, e in cui persino il ricordo e lo Spazio-Tempo universale vengono messi in discussione dall’operato delle artiste che danno voce ad una frammentazione imperante che rompe le certezze consolidate del nostro percepire il circostante, secondo delle narrative temporali in grado di esaminare l’erroneità della rimembranza e dell’intero.
Come afferma Laura Catini nel testo critico:
“L’unica ora naturale è quella che dimora nella determinazione dell’esistenza umana sin da sempre, nell’esserci dell’essere come tempo, nello Jeweiligkei, nell’affermazione dell’asserzione dell’esserci in relazione al suo essere che è costitutiva.
Ogni volta che “io sono”, si attua l’esserci che riconosce la morte come ultima possibilità, la stessa fine che rende possibile l’autentico poter essere dell’esserci, partendo dalla temporalità originaria. E, se il filosofo di Meßkirch dimostra come, nell’ontologia Occidentale tradizionale, il senso dell’essere è secondo il tempo, decostruendo la fenomenologia della storia dell’ontologia, altrettanto potremo allargare ed espandere il concetto di tempo naturale non misurabile al tempo come infinita estensione di se stesso, quello che Parmenide identificava con un νῦν, e che di contro potremo associare all’essere eterno del Timeo di Platone, privandolo di quell’immobilità che rende l’essere e il tempo fluidi.
Contrapponendoci alle aporie sulla significazione di eternità, approdiamo nel tempo cosmico, escatologico indefinito che muta la condizione esistenziale, ribaltando il tempo e lo spazio.
Il befindlichkeit, “sentirsi situato”, la “situatività” come ricettività passiva è ora rinnegata come condizione ontologica di possibilità, senza disconoscere il relazionale, il cui animo dimora nel terreno locale che invade il piano della terra-cielo visibile e tattile, per dipoi implodere nel cronotopo dell’Universo.
Nondimeno, si può affermare che l’esistenza dell’essere - che riconosce la sua finitudine - sia disgiunta dal tempo. Si deduce che l’evo, come ciascuno dei periodi della storia individuati nel lungo periodo di tempo, durante cui si effettua l’affermazione e lo sviluppo di determinati elementi di civiltà e di cultura, è rappresentazione astratta che l’uomo ha designato per creare dei paradigmi mentali e, conseguentemente, meglio imprimere il senso di appartenenza alla vita, come reazione all’oblio. Termine che, per lo stesso Freud, assume valenza di facoltà difensiva della mente umana rispetto alla consapevolezza e ai contenuti mnemonici torvi.
Obliare presenta, ordunque, una doppia valenza, positiva e negativa, nella storia della nostra esistenza, distintamente nel tempo coevo, in cui “the net never forget”.
Nel parossismo estetico-visivo, si muove l’opera “Come una conchiglia nel bosco” di Francesca Romana Cicia, un’entità non definita e non collocabile in un habitat reale, se non in quel luogo che la nostra percezione può attribuirgli. Siamo, ancora una volta, in quel confine che potremo definire “astrazione concreta” del nostro pensiero, del nostro ricordo che appare rielaborato, modificato e distolto rispetto alla sua origine, rivelando tutta la fragilità dei meccanismi umani che, da ultimo, denotano il parossismo della certezza di una reminiscenza.
Nella semioscurità della stanza del ricordo, si scorgono i riflessi di petali caduti e dissolti tra le ceneri dell’oblio che annulla ogni possibile gravità per trascendere il reale e depositarsi nella zona del parossismo che trasforma panicamente l’essenza e la materia che da flessuosa si fa vitrea, cristallizzando la ferita della finitezza nell’argine del frammento. Conchiglie sedimentate tra le stratificazioni della terra e nate dalla sostanza basale dell’acqua, da cui ha origine e si rinnova la vita.
Il vissuto marino, sito all’interno della conchiglia, narra il soffio linfatico del nostro interiore che, nel suo apparire in superficie, imprime una traccia nella coscienza, rivelando la cura capillare della ricerca di Eirene che, nella seconda entità che abita l’oscuro dello spazio nella sua opera “Outer Spaces”, indaga la cavità interna dell’uovo, finora mai elevata a soggetto, nel suo essere placenta e generatrice di vita.”
Informazioni
Opening Sabato 22 Febbraio 2025
dalle ore 18:00 fino alle 21:30
22 Febbraio > 14 Marzo (su appuntamento)
Spazio Iris
Via G. Fonzi, 38 Spoltore (PE)
Contatti
prosperi.maura@outlook.it
@spazioiris_: https://www.instagram.com/spazioiris_/ www.mauraprosperi.com
Evo oblïato
a cura di Laura Catini
Opening 22 febbraio 2025 ore 18:00
Spazio Iris
Via G. Fonzi 38 Spoltore (PE) Fino al 14 marzo (su appuntamento)
Naturale
Capitolo 0.2
Francesca Romana Cicia | Eirene
Evo oblïato
a cura di Laura Catini
Sabato 22 Febbraio 2025 alle ore 18:00 presso Spazio Iris a Spoltore (PE), inaugura la mostra Evo oblïato, delle artiste Francesca Romana Cicia e Eirene, curata da Laura Catini.
Il tempo è il soggetto preso in analisi in occasione del secondo capitolo di Naturale. La ricerca vuole dare definizione ad un tempo naturale, quello del coevo, inteso come tempo naturale dei nostri giorni. Partendo dalla lettura heideggeriana, la riflessione prende origine dalla finitudine e dall’imperfezione dell’essere per approdare ad un’ipotesi di un tempo che riconosce sé stesso come obliato, e in cui persino il ricordo e lo Spazio-Tempo universale vengono messi in discussione dall’operato delle artiste che danno voce ad una frammentazione imperante che rompe le certezze consolidate del nostro percepire il circostante, secondo delle narrative temporali in grado di esaminare l’erroneità della rimembranza e dell’intero.
Come afferma Laura Catini nel testo critico:
“L’unica ora naturale è quella che dimora nella determinazione dell’esistenza umana sin da sempre, nell’esserci dell’essere come tempo, nello Jeweiligkei, nell’affermazione dell’asserzione dell’esserci in relazione al suo essere che è costitutiva.
Ogni volta che “io sono”, si attua l’esserci che riconosce la morte come ultima possibilità, la stessa fine che rende possibile l’autentico poter essere dell’esserci, partendo dalla temporalità originaria. E, se il filosofo di Meßkirch dimostra come, nell’ontologia Occidentale tradizionale, il senso dell’essere è secondo il tempo, decostruendo la fenomenologia della storia dell’ontologia, altrettanto potremo allargare ed espandere il concetto di tempo naturale non misurabile al tempo come infinita estensione di se stesso, quello che Parmenide identificava con un νῦν, e che di contro potremo associare all’essere eterno del Timeo di Platone, privandolo di quell’immobilità che rende l’essere e il tempo fluidi.
Contrapponendoci alle aporie sulla significazione di eternità, approdiamo nel tempo cosmico, escatologico indefinito che muta la condizione esistenziale, ribaltando il tempo e lo spazio.
Il befindlichkeit, “sentirsi situato”, la “situatività” come ricettività passiva è ora rinnegata come condizione ontologica di possibilità, senza disconoscere il relazionale, il cui animo dimora nel terreno locale che invade il piano della terra-cielo visibile e tattile, per dipoi implodere nel cronotopo dell’Universo.
Nondimeno, si può affermare che l’esistenza dell’essere - che riconosce la sua finitudine - sia disgiunta dal tempo. Si deduce che l’evo, come ciascuno dei periodi della storia individuati nel lungo periodo di tempo, durante cui si effettua l’affermazione e lo sviluppo di determinati elementi di civiltà e di cultura, è rappresentazione astratta che l’uomo ha designato per creare dei paradigmi mentali e, conseguentemente, meglio imprimere il senso di appartenenza alla vita, come reazione all’oblio. Termine che, per lo stesso Freud, assume valenza di facoltà difensiva della mente umana rispetto alla consapevolezza e ai contenuti mnemonici torvi.
Obliare presenta, ordunque, una doppia valenza, positiva e negativa, nella storia della nostra esistenza, distintamente nel tempo coevo, in cui “the net never forget”.
Nel parossismo estetico-visivo, si muove l’opera “Come una conchiglia nel bosco” di Francesca Romana Cicia, un’entità non definita e non collocabile in un habitat reale, se non in quel luogo che la nostra percezione può attribuirgli. Siamo, ancora una volta, in quel confine che potremo definire “astrazione concreta” del nostro pensiero, del nostro ricordo che appare rielaborato, modificato e distolto rispetto alla sua origine, rivelando tutta la fragilità dei meccanismi umani che, da ultimo, denotano il parossismo della certezza di una reminiscenza.
Nella semioscurità della stanza del ricordo, si scorgono i riflessi di petali caduti e dissolti tra le ceneri dell’oblio che annulla ogni possibile gravità per trascendere il reale e depositarsi nella zona del parossismo che trasforma panicamente l’essenza e la materia che da flessuosa si fa vitrea, cristallizzando la ferita della finitezza nell’argine del frammento. Conchiglie sedimentate tra le stratificazioni della terra e nate dalla sostanza basale dell’acqua, da cui ha origine e si rinnova la vita.
Il vissuto marino, sito all’interno della conchiglia, narra il soffio linfatico del nostro interiore che, nel suo apparire in superficie, imprime una traccia nella coscienza, rivelando la cura capillare della ricerca di Eirene che, nella seconda entità che abita l’oscuro dello spazio nella sua opera “Outer Spaces”, indaga la cavità interna dell’uovo, finora mai elevata a soggetto, nel suo essere placenta e generatrice di vita.”
Informazioni
Opening Sabato 22 Febbraio 2025
dalle ore 18:00 fino alle 21:30
22 Febbraio > 14 Marzo (su appuntamento)
Spazio Iris
Via G. Fonzi, 38 Spoltore (PE)
Contatti
prosperi.maura@outlook.it
@spazioiris_: https://www.instagram.com/spazioiris_/ www.mauraprosperi.com
22
febbraio 2025
Francesca Romana Cicia / Eirene – Evo oblïato
Dal 22 febbraio al 14 marzo 2025
arte contemporanea
Location
Spazio Iris
Spoltore, Via G. Fonzi, 38, (PE)
Spoltore, Via G. Fonzi, 38, (PE)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
22 Febbraio 2025, dalle ore 18:00 fino alle ore 21:30
Autore
Curatore
Autore testo critico