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La storia secolare di Palazzo Fortuny, con la sua atmosfera sospesa nel tempo, si offre in tutto il suo prestigio per ospitare una serie di opere scultoree contemporanee che attingono allo studio della cultura classica e dell’anatomia umana, sfidando la percezione degli spettatori, nel contesto dell’esposizione Sincronie, personale di Sergio Monari (Bologna, 1950).
Dopo il successo derivato dalla partecipazione alla Biennale d’Arte del 2011, Monari torna ad esporre a Venezia raggiungendo così un nuovo traguardo nel suo percorso artistico. L’artista bolognese, durante tutta la sua carriera, dimostra particolare fascinazione per la tridimensionalità e per la scultura materica, le quali rappresentano il cuore del suo linguaggio artistico.
Sincronie si compone di una selezione di circa una decina di opere scultoree in diverse dimensioni, realizzate in vari materiali, ognuna caratterizzata da una forte espressività e da un approccio innovativo alla forma umana. Ogni scultura sembra intrecciare il linguaggio anatomico con la distorsione percettiva del corpo come normalmente lo conosciamo, conferendo alle sue creazioni una tensione tra il realismo e il surrealismo, tra il conosciuto e il misterioso.

La varietà dei materiali utilizzati evidenzia la poliedricità dell’artista e la sua capacità di integrare ogni elemento in un linguaggio espressivo che vada oltre la semplice rappresentazione del corpo umano. I dettagli nascosti nelle opere sembrano celarsi da un’osservazione superficiale, rivelandosi solo a chi vi dedica tempo e attenzione. Questi piccoli e discreti elementi, quasi invisibili a una prima occhiata, richiedono una visita riflessiva, un’osservazione paziente che consenta di apprezzare la profondità e la varietà espressiva del lavoro di Monari.
L’assenza totale di didascalie all’interno della mostra provoca una sensazione di incertezza e curiosità, ma senza dubbio, per alcuni, anche di libertà. Senza il supporto di una mediazione esterna il visitatore è libero di esplorare le sculture in modo intimo e personale. Da un lato, questo può lasciare alcuni spettatori smarriti, ma dall’altro offre l’opportunità di immergersi in una riflessione profonda, dove ogni opera si svela lentamente, secondo il proprio ritmo e la propria interpretazione.

La mostra, curata da Niccolò Lucarelli assieme a Chiara Squarcina, direttrice scientifica della Fondazione, segue un allestimento studiato con grande maestria. Grazie ad un ritmo costante di luce e ombra studiato per mettere in risalto la sacralità di ogni scultura, le opere sembrano emergere dal buio con una presenza quasi mistica, illuminate con sapienza per esaltarne i volumi e i dettagli. L’ambiente richiama l’atmosfera di un teatro in cui anche l’uso sapiente dell’illuminazione fa sentire gli spettatori all’interno di un palcoscenico, dove ogni scultura è un attore che emerge dal buio per raccontare una storia. Tutto contribuisce a rafforzare l’intensità e il carattere esperienziale della mostra.
Con Sincronie, Monari dimostra di essere un artista capace di trasformare la scultura in un ponte tra passato e presente, rifiutando ogni tentativo di spiegazione didascalica e affidandosi esclusivamente alla forza evocativa delle sue creazioni. La mostra richiede una presenza attenta e riflessiva, una pausa contemplativa in cui il visitatore è chiamato a costruire una propria personale visione e un proprio giudizio: una vera esperienza sensoriale, che trascende il puro atto di osservazione e invita a entrare in una dimensione intima e personale.
