14 marzo 2025

La doppia proposta di Fondazione Bonollo: Paul Chan e Nino Kapanadze

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Il programma primaverile di Fondazione Bonollo, in provincia di Vicenza, si compone di due personali imperdibili, visitabili fino al prossimo 24 maggio

Nino Kapanadze, Rendezvous, installation view a cura di Marta Papini. Courtesy l’artista e C L E A R I N G, New York e Los Angeles

La prima mostra personale in Italia dell’artista georgiana Nino Kapanadze ha inizio da un incontro: tra l’artista e un’opera del passato, ma anche tra i protagonisti di quella stessa opera. A smuovere l’ispirazione della pittrice è infatti quello che viene considerato il primo bacio della storia dell’arte. È nella Cappella degli Scrovegni di Padova, capolavoro di Giotto, che troviamo questo gesto dolce e affettuoso: un segno d’amore tra i santi Gioacchino e Anna, sigillato per sempre nell’affresco.

Proprio in omaggio a quel bacio rubato, la Kapanadze installa, in occasione della mostra Rendezvous —che significa, appunto, incontro— due grandi teli di chiffon nella sede della Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, a Thiene. Si tratta di lunghi panni colorati a mano, con pigmenti naturali Rosso di Marte e Ocra Dorato, a riprendere i mantelli dei due santi rappresentati da Giotto. L’amore e l’incontro di una coppia diventano così elementi leggeri, che incorniciano con eleganza l’altare dell’ex Chiesa delle Dimesse di Thiene.

Nino Kapanadze, Rendezvous, installation view a cura di Marta Papini. Courtesy l’artista e C L E A R I N G, New York e Los Angeles

A seguire, ventisei fogli di cotone ci introducono alla palette e alle dolci atmosfere dell’artista georgiana: sono frammenti di cielo, tracce di nuvole, addensamenti di nebbia che si fanno colore sulla superficie ruvida. Gli azzurri siderali e il trattamento delicato del pigmento che qui ci accolgono si ritrovano poi nelle tele più ampie dell’artista: cieli tersi, uccellini leggiadri, una grossa orchidea e globi luminosi si susseguono nelle opere esposte. Come scrive la curatrice Marta Papini: «Kapanadze gioca con gli elementi e li rende permeabili, evanescenti. Confonde l’aria con la terra, il fuoco con l’acqua, guidandoci in un mondo antico in cui tutto era uno».

È nell’attenzione per la luce e per il cielo che possiamo trovare il punto d’incontro tra Rendezvous e la seconda mostra proposta da Fondazione Bonollo per il suo programma primaverile: 3rd Light, a cura di Chiara Nuzzi. L’esposizione è dedicata all’ononima opera di Paul Chan, artista originario di Hong Kong, ma di base a New York.

Il lavoro, parte della Collezione Bonollo dal 2006, costituisce il terzo capitolo dell’ampio ciclo The 7 Lights: una serie di video-proiezioni dove sagome apocalittiche e allucinate ricompongono il racconto biblico della creazione del mondo in sette giorni. 3rd Light costituisce però l’opera più interessante della serie, essendo anche l’unica ad incorporare in sé un oggetto esterno: un imponente tavolo in legno realizzato basandosi sulle proporzioni della famosa mensa del Cenacolo (1494 – 1498) di Leonardo Da Vinci.

Paul Chan
3rd Light (from The 7 Lights, 2005–07), 2006. Table and digital color video projection (silent, 14 min.), dimensions variable © Paul Chan Photo: Courtesy the artist and Greene Naftali Gallery, New York. Photo: Erika Barahona-Ede

Proiettate sulla superficie della tavola e a terra, tutta una serie di nere figurette si susseguono nella proiezione di Chan, trascinate verso il basso da una forza incontrastabile. Sagome umane, grosse forchette, una mela rosicchiata e animali contorti seguono senza sosta, in un loop infinito, questa corrente che li trascina su sfondi aranciati, blu e violetti.

Sembra quasi la fine del mondo, più che il suo inizio e vi è, in questo moto continuo, un innegabile riferimento a forze apocalittiche e alla grande tragedia dell’11 settembre. Vi è poi, a tratti, una figura risucchiata versa l’alto: forse verso la salvezza o verso una sorte ancora peggiore. A noi, questo, non è dato sapere.

Se, dunque, Rendezvous celebra l’incontro, la leggerezza di un gesto che resta sospeso nel tempo, 3rd Light racconta di una caduta inarrestabile, un mondo che si sgretola sotto il peso della sua stessa ombra. Entrambe le mostre parlano di movimento, di corpi che si avvicinano o si disperdono ed è sempre la luce a segnare il confine tra i dolci incontri di Kapanadze e l’apocalisse di Chan.

3rd Light, 2006 (from the 7 Lights, 2005-2007). Courtesy l’artista e Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo

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