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Biennale Architettura 2025: Guendalina Salimei presenta il Padiglione Italia
Architettura
di redazione
Ottomilatrecento chilometri di coste trasformati in un laboratorio di futuro: da questa visione prende le mosse TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare, il progetto con cui Guendalina Salimei curerà il Padiglione Italia alla 19ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, al via nel maggio 2025. «Un appuntamento importantissimo e sentitissimo», ha dichiarato l’architetta durante la presentazione ufficiale nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, accanto al Ministro Alessandro Giuli, al Direttore Generale Creatività Contemporanea Angelo Piero Cappello e al Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco.
Selezionata attraverso il bando a evidenza pubblica, l’idea di Salimei si inserisce nel tema della Biennale 2025, Intelligens. Natural. Artificial. Collective, curata da Carlo Ratti. Il focus? Il rapporto tra terra e acqua, in un’Italia riletta dal mare: «Il Mediterraneo come piazza, spazio d’incontro», ha spiegato Cappello.
Salimei, già presente alla Biennale nelle edizioni 2000, 2008 e 2010, ha intrecciato la ricerca architettonica con un ricordo personale: «Sono cresciuta a Venezia, segnata dal suono della sirena che annunciava l’acqua alta. Ho lavorato in città come Napoli, Cagliari, Bari: le cui aree portuali potrebbero essere riscoperte sotto nuovi punti di vista».
Il Padiglione Italia – che potrà contare su una dotazione di 800mila euro messi a disposizione dal Ministero, oltre che su altri fondi provenieti da sponsorizzazioni private, tra cui per il terzo anno consecutivo Banda Ifis – esplorerà dunque le fratture e i punti di contatto tra terra e mare, dalle aree portuali alle strutture balneari, dai waterfront in attesa di rigenerazione alle infrastrutture sommerse – cavi, reti, archeologie sottomarine. «Immaginiamo una camera delle meraviglie capace di stimolare l’immaginazione, tra digitale e disegno», ha spiegato Salimei, che però non ha rilevato altri dettagli del progetto. Attualmente è infatti ancora in corso la fase di selezione delle proposte pervenute tramite una call che punta a raccogliere contributi sperimentali e innovativi che riguardano il mare e le sue coste. Come spiegato da Salimei, sono circa 600 le candidature pervenute, da istituzioni di primo piano, studi e gruppi di ricerca «Ma anche da scuole primarie, cosa che è stata particolarmente emozionante», ha raccontato la curatrice.
Centrale anche il public program, che animerà il dibattito per tutti i mesi della manifestazione e oltre i confini del Padiglione. Il catalogo, edito da Electa, si ispirerà ai portolani di navigazione: tre volumi che guideranno alla scoperta del progetto tra riflessioni multidisciplinari e documentazione.
«Nel solco tracciato da Rem Koolhaas nel 2014, quando invitò i padiglioni nazionali a dialogare con il tema generale della Biennale, il titolo proposto da Carlo Ratti trova nel lavoro di Salimei una destinazione naturale», ha commentato Buttafuoco. «È un romanzo sulla nostra dimenticanza, un viaggio attraverso la lingua perduta del mare, il Sabir, ma anche un corso di formazione sulle nuove geografie del domani».
Non è mancata una riflessione linguistica: il Ministro Giuli ha insistito sulla pronuncia restituta del titolo, TERRAE AQUAE, per evocare la polisemia latina del rapporto tra terra e acqua. «Il mare può fare a meno di noi, eppure l’abbiamo trasformato in un reticolo, personalizzato come Thalassa con un’intelligenza divina».
Dopo una consegna ufficiale del nuovo numero della rivista della Biennale al Ministro – «Ancora nel cellophane per aumentare la voluttà della carta», ha tenuto a specificare Buttafuoco – l’incontro si è chiuso – e non è la prima volta che accade in simili situazioni istituzionali – senza domande dal pubblico. Un dettaglio non secondario, in un evento che parla di dialogo e orizzonti condivisi.