14 marzo 2025

Nel cuore della Spagna: reportage dall’Estremadura tra storia, arte e folklore

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Ricca di storia e tradizioni, l’Estremadura è una regione tutta da scoprire, un angolo di Spagna fatto di cittadine dal fascino antico, costellate di interessanti musei di archeologia, arte moderna e contemporanea. Itinerario da Cáceres a Badajoz, passando per Mérida

Il teatro romano di Merida. Courtesy InSpain.org

Abitata sin dal Paleolitico, l’Estremadura ebbe nei Vettoni e nei Lusitani le più importanti popolazioni pre-romane; dopo lunghe battaglie, all’epoca di Augusto (I Secolo d.C.) nacque la provincia romana della Hispania Ulterior (poi divenuta Lusitania in età imperiale), di cui Augusta Merida fu capitale, e dove ancora oggi si ammirano i resti del teatro, dell’anfiteatro, delle terme, mentre la regione conserva ancora ponti, strade, acquedotti, di romana memoria. Caduto l’Impero, la Lusitania fu invasa prima dagli Alani, poi dagli Svevi e infine dai Visigoti, prima di cadere sotto la dominazione araba che nel 1009 vi creò la Taifa de Badajoz, uno dei tanti piccoli regni dell’antica Al-Ándalus; la taifa cadde nel 1150, ma di questo periodo rimane pochissimo, perché con la Reconquista i regni tornati cristiani videro la distruzione iconoclasta del patrimonio moresco. Tuttavia, Cáceres e Badajoz conservano un piacevole centro storico medievale con interventi sei-settecenteschi, mentre Mérida ha purtroppo perso buona parte del suo patrimonio antico a causa della modernizzazione della città fra gli anni Sessanta e Settanta; tuttavia, l’area archeologica con il teatro, il circo e l’anfiteatro, è Patrimonio UNESCO dal 1993, e nonostante alcuni interventi conservativi, mantiene intatto il fascino dei millenni; insieme al Tempio di Diana che sorge nella città moderna, l’acquedotto e il ponte sulla Guadiana, costituisce una delle meraviglie dell’Estremadura e ospita apprezzate stagioni liriche e teatrali. Il vicino Museo Nazionale di Arte Romana, progettato da Rafael Moneo, con le sue possenti mura in laterizio riempiti di calcestruzzo ricorda appunto gli edifici romani, e la collezione è un tripudio di stature, mosaici, affreschi, oggetti d’uso quotidiano.

Ma il patrimonio dell’Estremadura è fatto anche di tradizioni quali le celebrazioni pasquali della Settimana Santa, con le varie processioni delle confraternite nei costumi tradizionali, in varie città della regione, e il grande carnevale di Badajoz, riconosciuto Festa di interesse turistico internazionale insieme a quello di Rio de Janeiro, e caratterizzato da una sfilata cui partecipano gruppi in maschera da tutto il mondo oltre che dalla Spagna.

Cáceres e Badajoz

Sviluppatasi in età romana come Norba Caesarina, Cáceres risorse in età araba dopo le distruzioni dei Visigoti. La riconquista cristiana di Cáceres ebbe luogo nel 1229, cancellando la presenza musulmana; la città divenne parte della Corona di Castiglia e León e oggi il centro storico ha un’impronta medievale e cinquecentesca, sintetizzata in edifici monumentali come l’Ospedale dei Cavalieri, il Palazzo Episcopale, il monastero di San Francisco el Real. Fulcro ideale della città, la Plaza Mayor, creata nel XII Secolo per la fiera annuale che richiamava una grande folla; nel Cinquecento fu arricchita di portici sostenuti da pilastri in pietra e archi a tutto sesto, in parte ancora visibili; è una delle piazze più grandi di Spagna, ornata dall’Arco de la Estrella, costruito da Manuel de Lara y Churriguera. Il volto agricolo della città cambiò in parte nella seconda metà del xviii Secolo, quando cominciò a crescere grazie all’arrivo di coloni stranieri, sia temporanei che permanenti, la cui presenza portò alla formazione di una borghesia locale di allevatori e commercianti di tessuti. Con la guerra civile fra il 1936 e il 1939, Cáceres vide il massacro di oltre 600 persone, perpetrato dai franchisti. Passati i duri decenni della dittatura, la città è risorta, e dagli anni Novanta si sta aprendo sempre più al turismo e alla cultura.

Insediamento romano di non particolare rilevanza, Badajoz venne fondata dai Mori come Baṭalyaws, e fra XI e XII Secolo fu la residenza dei sovrani della taifa di Badajoz. Le vestigia arabe si possono in parte riconoscere nell’Alcazaba, la fortezza dell’XI Secolo, che oltre ai quartieri militari e alla residenza reale includeva anche terme e moschee, andate purtroppo distrutte dopo la Reconquista, dopo la quale la regione fu contesa tra Spagna e Portogallo per diversi secoli con controlli alternati che portarono a diverse guerre tra cui la Guerra di successione spagnola (1705), la guerra d’indipendenza spagnola (1808-1811), l’ Assedio di Badajoz (1812), che causarono gravi danni al patrimonio architettonico. L’Alcazaba (il cui percorso murario regala affascinanti vedute della città) sorge all’inizio del colorato quartiere gitano, quartiere che è un esempio d’integrazione fra la comunità zingara e la città, e dove ancora oggi si possono trovare piccoli locali dove si balla il flamenco. Tra gli edifici più importanti della città, la cattedrale del XIII secolo (sorta nel 1238 su una precedente moschea), somigliante a una fortezza con le sue massicce mura; sorge nella Plaza de España, di fronte al palazzo municipale; al 1925, al centro della piazza si trova una scultura del pittore di Badajoz Luis de Morales, opera dello scultore Gabino Amaya. Di particolare bellezza anche la Plaza Alta, sotto i cui portici nel Medioevo si tenevano i mercati; la parte settentrionale della piazza, con gli edifici settecenteschi dalle colorate facciate a motivi geometrici, rifulge ancora oggi di una particolare eleganza, che la luce del tramonto amplifica creando un’atmosfera particolare.

Ma la bellezza di Cáceres e Badajoz, come del resto anche di Mérida sta anche nel non essere state stravolte dalla modernità e aver conservato il tipico stile di vita rilassato della provincia spagnola; le zone storiche cono ancora animate da negozi e locali tipici, mentre la campagna circostante, punteggiata di ulivi secolari, querce e grandi prati alternati a suolo roccioso, evoca scenari donchisciotteschi.

Anfiteatro romano di Merida. Courtesy Spain.info

Helga De Alvear Museum

Fondato dalla gallerista e mecenate Helga de Alvear, è il primo museo di arte contemporanea di Cáceres: un patrimonio di oltre 3.000 opere di 500 prestigiosi artisti di tutto il mondo, fra i quali Joseph Albers, Paul Klee, Jenny Holzer, Anish Kapoor, Philippe Parreno, Gordon Matta-Clark, Olafur Eliasson, Kandinsky e Picasso. Il progetto, dello studio spagnolo Mansilla + Tuñón, è concepito su due corpi: quello antico, risalente al 1913, che fu la prima sede della Fondazione, e dove un lungo e attento restauro ha permesso di ricavare nuove, ampie sale espositive; e quello moderno, di nuova realizzazione, su una superficie di 17.000 metri quadrati, per accogliere le opere monumentali. Purtroppo scomparsa il 2 febbraio scorso, Helga de Alvear ha dato un notevole contributo allo sviluppo istituzionale della scena del contemporaneo spagnolo, poiché de Alvear nel 1982 ha collaborato alla fondazione di ARCO, una delle più importanti fiere d’arte a livello mondiale; inoltre, ha contribuito alla nascita della Fundación Museo Reina Sofía, e infine, nel 2006, ha dato vita alla Fundación Helga de Alvear (con il sostegno del governo regionale dell’Estremadura e del consiglio comunale di Cáceres) che si occupa di promuovere e sostenere l’arte contemporanea.

Helga de Alvear, 2021. Photo Andy Solé

Vostell Museum

Il Museo Vostell Malpartida nacque nell’ottobre del 1976 per volontà dell’artista ispano-tedesco Wolf Vostell (Leverkusen 1932 – Berlino, 1998), figura chiave dell’arte contemporanea del dopoguerra, e uno dei membri fondatori del gruppo Fluxus, pioniere della videoarte e iniziatore dell’happening in Europa. Scelse di stabilirsi in Estremadura dopo il matrimonio con Mercedes Guardado Olivenza. Il museo sorge in un impianto di lavaggio della lana del XVIII secolo, a Malpartida de Cáceres, circondato dalla campagna e da un lago artificiale, usato come riserva d’acqua per l’attività. Il paesaggio è parte del concetto del museo, perché mentre all’interno si riflette sulla deriva violenta e materialista della società, all’esterno la bellezza della natura ci ricorda le nostre origini e funge da richiamo per un loro recupero.

Il nucleo principale della collezione è imperniato sulle grandi opere installative di Vostell, fra cui Fiebre del Automóvil (1973), Fluxus Buick Piano e Desayuno de Leonardo da Vinci en Berlín (1998), e The End of Parzival, un’opera di grande formato, completata da Wolf Vostell nel 1988, utilizzando le motociclette della polizia stradale spagnola ai tempi di Franco. Un altro inno alla libertà e alla lotta contro l’oppressione. Di notevole importanza anche la collezione Fluxus donata da Gino di Maggio, direttore della Fondazione Mudima di Milano, composta da un insieme di opere che sono state, nella maggior parte dei casi, azioni e interventi Fluxus. Fotografie, video, manifesti e testi vari costituiscono quindi i complementi necessari a questo insieme di azioni. La collezione comprende opere (ambienti, installazioni, dipinti, dipinti-oggetto, sculture e partiture) di artisti del movimento di origine europea, nordamericana e asiatica: Eric Andersen, Ay-O, George Brecht, Philip Corner, Robert Filliou. Una visita a Malpartida è quindi un viaggio nella storia della regione, con le sue tradizioni manifatturiere, ma anche nell’arte.

Esterno del Museo Vostell Malpartida. Courtesy Museo Vostell Malpartida

I Musei Di Badajoz

Oltre al piacevole centro storico e alle vestigia dell’Alcazaba, Badajoz vanta il Museo Extremeño e Iberoamericano de Arte Contemporáneo (MEIAC) sorge sul sito delle vecchie carceri franchiste, sorte a metà degli anni ’50 all’interno del settecentesco Fuerte de Pardaleras.  Il museo sosrse nel 1989 su progetto dell’architetto José Antonio Galea; la collezione comprende ben 1.475 opere di artisti come Luis Buñuel, Equipo 57, Daniel Canogar, Miquel Navarro, Eduardo Naranjo, Ouka Leele, Daniel Garcia Andujar, Gustavo Romano, oltre ad altri nomi noti della scena artistica dell’Estremadura, spagnola, europea, americana e asiatica. Pur interessante, lo sarebbe forse di più dando maggiore risalto agli artisti sudamericani, anche attraverso le opere dei quali sono passate le relazioni fra la Spagna e le sue colonie.

Per apprezzare invece l’arte antica e moderna è necessaria una visita al Museo de Bellas Artes, che conserva un dipinto di Francisco Zurbaran e un’incisione di Goya. Ma il museo è utile per conoscere meglio la pittura spagnola fra l’Ottocento e il Novecento, fra cui Adelardo Covarsí, cantore del popolo e dei costumi dell’Estremadura, il suo paesaggio e il rapporto con la frontiera portoghese. Altra figura di rilievo, Antonio Juez Nieto, che fu pittore, illustratore, scrittore e architetto paesaggista. Omosessuale, elegante, sensibile e colto, i soggiorni a Parigi, Barcellona e Madrid lo introdussero in un ambiente cosmopolita e bohémien, intellettuale e decadente. Come artista fu influenzato da Gustave Moreau e Aubrey Beardsley e dagli illustratori spagnoli José Zamora e Manuel Bujados. I temi della sua opera sono legati al simbolismo decadente di inizio secolo: allegorie, amore, peccato, tentazione e morte, con personaggi eleganti e sofisticati, climi enigmatici e il gusto per l’esotismo orientale; Non mancano nemmeno le femme fatale e le seduttrici, come Salomé, nel più puro stile di Oscar Wilde. Un museo che merita un’attenta visita, per meglio entrare nella storia e nel carattere della splendida Estremadura.

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