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Nasce in provincia di Caserta la prima biennale di arti e architettura: intervista a Luca Molinari
Progetti e iniziative
Uno spazio da scoprire passo dopo passo, da esplorare seguendo le fila di una narrazione coerente e molteplice, tra arte, design e architettura. Partendo da una tradizione culturale di livello e latente, distante dai circuiti più raccontati ed esposti ma nondimeno vitale e propositiva. Su questo paesaggio si svilupperà la prima edizione della Biennale delle Arti AMA Arte + Maddaloni + Architettura che, dal 28 marzo al 21 aprile 2025, si diffonderà tra le vie e i luoghi emblematici della città in provincia di Caserta, situata lungo l’antico percorso della via Appia.
Fortemente voluta dal Comune di Maddaloni e diretta da Luca Molinari, architetto e docente presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, AMA nasce come iniziativa per riattivare il territorio, con l’obiettivo di rinnovare tanto l’identità quanto la percezione di una zona storicamente caratterizzata e stratificata ma, in alcune aree, afflitta da declino demografico e precarietà sociale. Il tema della prima edizione, Nuovi racconti (per il futuro), è dunque un invito a immaginare nuove visioni, che possano ispirare una trasformazione profonda, partendo dalle radici di luoghi dimenticati.

80 gli autori coinvolti, tra artisti, architetti e designer, legati al territorio e dal respiro internazionale, tra cui Teresa Antignani, Mauro Bubbico, Matilde Cassani, Michele De Lucchi, Cherubino Gambardella, Francesco Jodice, Bernard Khoury, Francesco Librizzi, Giancarlo Mazzanti, Donatella Mazzoleni, Adrian Paci, Périphériques Architects, Franco Purini, Raumlabor, 2050 plus – Ippolito Pestellini Laparelli, Ugo La Pietra, Labics – Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, Fancisco Bosoletti (la cui opera murale è stata già presentata come anteprima della manifestazione).

Il festival si innesterà quindi negli spazi più rappresentativi di Maddaloni, dal Complesso Monumentale del Convitto Nazionale Giordano Bruno – custode della tela più grande del mondo, di 720 metri quadrati, realizzata da allievi di Luca Giordano –, al Museo Civico, dalla Biblioteca Comunale fino ad alcune chiese storiche. Ogni spazio di questo patrimonio urbano, reinterpretato attraverso i linguaggi della creatività e della progettualità contemporanee, diventerà parte di una nuova storia i cui capitoli, identificati da parole chiave come “abitare”, “rigenerare”, “seminare”, “sognare” e “resistere”, si tradurranno in opere, installazioni, mostre e performance.
Per approfondire la visione e le strategie alla base di AMA, abbiamo intervistato Luca Molinari.

Qual è l’idea alla base della Biennale AMA?
«Ricollegandosi alla tradizione delle Biennali di Arte Grafica che qui si svolsero negli anni ’80, subito dopo la tragica scomparsa di Franco Imposimato, il progetto di AMA nasce come un’iniziativa di rigenerazione urbana e culturale, volta a riscoprire e valorizzare il patrimonio della città. L’obiettivo è trasformare Maddaloni in un palcoscenico di alto profilo per arte, architettura, design e illustrazione, contribuendo a rinnovare la percezione e l’identità del territorio. Credo che la rigenerazione sia prima mentale, simbolica, e poi diventa operante anche nel concreto. Questa manifestazione è il primo passo con cui il Comune di Maddaloni ha deciso di seguire la via della cultura come risorsa sociale, ambientale, culturale ed economica, per un territorio che vuole ritrovarsi e rinascere».
In che modo AMA intende utilizzare il patrimonio storico e culturale di Maddaloni?
«Un tema molto importante è quello di produrre nuove narrazioni condivise, nuove visioni che aiutino a riflettere sul tempo che abitiamo. AMA trasformerà spazi storici in ambienti espositivi: le installazioni e gli interventi artistici dialogheranno con la storia del luogo, invitando il pubblico a riscoprire angoli e dettagli spesso trascurati».

Come si integrano le diverse discipline artistiche nel festival?
«Il festival abbraccia arte, architettura, design e illustrazione, ciascuna mantenendo la specificità della propria ricerca e trovando, al contempo, un modalità di dialogo e interazione. Queste discipline si incontreranno per creare narrazioni condivise e un dialogo visivo e concettuale, offrendo al pubblico una visione completa e innovativa del territorio.
Per esempio, nella mostra al Convitto ci saranno circa 60 tra autori e autrici, da progettisti a illustratrici, da fotografi ad artiste. In esposizione avremo quindi modelli, disegni, stampe, fotografie, materiali eterogenei esposti in questo grande allestimento fatto da Simona Ottieri e Concetta Tavoletta.
Al Museo Civico alcuni designer sono stati invitati a presentare dei loro pezzi molto specifici, in particolare ceramiche contemporanee, per dialogare con la collezione archeologica e di altri reperti pertinenti, per esempio, alla gioielleria e alla lavorazione del corallo, tradizioni tipiche di questo territorio. Nel Monastero di Santa Maria de Commendatis, risalente al tardo ‘600 e che attualmente fa parte del Museo Civico, si troveranno delle installazioni site specific, come un arazzo di sette metri di Teresa Antignani, le pitture su vetro di Roberto di Alicudi di Alicudi e gli interventi di Roberto Amoroso nelle cappelle laterali.
Nella chiesa di San Giovanni saranno esposte due video installazioni: quella di Francesco Iodice, al piano superiore, e una di Adrian Paci, nella cripta, che è stata riaperta solo recentemente, dopo anni».

Qual è la prospettiva futura del progetto?
«AMA è concepita con una visione a medio-lungo termine. Alcune installazioni rimarranno in sede in maniera permanente – per esempio, una seduta con ombra progettata da Gambardella per il sagrato della chiesa di San Pietro Apostolo – mentre gli allestimenti, come quelli della mostra principale al Convitto, resteranno a disposizione del territorio e diventeranno parte integrante delle possibilità future per la città.
In questo senso, il Comune sta inoltre investendo nel restauro e nel consolidamento di spazi storici, dimostrando un impegno concreto per la rigenerazione urbana e sociale».