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fino al 18.IX.2005 Stefano Bricarelli – Fotografie Torino, GAM
torino
Avvocato di professione, fotografo per vocazione. Bricarelli viene raccontato in una grande retrospettiva. A giusto suggello dell’amore che nutriva per la sua Torino, i paesaggi montani e le automobili...
“Su le dentate scintillanti vette
salta il camoscio, tuona la valanga
da’ ghiacci immani rotolando per le
selve scroscianti:
ma da i silenzi de l’effuso azzurro
esce nel sole l’aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero
volo solenne.
Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come
gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi…”
La poesia Piemonte di Giosuè Carducci si sposa perfettamente con l’atmosfera che aleggia nella prima sala della GAM, dedicata agli esordi fotografici di Stefano Bricarelli (Torino, 1889 – 1989). Le sue prime stampe alla gomma hanno come soggetti i paesaggi alpini di una volta, che rievocano i fuochi dei camini e le enormi nevicate che un tempo incombevano sulla Val Susa, ma anche gli antichi mestieri e le usanze passate.
Il pittoricismo fotografico, presente in questa fase, viene confermato da quella preziosa serie intitolata Jeunes filles en fleur. Questi ritratti a figura intera di alcune delle più affascinanti giovani donne dell’aristocrazia torinese, tutti datati tra il 1913 e il 1922, sembrano cogliere in un unico scatto, e con eccezionale maestria, elementi della personalità altrimenti imperscrutabili se non che osservati da quell’angolatura e attraverso quella postura attentamente studiata.
Nomi altisonanti, come Anne Marie Pont de Veau, Léonie Pallavicino di Priola, Madina Arrivabene in Visconti di Modrone, si susseguono nella seconda sala, dando vita ad un vivace ritratto di quel piccolo lembo di società di inizio secolo. Utilizzando le figure e le occasioni dell’ambiente familiare nobiliare e alto borghese come punti di partenza, Bricarelli ha così modo di testare le possibilità espressive del mezzo.
Numerose sono gli scatti realizzati durante i viaggi, molti i soggetti “marini”, come le vele, le reti, gli scorci portuali. In questa fase apparentemente documentaristica è presente una vena rivolta allo sperimentalismo, alla ricerca di nuove formule narrative, come la messa fuori fuoco del soggetto.
Nel ‘35 vince grazie ad un concorso indetto dalla parigina Tiranty un viaggio negli USA, che, oltre a lasciargli il ricordo indelebile in un prezioso carnet, gli assicura collaborazioni con prestigiose testate come Harper’s Bazar, e che lo porta soprattutto a lavorare per la neonata “Life” alla realizzazione del famoso reportage su Mussolini.
A Mussolini quel lavoro non piace, ma a noi, che la storia ormai la conosciamo, quella “concezione libera e moderna” che Bricarelli attua per cogliere la sua supponenza fa sorridere perché rende fedelmente l’attitudine del duce.
Nell’aprile del 1956, sarà stato forte il suo rammarico nell’apprendere le parole dell’illustre collega Fulvio Roiter, che dalle pagine del periodico svizzero Camera, attacca l’atteggiamento dilettantistico dei fotografi amatoriali nostrani e denuncia “l’assoluta mancanza di riviste specializzate e di editori che abbiano il coraggio di intraprendere un intelligente e razionale lavoro editoriale che abbia come base di sviluppo la fotografia”.
Bricarelli infatti per tutta la vita inneggia alle magnifiche potenzialità del nuovo linguaggio, e, da dilettante dichiarato, dirige e collabora con riviste che fanno ampio uso della fotografia, come Il corriere fotografico e Motor Italia, primissima pubblicazione nazionale di automobilismo da lui stesso fondata. Ed è proprio tra le pagine di quest’ultima rivista che appaiono gli scatti delle macchine da lui stesso immortalate e che sono presenti in mostra.
Le proporzioni calcolate e misurate dei primi scatti si aprono a favore di soluzioni prospettiche più azzardate. Curiose appaiono le prime fotografie a colori, forse troppo patinate, forse eccessivamente studiate, o semplicemente realizzate con un potenziale espressivo ancora poco conosciuto e quindi non pienamente risolto. Interessanti sono infine i due riferimenti alla pop art nei due scatti datati 1965, involontari virgulti della cultura dilagante.
monica trigona
mostra visitata il 22 luglio 2005
Stefano Bricarelli – Fotografie
a cura di Pierangelo Cavanna
catalogo a colori edito dalla Fondazione Torino Musei, con saggio introduttivo di Pierangelo Cavanna – Torino, GAM, via Magenta n. 31
orario di visita: 9.00 – 19.00; giovedì 9.00 – 23.00; lunedì chiuso
ingresso: 7,50 Euro, ridotto 4 Euro
per informazioni: Tel. 011 4429518
[exibart]