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fino al 5.II.2006 Santiago Sierra – Una persona Trento, Galleria Civica
trento bolzano
Niente ingiustizie sviscerate attraverso la provocazione. Solo un lungo corridoio bianco da attraversare. Da soli, in un percorso dentro se stessi. Ecco come Sierra a Trento ci ha stupiti…
di Milla Hauser
Niente immigrati remunerati per imprese oltre l’accettabilità etica e la sopportazione fisica. Niente performance che risultano un affronto al buon senso. Questa volta, con il progetto speciale pensato per la Galleria Civica di Trento, Santiago Sierra non ha fatto leva sull’effetto immediato, irritante, ottenuto sul pubblico attraverso un meccanismo di esasperazione della discriminazione sociale. Stavolta ha lavorato sull’intimità, spingendosi con misura e maestria fin nei meandri più nascosti dell’animo umano.
Sono infatti le reazioni psicologiche più profonde ad essere stimolate durante la fruizione dell’intervento, che invade l’intero spazio della galleria. Il visitatore è in questo caso anche l’attore, ma un attore ignaro. Chi entra in galleria è travolto all’interno di un percorso senza uscita dentro la propria mente: quello innescato da Sierra è infatti un labirinto interiore più che una costruzione strettamente fisica. L’atmosfera introspettiva è rafforzata dal fatto che l’accesso in galleria è consentito ad un solo visitatore alla volta, ad una persona. L’impatto è inaspettato, la dimensione dello spazio irreale. L’esperienza prende forma nel confronto con sé stessi e con il vuoto assoluto.
Una volta varcata la soglia si è posti di fronte al costante bagliore del bianco delle pareti, al silenzio della solitudine, alla perdita della spazialità creata dal continuo camminare senza meta. Claustrofobici corridoi bianchi si susseguono tutti uguali, minimali come blocchi di cemento.
In questo modo viene cancellata la percezione spaziale e temporale che vale per il mondo esterno: sono i nostri passi a misurare il movimento, siamo noi soli al centro di questa realtà viscerale. E non è facile essere da soli, senza difesa, senza certezze, di fronte all’ignoto: non sappiamo cosa ci aspetta e non possiamo controllare le nostre reazioni.
Mercificazione, ingiustizie sociali, disuguaglianze. A Trento Sierra è andato oltre tutto questo per spingersi direttamente fino alla radice di ogni problema. E’ arrivato alla fragilità umana dimostrando –lui spagnolo caliente e provocatorio- tutta la raffinata maturità raggiunta dal suo lavoro.
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Katarzyna Kozyra
milla hauser
mostra visitata l’8 ottobre 2005
Santiago Sierra – Una persona
progetto speciale a cura di Fabio Cavallucci e Carlos Jiménez / 8 ottobre 2005 – 5 febbraio 2006, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Via Belenzani 46
38100 Trento – Consigliata prenotazione per gruppi – T 0461.985511 / info@galleriacivica.it – www.workartonline.net
[exibart]
Che ideona.
Sempre fermo al minimalismo Santi.
E avanti con ‘ste foto in bianco e nero.
Sierra e’ il piu’ facile degli artisti (da vendere poi… ufff). Chiedere a Orozco di Sierra.
Se tu guardassi l’intero percorso di Sierra, forse ti accorgeresti che non è come pensi. Ti suggerisco di visitare http://www.santiago-sierra.com
Conosco bene Sierra. Le sue foto sono un lenitivo per la borghesia criminale. Fabio, non capisco bene cosa mi vuoi dire… a cosa ti riferisci? Il passato di Sierra e’ il suo presente: minimalismo. Glielo possono scrivere sulla tomba: qui giace un altro minimalista. In caratteri d’oro certo.
tutto bello, ma non esageriamo!
“E non è facile essere da soli, senza difesa, senza certezze, di fronte all’ignoto: non sappiamo cosa ci aspetta e non possiamo controllare le nostre reazioni.”
… chi entra in un museo sa bene cosa lo aspetta, i timori e le paure sono fuori da lì!
Sì, Sierra usa una grammatica minimalista, ma a differenza dei minimalisti storici cala quelle forme nella realtà. Così funzionano quasi da reagenti. Un parallelepipedo di Judd alla fine è un elemento astratto, che apre una dialettica solo all’interno del sistema dell’arte, anche se realizzato con materiali industriali. Il parallelepipedo di Sierra puo diventare il rimorchio di un camion che chiude una strada provocando un ingorgo, oppure un oggetto sostenuto da persone pagate, o anche una bara dove una persona viene calata. Quanti aspetti sociali, economici e culturali può toccare quel solido geometrico?
Si’, ma qual e’ il motivo per cui Sierra stesso si definisce “un minimalista con sensi di colpa”? Chi fa minimalismo oggi e’ colpevole (e lui stesso lo sa, da qui la mia critica). Debord: “la vittoria finale spettera’ a chi sapra’ introdurre piu’ confusione”. Io credo profondamente in questa cosa, considero Sierra un nemico. Considero il risultato formale dei suoi interventi la gioia dei borghesi, la mia tristezza. Sierra non genera confusione, approfitta della confusione per generare soldi. Scomparira’.
Questa galleria è sempre più sorprendente!
bello da tornarci!
principio di labirinto: ricorda la scena di “Odissea 2001”. Conclusione da meandro. Per chi conosce la topografia della Galleria Civica non è un problema. La tradizione del meandro è anatolocia, dove esistono due fiumi, il piccolo e il grande meandro. Per un pò di divertimento si consiglia di dare al visitatore un gomitolo di lana rossa, da svolgere e riavvolgere bene, pena il ritorno all’interno. Grazie.
io intitolerei la mostra ‘il percorso umano nella vita’ solo che la vita non ti permette di tornare indietro e ripercorrere i tuoi passi
Una forte emozione di vuoto esistenziale
Viaggio del bimbo che esce dall’utero materno, anche se in questo caso c’è la possibilità..di tornare indietro!!
Una situazione particolare…
Sembra di aver perso il filo d’Arianna”
Labirintico, alla ricerca di sé… di una persona
Continui a camminare curiosa di vedere cosa arriva dopo… e alla fine muro…molto strano!
Ok, l’inenzione è giusta, però il percorso dovrebbe essere insonorizzato, oppure girare con i tappi alle orecchie. Ci sono troppi rumori, va meglio al piano di sotto, comunque
Cammino, cammino, cammino e continuo a camminare e ad un certo punto un muro mi sbarra la strada…! Non rimane altro che tornare sui propri passi.
Senza parole, un po’ perplessa.
Bello il tramonto sul mare mentre si lascia perplesso il campo di girasoli
A me è venuta voglia di canticchiare, respirare stando ferma per un momento e gustare questa esperienza soli. Poi riprendere il cammino saltellando come fanno i bambini. Forse farei la stessa cosa in un bosco buio.
Un’esperienza
l’anima che cammina…
Ho provato una sensazione di immobilismo, sembrava che io fossi fermo e che il corridoio si muovesse, poi alla fine del tunnel, trovatomi davanti la strada sbarrata, il fatto di dover tornare sui miei passi mi ha pesato molto, una sensazione di “sconfitto”, concretizzata con un passo più ritmato e affannato.
Bea monada!
Essere un’opera che cammina…il battito del proprio cuore e la cadenza dei passi. Una persona e niente più.
La ricerca e il fine ultimo della nostra vita qual è? Siamo sempre e comunque soli con il suono delle nostre scarpe.
…non è il cammino e la meta incerta, ma l’obbligatorietà del percorso a creare l’ansia…
Morte & vita…Faticoso
Meglio in fondo il quaderno delle impressioni!!
Ma altro che palestra, ho mal di pancia almeno wc siete fortunate che ce l’ho fatta a tenermi!
1000 Schritte (!) in 10 Minuten. Wie einer grossen Museum
Ero confuso e ora lo sono ancora di più!
stretto, bianco, chiaro
Andare, Andare, Andare, prima sali poi al ritorno in compagnia della memoria.
Allora…, pensavo di vedere qualche quadretto e già questo ma ha stupito assai… è stata un’esperienza psichedelica e intensa, anche strana, in poche parole non c’è stato niente da capire.. Ho pensavo alle anime di Dante costrette a vagare all’infinito e mi sentivo un po’ così. Grande persona questo Sierra, soprattutto per come è riuscito a costruire una meraviglia del genere…Magari c’era anche una logica nascosta nel disegno del muro… si può avereuna paintina? Potrebbe provare a rifarlo, però di un alrtro colore, con la luce uguale a quel colore, forse riesce a suscitare ancora altre sensazioni diverse
Piacevole passeggiata! Purtroppo non sono riuscito a trovare vie di fuga che sicuramente esistono!
Avendo fatto l’imbianchino i colori chiari mi mettono tensione, non so se doveva a vere un effetto più rilassante, ma ero più rivolto a cercare particolari dietro ogni angolo che invece non mi ha voluto dare (l’autore). Forse cercava solo di crescere le aspettative senza però soddisfare.
Ogni persona viaggia, vive sola, ma in parallelo ad altre persone. Altre vite. Equilibrio della luce. Un caro saluto a Santiago Sierra e un grazie speciale.
Un percorso estenuante verso la fine della solitudine
All’inizio l’aspettativa di arrivare da qualche parte, l’attesa di incontrare qualcuno o qualcosa, l’ansia del limite… Poi comincia a salire la noia e la comprensione di come finirà…
Poi la confusione di curve, angoli, scale… in fondo – se stessi un muro in faccia. Il ritorno è disincantato, disilluso, annoiato, ma man mano ci si avvicina alla consapevolezza della fine… l’immaginazione prende il sopravvento ed il viaggio è meraviglioso e inquietante.
Bello! Un gran trappolone!
Ma se i muri si muovessero?
Claustrofobica e vertiginosa
400 + 400 passi nel?
Sono entrato dentro me stesso. Ho girato nella mia mente, ho visto chi sono io e cosa gli altri vedono in me.
È semplicemente fantastica!
Un grazie a chi mi ha detto di venire a provare questa esperienza.
mi sono meravigliato ed emozionato i primi 10 metri…beh…poi è stato tutto scontato
dentro un intestino bianco, sano, asettico
Bello camminare lungo i misteriosi binari della vita…con la sottile inquietudine di trovare alla fine del percorso a ritroso un altro muro!
La mia reazione…una risata finale!!!
Il bianco…
Andare fino in fondo…cercare di capire…di comprendere..e poi cadere giù, forse con la paura di non alzarsi, di non poterlo fare…ma arriva la consapevolezza che è possibile “tornare indietro” e ritrovare “la luce”, la via d’uscita
Sentire solo i propri passi e il proprio respiro e la prorpia mente… solo tu e basta… e solo tu puoi uscirne davvero…è la vita
1. Sapevo cosa aspettarmi
2. Pensavvo fosse più bianco
3. Due bei momenti, dentro.
Un po’ angosciante, però interessante
Sono una gran fifona!!! Però molto profonda come esperienza
Viaggio nella mente.
Un percorso fuori dal tempo e (dopo un po’, paradossalmente) al di fuori dello spazio. In cerca di una meta, di una fine. Ripetere… ancora. All’inizio guardandosi alle spalle, voltandosi indietro, poi solo guardare avanti, pensare … e all’uscita…essere di nuovo al punto di partenza. Ma nulla è (e sarà) come prima. Un percorso.
Un giro impegnativo in questo labirinto di luce. Il cuore batte più forte e quando arrivi alla fine devi cominciare tutto da capo.
An intense journey into your own mind into the mind of the visitor/participant. A path in which you must walk alone – just like our paths in life, a reminder of our existential existence.< ?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
One person, one part of hesitation…..< ?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
I had a movement of doubt when I remembered Hansel and Gretel… then logic kiched in and I was fine. There’s also a little spider roaming about inside who made me less lovely.
Una persona e il suo battere di cuore.
Vorrei abitarci. Magari con un po’ di colore… due fiori….
E’ questo il Paradiso? Il percorso bianco la vita ha più colori, forse. O tutto è uguale.
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Il percorso è di “Una Persona” e penso che non dovrebbero arrivare rumori dall’esterno, voci, inoltre una persona la deve vivere come credere e non dovrebbe essere fermata se sonicchia la parete.
Ma che schifezza. A chi è venuto in mente di ospitare una roba del genere, come è possibile che a qualcuno piaccia? Un lavoro inutile e ai limiti del sadismo, consiglio una seduta psichiatrica al sedicente artista. Non vedo niente di interessante in un percorso nella “persona” di questo tipo, quando nel mondo di fuori e dal mondo di fuori si possono avere stimoli molto più costruttivi di questo. L’impressione generale di questo tipo di arte (contemporanea?) è per persone oziose che non hanno altri problemi, di cui occuparsi.
Inquietante all’inizio, rilassante alla fine. Troppe parole per descrivere le emozioni…Non amo l’arte contemporanea, ma questa è la prima opera di questa categoria che mi ha smosso.
Semplicemente geniale!
Questa installazione, un labirinto bianco senza fine, ti prende dopo pochi metri…coinvolgente, inquietante, palpitante. Sembra la metafora della nostra mente in preda alla follia. Sconsigliato ai claustrofobici!
“vorrei una discoteca labirinto
bianca senza luci colorate,
lunga un centinaio di chilometri
dalla quale non si possa uscire…”
Forse Santiago ha materializzato una canzone dei Subsonica?
E la musica?
Camminare, pensare, ridere, correre! Leggerezza
Cos’è? …una pubblicità dei cartongessi? Mancano musica, luci, troppo piatta
Mette davvero a confronto con le proprie paure, le prorpie diffidenze, quell’aspettarsi sempre altro, sia esso positivo o negativo E la fine è nel contempo la delusione che sia tutto lì e il sollievo che sia “niente di più geniale
È lunghissimo! Si sentono benissimo tutti i rumori. Comunque è una bella esperienza (11 min)
Che strano sembrava di stare in un film..Comunque ti fa riflettere sulle cose più o meno brutte che hai vissuto…
PS: Claustrofobici, non entrate!
(6 min)
Una sfida all’inconscio e alle proprie paure. Una sottile linea bianca chiamata confine.
oggi sono stato alla mostra di Trento a percorrere un labirinto.
E quando arrivi in fondo…tendi l’orecchio per percepire, oltre ai tuoi passi, anche qualche ALTRO passo…dietro di te…alle tue spalle…in tutto quel bianco…
Aspettative più grandi di quel che è stato,in ogni caso abbastanza sconvolgente e tratti!
uno spazio,un tempo con se stessi…..da ridere
soli, il rumore dei tuo passi ,…come in montagna tra la nebbia.vicino a…
Interessante – a me sembrava una strada senza fine – la strada attraverso la vita, una strada senza fine – la fine, un ritornare al inizio.
pei primi 30 secondi ti aspetti che le pareti subito dopo il primo svincolo cambino colore, successivamente quando ti rendi conto che resteranno bianche per tutto il tragitto ti sembrerà di essere in un film di alieni…fino a che non arrivi alla fine e dici noooooo! sono stata tutto il tempo con il sorriso sulle labbra e appena uscita ho riso! Veramente un’idea innovativa,non poteva esserlo più di così!
Bianco…bianco…eco dei miei passi…stato di allerta continuo
sicuramente fà pensare……..
Il percorso ha riportato alla mia mente ricordi scolastici e piu’ specificatamente sensazioni provocate dallo studio di Leopardi . Ha valorizzato l’importanza della solitudine .
Penso sia un lavoro di svolta nell’opera di Sierra, sicuramente la più lontana dal rapporto col sociale, ma non per questo meno politica. Quello che personalmente trovo forte è la volontà del lavoro di non essere metaforico. E’ ospedaliero, però, nella forma e spt nella disattenzione cercata nei confronti dei materiali.
se di solito le opere di questo genere si limitano all’estetico, qui i dettagli sono poco rifiniti, il soffitto troppo basso, l’ambiente troppo freddo, per generare il sublime – qualcos’altro, una certa violenza e costrizione. Poi, la sorpresa finale
senza parole
andata per solitudine
francamente sierra ha scassato la menchia!!
davvero…dico sul serio!
Angosciante, allucinante, terrificante……girare intorno a noi stessi!!
DA LEGGERE 1VOLTA USCITI!!!!!prevedibile!all’andata avevo fretta di arrivare ad una meta ma una volta concluso il percorso(a mio parere paragonato alla vita)tornare indietrosembrava difficile e molto lento.L’arrivare alla fine e trovarsi davanti un muro mi ha comunque spiazzata!!!
ho portato molte persone a visitare la mostra…tutte si sono molto divertite a incontrare se stesse dentro il lungo corridoio. io non sono più rientrata…ma la tentazione è stata forte…a volte si ha voglia di stare sole e affidarsi a un percorso obbligato, mettendosi in stand by.
sottile angoscia, paura, guardare dietro l’angolo. Ma non c’è niente, oppure c’è tutto, c’è un muro. Poi tornare indietro, prima a ritroso con desolazione poi con coraggio fare dietrofront e tornare al punto di partenza che è “fuori”, all’aria, da capo.
Di sicuro effetto per il visitatore, che è in completa balia del corridoio e del fascio luminoso. Ho avvertito una certa tensione nella discesa, e ho perso completamente il senso dell’orientamento. Il percorso a ritroso è stato sicuramente meno teso, in quanto avevo la percezione di raggiungere l’uscita. Molto bello anche la diffusione dei colori.
Banale quanto una camminata in un non spazio, poi sempre meno banale meno meno meno fino a pensare che quell’opera potesse chiamarsi “Donna che cammina lungo pareti di cartongesso”.
Bianco, bianco, essenziale..i tuoi passi..il corridoio e le svolte improvvise e inaspettate e poi il silenzio fino a sentire solamente te stesso e il tuo corpo che cammina..
senza parole. vedere se stessi, il senso della fatica e della solitudine. piangere.
Mai più…. inquietante, ma molto attraente. Il muro finale è sconcertante. Tornerò ancora…………. forse!!
..riesce a far nascere nella mente una mancanza, una monotonia visiva che priva la percezione dei suoi punti di riferimento. persi ma con la cosapevolezza di non esserlo..
L’ansia di arrivare a qualcosa
labirinto bianco
it was very white, and in the middle i thought about turning back, but then i started to imagine many people in the space, all running, then i started to run, as if i was with them, and i started to sing and feel the sound changing in the space, i started to fall into my head. it was a very pleasant “trip”, though i guessed the end, few steps after the beginning.
gracias!
mi sembra di essere un topo che cerca il formaggio
Non mi aspettavo una cosa di questo tipo, una delle cose più originali che abbia mai avuto modo di provare, con delle emozioni che sorgono sempre più intense mano a mano che si procede!
il tempo del passo, il bianco che riduce.
molto bello, utile per superare molte paure
*cough*
ci son rimasto male alla fine del percorso, mi aspettavo un altro mondo..potrebbe essere il passaggio perfetto fra il nostro tempo..e un mondo migliore…comunque è purificante. l’ essenziale è l essenziale! il non avere punti di riferimento crea una contaminazione dell anima da parte della propria anima.
Un labirinto dotato di un unico (doppio) senso. Un’interpretazione forte e piena di senso della dissoluzione del senso?