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in fumo_interviste Aleksandar Zograf
in fumo
Ha raccontato i Balcani sconvolti dalle bombe e dalla guerra civile. Le meraviglie della vita quotidiana e le regioni inesplorate della mente. Parla il cartoonist serbo Aleksandar Zograf, lo psiconauta che ha dissolto il confine tra sogno e realtà...
Utilizzi tecniche particolari nell’esplorazione del sogno o dello stato intermedio tra il sonno e la veglia, quello ipnagogico?
Prendo sempre nota delle mie esperienze legate ai differenti stati onirici. Dai sogni lucidi allo stato ipnagogico (incluso il normale sogno profondo, ovviamente). Le immagini ipnagogiche si presentano solitamente come cartoon che lampeggiano davanti ai miei occhi quando mi addormento o quando mi sveglio. In seguito pubblico i disegni usciti dallo stato ipnagogico in piccoli albi autoprodotti: la Hypnagogic Review. I sogni hanno un enorme potenziale ancora inesplorato nella cultura e nell’arte. Viviamo nell’Età della Ragione, ma senza la capacità di concentrarci sui sogni non saremo mai in grado di comprendere la complessità del nostro mondo. L’abilità di immaginare, progettare, creare, è profondamente radicata nella nostra vita onirica.
Sei interessato agli esperimenti artistici, magici o scientifici compiuti sullo stato di semiveglia?
Sono a conoscenza del fatto che altri artisti o scienziati hanno esplorato lo stato semionirico, ma ho compiuto la mia personale ricerca senza prendere parte a particolari gruppi o dottrine. Alla metà degli anni novanta ho incontrato molti altri cartoonist provenienti da diversi paesi: Rick Veitch e Jim Woodring dagli USA, David B. dalla Francia, Julie Doucet dal Canada, Max dalla Spagna. E tutti stavamo cercando di esplorare questa connessione sogno-fumetto. La forma del fumetto si adatta perfettamente all’indagine sul sogno, basta considerare l’esempio di Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay. C’erano solo poche scene oniriche nei film o in letteratura al momento in cui Little Nemo usciva ogni settimana sui quotidiani…
Spesso le tue storie sono fondate sull’atto di guardare. Osservi qualcosa e d’un tratto si crea un legame misterioso tra te e quella cosa che apre uno spazio, una fessura nella realtà che prima non c’era…
Si, ultimamente molti dei miei lavori sono basati su ciò che vedo intorno, sembro ossessionato dalla realtà e quanto strana possa apparire. La Realtà può essere strana quanto la Realtà del Sogno, solo non ci facciamo caso. Siamo convinti che la realtà non possa essere più strana della finzione, anche se l’arte ci dice l’esatto contrario.
Nella tua recente collaborazione con Gordana Basta, il trasferimento su stoffa delle tue visioni colpisce per il connubio tra attitudine underground e lavoro manuale di tipo tradizionale. Puoi parlarcene?
In qualche modo sento di essere legato alla tradizione artistica del mio Paese, ho sempre amato l’arte bizantina. Penso che sia fondamentalmente un’arte emotiva, concepita per essere compresa dalla gente semplice e tuttavia con una logica profondamente mistica: non tenta mai di rappresentare il mondo “reale”, e questo è un punto di vista davvero interessante. Ma non sono tradizionalista nel senso abituale, sono vicino all’attitudine dell’artista d’avanguardia che esplora l’universo alla sua maniera, senza preoccuparsi delle regole o dell’autorità. Sto cercando di dire che le cose non sono mai bianche o nere, si confondono, nell’arte come nella vita. Così nei ricami creati da mia moglie Gordana Basta (e basati sui miei disegni) c’è questa strana eppure armoniosa commistione di stili e significati.
In cosa il vostro lavoro riprende queste tradizioni?
Nella tradizione serba ci sono i ricami fatti a mano. Erano ricamati da donne comuni come decorazione per la cucina, e per lo più presentavano scene di vita quotidiana come cucinare, prendersi cura della casa. Consistevano in un disegno lineare e in un breve testo su un frammento di tessuto, e potevano essere anche umoristici. Vedi: parola e immagine insieme, esattamente come i fumetti! E ancora, erano fatti da comuni casalinghe, una vera arte democratica femminile. Alcune donne facevano delle modifiche personali: ho anche un ricamo degli anni ’30, che rappresenta Mickey e Minnie Mouse al posto di una comune coppia serba. Mickey è rappresentato mentre pela le patate mentre Minnie è mostrata dietro una stufa. È un misto di cultura tradizionale e popolare, vecchia e nuova, in qualche modo simile a ciò che stiamo facendo con Gordana. Le nostre cose sono ovviamente più legate all’iconografia del fumetto underground, ma sono create minuziosamente con questa vecchia tecnica di cucito. A Gordana ci vogliono giorni, a volte settimane o mesi per completarli.
Sei stato un testimone prezioso della crisi balcanica, collabori a riviste come Vreme e Internazionale e ai tuoi fumetti è stato sempre riconosciuto un valore politico. Qual è il tuo modo di vivere (e disegnare) la politica?
Se il mio lavoro è politico, e credo che lo sia, è perché penso che la politica non riguardi gente in giacca e cravatta che fa discorsi noiosi. C’è un importante retroterra politico nella poesia, nei sogni e nei giochi dei bambini; molti mutamenti economici e sociali vengono raggiunti esattamente attraverso questi mezzi. La gente in giacca e cravatta in genere arriva solo in seguito. In ogni modo, se vivi in un paese come la Serbia non puoi evitare di essere politico, a meno di essere un incosciente: è tutto intorno a te, c’è sempre una crisi. E ti fa pensare, ti fa venire voglia di dire qualcosa, forse di provare a cambiare qualcosa. Sono felice che i miei ultimi lavori siano pubblicati da riviste politiche come Vreme a Belgrado o Internazionale in Italia, dovrebbe essere la strada per ottenere rispetto verso i fumetti. Il mio ultimo libro pubblicato in Italia (C’e) Vita nei Balcani (Black Velvet, 2005), è una specie di diario a fumetti, che descrive la realtà politica di un cittadino dei Balcani e finisce in una bizzarra fantasmagoria. È veramente difficile stabilire dove la politica inizia e finisce nelle nostre vite…
Sembri avere un rapporto privilegiato con il nostro Paese…
Gordana e io amiamo l’Italia e la consideriamo la nostra seconda casa. Come si potrebbe non amare l’Italia? Il passato e il presente di questo Paese sono carichi di significati e gioia e mistero. Proprio poche settimane fa siamo entrati nel Pantheon per la prima volta. Ero ossessionato dall’idea che la cima aperta rappresentasse un grembo e che restando là si potesse provare una specie di rinascita. L’idea stessa di un edificio simile ereditato nella moderna struttura urbana è molto affascinante. Così, vedi siamo solo un pugno di balcanici, non abbiamo passaporto italiano e sappiamo a malapena parlare la lingua, eppure consideriamo l’Italia una seconda casa, qualunque cosa significhi. Perché avere paura di creare nuovi significati e nuove relazioni tra le cose?
Per finire: una definizione di fumetto.
I fumetti sono storie raccontate in immagini e in parole. Una definizione inventata sul momento. Ma d’altra parte penso che siano l’emozione che avevo a sei anni, mentre sfogliavo attentamente le riviste illustrate. Oppure la sensazione di appagamento che provo, da cartoonist di 42 anni, quando disegno qualcosa che considero la rappresentazione accurata dei miei pensieri e delle mie visioni interiori. E molte altre cose difficili da definire…
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Aleksandar Zograf
Zograf su Osservatorio Balcani
Vreme
alessio trabacchini
[exibart]