01 novembre 2005

Arte all’arte 2005. Lotta Continua

 
di marco enrico giacomelli


Lotta Continua tra chi? Ma tra le due anime del pool artistico di San Gimignano. Diviso tra la Galleria Continua e l’Associazione Arte Continua. Tra chi chiede i soldi ai fondi della Regione Toscana e tra chi li dà. Tra la vecchissima Europa e la nuovissima Cina. Con l’edizione 2005 la kermesse di fine estate, Arte all’Arte, interrompe le sue ‘repliche’ dopo dieci anni. E si lamenta pure…

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Il sapore è un po’ quello delle feste di fine estate. L’apice dell’allegria e della melanconia in una miscela agrodolce. Arte all’Arte è giunta alla decima e ultima edizione. I tre alfieri dell’Associazione Arte Continua, Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, di cui il primo è Presidente, hanno subìto scacco matto. O meglio, hanno optato per l’eutanasia, mentre guardano ad Oriente.
Edizione speciale, dunque. Che coincide con i 15 anni dell’Associazione (e della galleria quasi-omonima). Ai 15 curatori che han partecipato sin’oggi è stato chiesto di scegliere fra i 69 artisti delle edizioni precedenti, fatta esclusione per quelli che loro stessi avevano invitato. Stilata la classifica, ne sono usciti vincitori sei uomini. Accompagna il tutto un bel tomo edito da Gli Ori e alcune iniziative “collaterali”: una personale di Luisa Rabbia, l’iniziativa filantropica Arte x Vino = Acqua curata da Vicente Todolì e Antonello Colonna (stesso intento nell’installazione di Alberto Garutti a Buonconvento), l’omaggio (eccessivamente) trendy a Luciano Pistoi al Castello di Gilberto e Rosa Sandretto.
Seguendo il filo degli interventi ambientali, ne è nata qualche riflessione. Cominciando dal grande Pistoi. Alla Volpaia, a tavola insieme a tre ragazzi con molte idee e pochi fondi. Una storia edificante, pare quasi di vederli mentre storcono bonariamente il naso, loro toscani, di fronte al Dolcetto d’Alba. Poi la morte di Pistoi e il “dovere morale” di raccoglierne il testimone. In questo modo, fra grandi difficoltà, nasce una rassegna che caratterizzerà profondamente il territorio. Con oltre venti opere permanenti installate nel senese e le discussioni sui rapporti fra arte contemporanea e architettura medioevale. Insomma, come scrive Pier Luigi Sacco a catalogo, la volontà di superare l’idea di Sienahire.
Luisa Rabbia, Il riposo del Tempo, 2004. Fonte medievale – San Gimignano
Nessuno dotato di raziocinio può pensare che “i Continua”, oramai stanchi e disillusi, vogliano cullarsi sulle amache di Jennifer Wen Ma, allietati dalle arpe eoliche, nell’UmoCA di Colle Val d’Elsa ideato da Cai Guo-Qiang. Hanno da poco inaugurato una galleria a Dashanzi, precario artdistrict di Pechino, quindi gli stimoli non mancano. E la Galleria Continua –i lapsus colgono perfino Cristiani– festeggia i suoi 15 anni con una mostra e un party (ma forse è per Arte Continua?) nelle sale dell’ex cinema di San Gimignano.
Non bisogna nascondersi come dentro al bunker di Olafur Eliasson e Tobias Rehberger nella sua versione più oscura di Siena, o ancor meglio in quella con vista sulle colline a Poggibonsi. Non si può pensare che la Galleria e l’Associazione non profit siano contenitori stagni. Checché ne dica, giustamente, il Presidente (dell’Associazione), e inviti a controllare i bilanci. La dinamica è fin troppo evidente. Seguiteci: L’artista “x” viene invitato ad Arte all’Arte da parte dell’Associazione, poi l’Associazione dona l’opera al comune dove viene installata -che essa diventi permanente o meno– e la questione si chiude. Poi lo stesso artista viene invitato per una personale alla Galleria Continua, o viene presentato (questa volta in vendita, altro che donazioni) in qualche collettiva o, ancora, viene presentato in qualche fiera d’arte e così via per un buon numero di artisti tra i 69 di cui sopra. Senza nulla togliere al contributo culturale donato al territorio senese, non si può nemmeno dire che la Galleria non ne abbia tratto dei benefici, dal punto di vista dei contatti, della “vetrina” a cielo aperto, della promozione di nuovi e vecchi talenti fatta con fondi pubblici ecc…
Alberto Garutti, Senza titolo, 768 lampadine e volantino - Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, Buonconvento - Courtesy Associazione Arte Continua, San Gimignano, foto di Ela Bialkowska
Nulla di male, per carità. Ma perché insistere ossessivamente sulla assoluta separazione delle due realtà? Perché far turbinare continuamente le cifre? L’Associazione ha donato opere per un valore di 5.300.000 euri, le istituzioni hanno investito “solo” 1.100.000 euri nelle nove precedenti edizioni. Perché “minacciare” di trasferire Arte all’Arte in Puglia oppure in Sardegna?
D’altronde, dieci anni sono molti, il marchio è indelebile. Intanto la formula rischia di soffocarsi da sé. Con quella sensazione di claustrofobìa provata nel torrione di San Gimignano occupato da un superbo Anish Kapoor. A forzare troppo, l’esito potrebbe essere quello in cui è incorsa l’Ape di Sislej Xhafa a Montalcino, tradita dalla sua stessa marmorea grevità.
Anche perché quali tipo di “risposte” chiede l’Associazione dalle amministrazioni locali? Prendiamo l’esempio della Fondazione Musei Senesi, che riunisce 11 Musei della Provincia. È stata finanziata anche dal Monte Paschi per un totale di 1,5 milioni di euri. Ebbene, in primo luogo valorizza il territorio tanto quanto Arte all’Arte. In secondo luogo non c’entra nulla con l’arte contemporanea, visto che almeno dal punto di vista regionale i contributi a quest’ultima sono regolati specificamente dalla legge 14 ampliata dalla legge 33 (18.II.2005, Interventi finalizzati alla promozione della cultura contemporanea in Toscana). Certo, la legislazione e i vari codicilli sono un autentico vespaio da quelle parti, dove non è chiaro per esempio il grado di autonomia della rete di finanziamenti chiamata Tra Art (andatevi a vedere chi è il coordinatore provinciale per Siena…).
Nari Ward, Illuminated Santuary of Empty Sins, 2001, Termoutilizzatore – Fosci
A questo punto perché non tralasciare le polemiche e l’amarezza, lasciando che parli lo straordinario patrimonio affidato ai piccoli comuni senesi? Il nome dell’Associazione Arte Continua resterà in perpetuo. Perché rischiare che si ricordino invece le controversie? Cui prodest?

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La recensione di Arte all’arte 2005

marco enrico giacomelli


fino al 6.I.2006 – Arte all’arte 2005
a cura di Achille Bonito Oliva, Laura Cherubini, Emanuela De Cecco, Elio Grazioli, Jan Hoet, Hou Hanru, Florian Matzner, Giacinto Di Pietrantonio, Roberto Pinto, James Putnam, Jerôme Sans, Pier Luigi Tazzi, Vicente Todolì, Angela Vettese, Gilda Williams
Catalogo Gli Ori
Info: Associazione Arte Continua – via del Castello, 11 – 53037 San Gimignano – tel. +39 0577 907157; fax +39 0577 907291; www.arteallarte.org


[exibart]

18 Commenti

  1. ma che articolo avete pubblicato? state facendo una delle vostre polemiche-denuncie? poco significativa…non mi sembra un’analisi interessante della storia della Continua.

  2. …e invece dal m.e.g io me lo aspettavo…non delude mai le mie speranze! ed è uno dei pochi che ha fa critica e la non cronachetta a cui siamo abituati…

  3. facciamo giornalismo, caro giuseppe. ma se leggi certe riviste d’arte è palese che non l’hai mai incontrato nemmeno per sbaglio. datti una letta a qualche numero del washington post o del financial times, per fare solo un paio di esempi, e capirai (?)

  4. molto interessante l’artico di M.E.G., anche a me spesse volte è capitato di vedere mostre organizzate con materiali proveniente da gallerie e domandarmi come mai questa commistione, o come recentemente il caso di Luisa Rabbia, che trovo molto leggera come artista, ma che ormai sta spopolando nelle mostre pubbliche e private, la sensazione è che ci siano delle “spinte” non sempre motivate dalla qualità dell’operato artistico. Penso anche al bravo, ma non così bravissimo, Valerio Berruti.
    Nel caso poi della G.Continua, mi sembra lodevole la loro iniziativa, ma starei più sereno sul profilo dell’attenzione dei media e delle strutture pubbliche.

  5. caro Mario Enrico
    che per la Galleria Continua arte all’arte sia stata una grande vetrina internazionale è indubbio. Che sia stata anche una manifestazione a cui attingere per arricchire il gruppo di artisti è altrettanto vero. Il tuo articolo mi sembra corretto (spero che si affrontino tutti gli argomenti con una tale precisione… ma non ho dubbi a proposito) ma anche un po’ ingeneroso. In fondo aver lavorato parallelamente con l’Associazione Arte Continua è stato anche un’atto di generosità della galleria nei confronti del territorio in cui si opera (senza per questo dimenticarsi che poteva anche essere un bene per la galleria stessa) e potrebbe rappresentare un esempio di sinergie tra pubblico e privato di cui si sente tanto parlare ma che non si vedono mai (qualche volta si vede il privato sfruttare il pubblico con la compiacenza dei politici ma questa è un’altra storia). L’Associazione lavorava esclusivamente con artisti che non facevano parte della galleria, questo mi è stato esplicitamente chiesto prima di curare l’edizione del 2000 anche perché mi sarebbe piaciuto invitare uno degli artisti (con cui avevo spesso collaborato) della loro “scuderia”, a dimostrazione del tentativo di non mescolare il piano “associazione-pubblico” con il piano “galleria-privato”. Se poi, successivamente, gli artisti che avevano partecipato ad arte all’arte siano diventati punti di forza della galleria — per esempio Kendell Geers nella edizione co-curata da me — non mi sembra uno scandalo, anzi, mi sembra la dimostrazione che avevano lavorato bene.
    Sono anche contento che una manifestazione nata dieci anni fa si sia chiusa. Troppi avrebbero continuato a farla senza più spinte e idee. È un atto di coraggio anche questo, abbandonare quando tutto è diventato facile, la struttura collaudata… ma forse si erano accorti che la formula iniziale (che aveva così bene funzionato) era diventata troppo rigida e forse le cose in Italia, e in Toscana in particolare, erano cambiate nel tempo, e Arte all’arte diventava non più indispensabile come lo era in passato.
    Sono d’accordo che Mario Cristiani si è lamentato troppo dimenticandosi che è una festa anche finire un capitolo… ma non avrei riconosciuto Mario se non si lamentava dello scarso appoggio delle istituzioni (per altro in parte vero), anche perché il suo modo di fare è stata anche la sua forza nel coinvolgere il territorio. Però non vorrei ridurre tutta questa esperienza leggendola soprattutto attraverso le lamentele di Mario… anzi spero che l’associazione cerchi adesso di porsi nuovi obiettivi e che interrompere arte all’arte non significhi rinchiudersi come fanno quasi tutte le gallerie soltanto dentro le proprie mura, coltivando soltanto i propri collezionisti… ma che continuino a guardare al proprio territorio.

  6. Sono io l’unico ad aver evinto dall’intevento del signor Pinto che la Galleria Continua si finanziava la ricerca di artisti attraverso i sussidi all’Associazione Continua…e che la munificenza si è esaurita con i suddetti sussidi?

    p.s.excusatio non petita, accusatio manifesta…

  7. Marco! scusami, non Mario…
    a forza di parlare di Mario Cristiani ti ho fatto diventare Mario anche a te… scusa ancora

  8. Caro Roberto,

    hai scritto che sono stato ingeneroso. Sono d’accordo con te. Scusa l’estrema sintesi con cui lo dico, ma un’inchiesta non può essere generosa, altrimenti non è tale.

    Quanto al fatto che Continua (Associazione e Galleria) abbiano contribuito alla caratterizzazione del territorio senese, è fuori di dubbio e mi pare di averlo ribadito. Mi pare anche che siano stati letteralmente decine gli articoli che su Exibart, negli anni, abbiano attestato questo fatto. Ciò non toglie che alcune domande sorgevano e sono sorte anche negli scorsi anni, alle quali ho voluto dar voce documentandomi. In questo senso credo di aver fatto una “cortesia” a Mario Cristiani in primis, perché le voci di corridoio sono incontrollabili, mentre Exibart garantisce a tutti -e a maggior ragione ai diretti interessati- il droit de réponse (è un invito rivolto a Mario, che, se lo desidera, è bene accetto. Nella speranza che tutti “i Continua” provino a superare una disistima nei confronti di Exibart che preesiste di molto a questa inchiesta e che non ha ragione di esistere e che non abbiamo mai compreso).

    Sulla questione delle sinergie fra pubblico e privato, ben vengano. Il problema è sempre trovare un equilibrio, che nella fattispecie mi pare sia stato piuttosto “oscillatorio”. E piuttosto imbarazzante allorquando pubblico e privato sono (o, meglio, sono stati) la stessa persona.

    Ancora, sul fatto che gli artisti della “scuderia” non partecipino ad Arte all’Arte ma eventualmente entrino a farne parte post facto, dimostra che chiaramente l’Associazione e la Galleria non sono entità distinte. Ed è ovvio, altrimenti si dovrebbe ipotizzare uno sdoppiamento di personalità nella persona di Mario Cristiani.
    Non ci vedo particolari scandali nemmeno io, in una certa misura. E’ però stucchevole l’insistenza sul fatto che Associazione e Galleria sono contenitori stagni. Oserei dire che è un insulto all’intelligenza di chi ascolta. E’, appunto, una excusatio non petita.

    Sono ancora d’accordo con te sul fatto che la formula andava rinnovata, in loco o altrove. E aggiungo che andarsene sbattendo la porta sarebbe puerile, visto che in molti casi le opere sono diventate permanenti e alcuni sindaci sono assai ben disposti nell’impegno a mantenerle in buono stato.

    Che poi non sia filato tutto liscio, o meglio che non sia andata esattamente come avrebbe desiderato Mario, è la semplice dimostrazione che con il pubblico -ma con chiunque ci si rapporti- è in ballo una negoziazione. Se ci si appiattisse su una delle due posizioni allora non si tratterebbe di un dialogo, ma di un monologo con un convitato di pietra. Che in occasione di Arte all’Arte era rappresentato dalle istituzioni pubbliche, che non hanno voluto/potuto esprimere una posizione sull’argomento.

    Detto ciò, non credo che gli interlocutori pubblici dell’Associazione siano privi di responsabilità. Anzi, magari l’argomento di una prossima inchiesta potrebbe essere l’analisi puntuta e puntuale sulle scelte e le posizioni di Lanfranco Binni e della sua TRA-ART, l’ente regionale che distribuisce soldi per eventi d’arte contemporanea in terra di Toscana.
    Non era mia intenzione propendere per una parte, ma evidenziare dei dubbi su alcune dinamiche che coinvolgevano l’altra. La ragione è semplicemente giornalistica, visto che un’inchiesta ha un taglio e non può, purtroppo, occuparsi di tutto. Nessuna presa di posizione ideologica, “soltanto” una volontà di chiarezza.

    Un abbraccio,
    Marco

  9. Dicevo Mamma mia, quante inutili chiacchiere, e quante iene in giro… l’ho letto tardi questo articolo, peccato, avrei voluto inserirmi nella conversazione, e cmq, ci provo.
    questa povera “arte”… mi viene da sorridere, tutta questa nobiltà, tutto questo moralismo, tutta questa etica… sì effettivamente sono retorica, quasi come quello che è stato scritto.
    Ritengo che iniziative come queste vadano sostenute, non massacrate.
    Detesto il mondo ufficiale dell’arte che “se le canta e se le suona” come dite in toscana, dove si decide il bello e il brutto, di un’arte, lasciatemelo dire, oramai fine a se stessa, sterile e lontana, che racconta storie riviste e interpretate, che segna regole inventate, mi ricorda molto Versailles prima della rivoluzione francese…
    Però Arte all’Arte è un bel progetto, e spero che continuerà ad esserlo, a chi accusa di “intrallazzi” e fallimenti mi viene da ricordare che in Italia succede spesso che abituati come siamo a politici che si imbellettano e danno aggiustatine a destra e a sinistra diventa sempre più facile infangare e cercare di smorzare gli entusiasmi, molto più difficile è credere alla buona fede e incoraggiare.
    E spontanea mi viene una riflessione:
    non è che Arte all’Arte, (addirittura io credo che “il fine giustifichi il mezzo”) è un progetto che diffonde qualcosa che può dar fastidio a qualche realtà ben affermata?
    non so, gli esperti sono da un’altra parte.
    Io personalmente credo più a che agisce che a chi parla!
    Buona arte a tutti!

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