02 gennaio 2001

Fino al 28.I.2001 Matalon: Spazi infiniti e simboli inquietanti Milano, Museo Fondazione Luciana Matalon per l’Arte Contemporanea

 
Una mostra antologica dell’artista inaugura il Museo Fondazione Luciana Matalon per l’Arte Contemporanea…

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In una posizione centralissima, in Foro Bonaparte, a pochi passi dal Castello Sforzesco (e dalla Fondazione Mazzotta), ha aperto al pubblico il Museo Fondazione Luciana Matalon per l’Arte Contemporanea. Il centro storico di Milano si arricchisce così di un nuovo spazio espositivo che si sviluppa in settecento metri quadrati disposti su due piani. Completamente restaurato e ideato da Luciana Matalon, costituisce con le sue movimentazioni uno spazio plurale e multicentrico, labirinto felice e simultaneo, che scompiglia i percorsi lineari o circolari. Da tempo ormai si parla di web-museum e di realtà virtuale che si riconcili con l’esposizione reale, con il contatto fisico e coinvolgente con le cose. Basti pensare alle creazioni cibernetiche di Jeffrey Shaw, o di Bill Seaman. Forse lo spazio creato da Matalon, con i pavimenti inscritti, i pavimenti cosmici e luminosi, con la simultaneità e pluralità della strutturazione spaziale, va in questa direzione, ma con mezzi e la cura artigianali. Forse a testimonianza e appello critico di radici antiche – le avanguardie spazialiste e materistiche a cui Luciana Matalon aderì agli inizi del suo percorso – della contemporaneità. Lo spazio è aperto su Foro Bonaparte con grandi vetrine che possono sembrare quelle di un elegante negozio del centro. Si potrebbe chiamare con ironico ossimoro un’operazione di pop-snob o snob-pop (a scelta, ma non è la stessa cosa…). Ma perché guardare nelle vetrine oggetti di consumo e guardare opere d’arte dovrebbero essere cose separate, cose da tenere separate?
La prima rassegna ospite della Fondazione è una mostra antologica di Luciana Matalon, curata da Elio Santarella, che documenta la variegata attività dell’artista, comprendente pitture, sculture, opere luminose, installazioni, grafiche e gioielli, in oltre trent’anni di lavoro. La mostra costituisce un percorso a ritroso e un viaggio nella memoria.

Infatti le prime sale espongono le opere degli ultimi due decenni, le opere della svolta verso il lettrismo e la poesia visiva, incentrate sul binomio scrittura-immagine e dove compaiono le minuziose e indecifrabili iscrizioni ebraiche. Poi si passa, attraverso le sale dedicate alla scultura e ai gioielli e camminando sulle spendide pitture ambiente dei pavimenti, alla prima produzione di Matalon, quella vicina allo spazialismo di Fontana e soprattutto al materismo di Burri, i maestri delle pittrice bionda: opere di astrazione informale realizzate con materiali plastici squarciati, ribollenti e grumosi, con fenditure combuste e fuoriuscite laviche. L’intento della mostra è quello di mostrare la continuità e la coerenza d’ispirazione pur nell’evoluzione della produzione di Luciana Matalon e di metterne in evidenza l’autonomia e l’originalità rispetto agli illustri maestri. Infatti sono gli stessi grumi e ruvidità materiche che diventano, quasi come una messa a fuoco nel caos, lettere e iscrizioni, tracce da decifrare. Gli esiti lettristici e icnologici gettano allora retrospettivamente una luce diversa sugli esordi materico-informali. Ma l’eredità del punto di partenza non viene sconfessata: l’uso del segno verbale non avviene in senso formale ma la scrittura sembra emergere da un processo di stratificazione materica.
Anche la scultura e i gioielli di Luciana Matalon non nascono soltanto dagli interessi spaziali e dinamici ma anche dalla poesia visiva.
Nel Museo Fondazione Luciana Matalon è presente anche l’archivio completo e la documentazione computerizzata di trent’anni di attività dell’artista in Italia e all’estero.


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Lavinia Garulli


Fino al 28.I.2001
Matalon: Spazi infiniti e simboli inquietanti
Milano, Museo Fondazione Luciana Matalon. Foro Bonaparte 67, 20121 Milano
Tel.-Fax 02-878781. E-mail:matalonfineart@hotmail.com
Ingresso gratuito
Catalogo Edizioni d’arte Severgnini, con presentazione di Ermanno Krumm, edizione bilingue italiano/inglese L. 80.000.



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