24 gennaio 2006

fino al 27.I.2006 Paolo Masi Greta Matteucci Firenze, Quarter Centro Produzione Arte

 
Ironia e colori, casualità e calcolo. Insieme. Un artista attivo dagli anni Sessanta ed un’artista giovanissima. Linguaggi diversi, contenuti diversi, ma analoga dignità ed efficacia. Una doppia personale al Quarter...

di

Le opere di Masi e Matteucci sono esposte in spazi distinti dell’ampia struttura di Quarter.
Nel foyer, un’enorme fascia di parete è occupata dai brillanti cerchi di plexiglas di Paolo Masi. Un’invasione di colori. Tondi di dimensioni variabili inglobano segni quasi primordiali. La sovrapposizione di più strati di pellicola pittorica ottenuti con l’aerografo crea all’interno di ciascun elemento sfumature e passaggi lenti, che si contrappongono ai contorni definiti conquistati con l’uso di maschere sul retro del supporto trasparente. Ogni tondo è realizzato indipendentemente dagli altri, ma l’opera è costituita dall’insieme dei singoli elementi. “Posso passare intere giornate a elaborare la composizione, tramite l’accostamento di varie forme create in precedenza. Già nel mio studio, definisco una disposizione che mi sembra ottimale. Il confronto con lo spazio espositivo però può determinare dei ripensamenti, perché l’ambiente influisce moltissimo sull’equilibrio compositivo. La parete enorme che ho a disposizione al Quarter è perfetta per raggiungere i risultati che cerco”, dichiara l’artista. La vocazione di Masi è la decorazione parietale monumentale, il wall painting che confina con l’installazione ambientale. In una sala laterale l’artista presenta una serie di tele piccole tele (40×40), lucenti di spray metallizzato, che trattengono le impressioni di oggetti minimi poggiati sul supporto prima della stesura dell’aerografo. Una successione di strisce verticali di plexiglas definisce uno spazio curvo, giocando sulle gradazioni di grigio. La trasparenza e la lucidità del materiale evocano lo schermo del computer. I calcolatori producono immagini in progressione e modificano la percezione visiva dell’uomo contemporaneo. L’attenzione di Masi si concentra su questa generazione di forme, rigidamente matematica, eppure fantasiosa, sempre diversa da se stessa.
Un muro
Gli spazi che accolgono i lavori di Greta Matteucci non possono che ospitare schermi e immagini digitali. Realmente virtuali. Matteucci propone infatti per la prima volta le sue opere video, realizzate in tempi recentissimi. Un trittico che la allontana progressivamente dalla ricerca precedente, incentrata sulla produzione di opere sottoforma di libri d’artista.
In Calci di punizione, tutto in presa diretta, la camera sobbalza inquadrando i piedi dell’artista che prende a calci un suo libro sullo sfondo di una musica pesante. Forte il contrasto tra l’aspetto autodistruttivo e l’ironia sottile del titolo: punizione sì, ma in fondo si tratta di un gioco. Con Old school la parodia è preponderante. Il video celebra la privazione. Girato con una macchina fotografica digitale, dura solo 27 secondi. Una donna ceca, nel senso di residente a Praga, e cieca, nel senso di non vedente, canta sul Ponte Carlo leggendo uno spartito in Braille. L’audio è assente e la definizione bassissima. Il massimo della negazione. Il libro fa ancora la sua comparsa, ma non è su di esso che si impernia la lettura dell’opera. In Enduring love il distacco è completo, il libro scompare. L’ironia si accentua. L’incipit è buio, i suoni sono morbidi e naturali. Un paesaggio misterioso, il vento tra i rami, case lontane. L’accensione di una motosega fa da cerniera; vi si impiglia il tema musicale di Unchained melody. Che accompagna la seconda parte del video, in un clima disteso e divertito. Il montaggio attento ritma l’andamento danzante della seconda parte del video. Un uomo taglia gli alberi, che invece di crollare a terra si alzano eretti. Amore duraturo.
Se l’umorismo è il sentimento del contrario, come scriveva Pirandello, non stupisce che Enduring Love accenda sorrisi. Da cui scaturiscono riflessioni e immedesimazioni.

silvia bottinelli
mostra vista l’11 gennaio 2006


Paolo Masi- Greta Matteucci
Fino al 27 gennaio 2006
QUARTER – CENTRO PRODUZIONE ARTE
Viale Donato Giannotti 81, 50126 Firenze (Gavinana)
Info: +39 055 6802555 info@quarterart.org
www.quarterart.org


[exibart]

6 Commenti

  1. Ma che belle e mostre del Quarter, ma che bravo il suo direttore Risaliti, ma che miracoli che fa con quei pochi miliardi, ma che bella recensione!! Ma che anima candida la vostra Silvia Botticelli…peccato solo che sia una “collaboratrice” di Sergio Risaliti e che con lui abbia scritto anche il catalogo della Stazione Leopolda di Pisa!! Soprattutto peccato che qualcuno se ne sia accorto!! 😉

    http://www.leopolda.it/biennale_giovani.html

  2. Sai leggere? Almeno quando insulti a sproposito potresti scrivere correttamente il nome delle persone che critichi.
    Se le mostre che vedo mi convincono scrivo bene, altrimenti scrivo male. Documentati meglio e ne avrai la conferma.
    Mi sembra che avere il coraggio delle proprie opinioni sia fondamentale. Io firmo i miei articoli, tu perché non firmi i tuoi commenti?

  3. Non mi firmo, quella che non sa leggere mi sembra che sei tu?

    Il fatto che tu abbia avuto delle collaborazioni con il direttore del Quarter Sergio Risaliti e’ un fatto oggettivo, comprovato e documentabile, non un opinione. Gia’ questo dovrebbe bastare dallo sconsigliarti dal recensire le sue mostre.

    Se poi ti permetti di definire “una gestione dei finanziamenti che ha del miracoloso” [ http://www.exibart.com/notizia.asp/IDNotizia/14996/IDCategoria/1 ] la gestione di una struttura che costa – non si sa ancora bene a chi – un’infinita’ di soldi e che e’ nata solo per fornire un’alibi pseudoartistico all’amministrazione di sinistra del Comune di Firenze affinche’ i loro compagni della Coop di Firenze [ http://www.coopfirenze.it/info/art_2662.htm ] deturpassero Firenze con l’ennesimo centro commerciale, vuol solo dire che non temi di coprirti di ridicolo.

    Se proprio vogliamo parlare di “gestione miracolosa dei finanziamenti” ci sarebbe da ricordare che con la spesa di quattro birre e due gazzose, l’ex Cpa, il centro autogestito che e’ stato sloggiato e demolito per far posto al Quarter/Coop [ http://www.cpafisud.org/modules.php?name=Content&pa=list_pages_categories&cid=3 ] riusciva ad organizzare ben piu’ di quanto viene organizzato oggi senza che avesse bisogno di organizzare cene esclusive ad uso esclusivo di galleristi, curatori, nani e ballerine e senza ammorbarci con la vita con continui e patetici piagnistei sulla mancanza di risorse economiche.

    Riguardo alle recensioni non entro nel merito, – anche perche’ a differenza di te, a me (a noi) l’invito per le cene inaugurali non ce lo danno mai e le mostre ce le vediamo da fuori – ma… se qualcuno cerca un pò di arte meglio andare al nuovo Cpa a rivedersi un capolavoro come “Il cappotto” di Alberto Lattuada, che ritrovarsi al freddo davanti alle porte chiuse del Quarter per vedere da fuori quattro tubi di plastica, uno zerbino di finta erba di plastica e tanti piccoli borghesi si abbuffano!!

    Ancora oggi basta fare il confronto tra gli eventi organizzati da nuovo Cpa [ http://www.cpafisud.org ] e il Quarter [ http://www.quarterart.org ] per vedere che si riesce a fare un po’ di cultura anche con pochi soldi, senza avere a disposizione una linda sala da 8.000 metri cubi e 2.000 metri quadrati di annessi e servizi.

    Riguardo all’errore sul tuo nome mi dispiace, vorrei dire che si tratta di un errore di battitura ma si tratta più probabilmente di un lapsus freudiano, ovvero nel voler vedere arte – almeno in un cognome – dove di arte non ce ne piu’!!

    Cari saluti a tutti gli Exibari, H. J. 🙂

  4. Ho curato il catalogo dell’ultima edizione della Biennale Giovani Artisti di Pisa e Risaliti ha scritto un testo al suo interno. Non hai fatto nessuna scoperta. E’ cosa nota e soprattutto è ben lungi dall’essere una colpa. Nessuno scheletro nell’armadio.
    Perché questo dovrebbe essere motivo di silenzio sulle mostre del Quarter? Non vedo il conflitto di interessi, dato che non sono un curatore del Centro.

    In quanto ai fondi, ribadisco che per fare un lavoro di livello una Kunsthalle avrebbe bisogno di budget molto più consistenti di quelli a disposizione del Quarter. L’associazione secondo me se la sta cavando bene nella gestione dei finanziamenti, se si considerano i risultati (mostre, incontri e convegni di continuo).
    Il paragone con il Centro sociale e con le gallerie non sta in piedi. Le dinamiche economiche alla base dell’uno e delle altre sono completamente diverse.

  5. Se ancora non hai capito il senso di quello che ti ho scritto non dubito che per te sia difficile vedere un’evidente conflitto nel recensire una mostra organizzata da una persona con cui hai collaborato…ma soprattutto con cui collaborerai anche grazie alle graziose cose che scrivi nei sui confronti.

    Il problema di voi curatori recensori infatti e’ proprio questo, scrivere bene di mostre inconsistenti per crearvi un giro di amicizie simpatie che vi permettera’ di lavorare come curatori, visto che – e’ evidente – con le recensioni gratuite che fate per questo e altri giornali di sicuro non ci campate.

    Non entro in argomento solo perche’ ogni volta che l’ho fatto sono stato censurato ma ci sarebbe da aprire anche un altro dibattito nei confronti di quegli editori e di quei direttori lautamente stipendiati, che si vantano di avere 250 collaboratori e che si dimenticano sempre di ricordare che loro sono gli unici che ci guadagnano visto e considerato che tutti i collaboratori lavorano per la gloria.

    Il punto principale di tutto quello che ho detto fino ad ora verte comunque sul rapporto perverso tra le amministrazioni di sinistra e le cosiddette cooperative rosse, prime fra tutte la UniCoop Firenze a cui e’ tutto concesso in virtu’ di una pseudo superiorita’ morale, compresa un terribile Coop stile baracca da campo di concentramento a cento metri dalle antiche mura di San Gimignano. Il Quarter è solo l’alibi, ovvero il cavallo di Troia che ha permesso di far digerire alla cittadinaza un centro commerciale di cui non si sentiva la mancanza.

    Chiunque puo’ rendersi conto da solo che in quelle province amministrate dalla sinistra i così detti moralizzatori della politica di sinistra concedono ai loro compagni delle Coop quello che non concedono e non concederebbero a nessun altro imprenditore privato, ovvero demolire un’antica fabbrica, patrimonio culturale – anche in negativo di una citta’ – sloggiare un centro popolare per costruire li, non un museo o non un giardino ma un terribile centro commerciale. Se i politici iniziassero a spendere un po’ meglio i soldi di tutti, semmai evitando di deturpare la citta’ con inutili lavori urbanistici ci sarebbero risorse in avanzo per gestire dignitosamente l’arte e la cultura, e si potrebbero così evitare patetiche sceneggiate in tv (vedi Domenici) a pianger miseria riversando le loro colpe sullo Stato.

    Riguardo alla presunta differenza tra un centro popolare autogestito e strutture semipubbliche come il Quarter c’è un evidente differenza. Il cpa riesce ad organizzare degli eventi culturali a costi zero, il Quarter no. Dire che serve una struttura come il Quarter con 8.000 metri cubi di sala e delle risorse economiche illimitate per organizzare delle mostre come quelle fatte fino ad oggi è una palese menzogna. Gran parte delle mostre organizzate da galleristi privati sono di gran lunga superiori a quelle organizzate del Quarter di Risaliti a dei costi infinitamente inferiori. Dire che all’estero non è così non basta. Per tenere in piedi una mostra serve soprattutto un’Artista degno di tale nome, altrimenti per esporre dei tubi di plastica, quattro foto di Spike Lee o per proiettare due video basta anche un sottoscala.

    Non entro nel dettaglio delle recensioni solo per pietà nei confronti degli “artisti”, ma come era solito ripetere il nostro caro Federico Zeri “tutti i gusti son gusti disse il gatto mentre si leccava sotto la coda…”

    P.S Ma Kunsthalle che vo’ dire?! Ancora mi sfugge il vostro italico idioma… 🙂

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