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exibinterviste – la giovane arte Luana Perilli
parola d'artista
La memoria e le sue istruzioni per l’uso. Nell’era della riproducibilità tecnica. E l’ironia come balsamo. Giovanissima, Luana Perilli si atteggia da grande. Rigore formale e un allegro disordine. Con un invito a tutti gli artisti emergenti…
Quando e perché diventare artisti?
Credo che sia difficile addurre motivazioni e cause, determinare un tracciato leggibile e razionale.
Eppure il tuo è un lavoro allo specchio…
Vero: la ragione principale per cui il lavoro occupa oggi una spazio quasi totalizzante nella mia vita è l’opportunità che mi dà, di volta in volta, di cimentarmi con un mio limite.
Spiegati.
Mi affascina osservare le mie carenze con la maggiore onestà possibile. Mi concedo il privilegio di emozionarmi per cose di cui forse non varrebbe la pena, nascosta comodamente dietro la scusa di raccogliere materiale. Un alibi professionale.
Adesso provaci: come descriveresti il tuo lavoro?
La mia ricerca è incentrata sul linguaggio, sulle istruzioni per l’uso e sulla memoria. Mi interessa il concetto di refrain, di sequenza spezzata. Dal punto di vista dei mezzi ne preferisco un uso spurio: metto in relazione il video o l’audio con altre forme di narrazione per immagini.
La tua formazione?
Liceo classico. Poi l’accademia di Belle Arti, un po’ per volontà di maggiore autonomia un po’ per sfiducia verso un’impostazione che privilegia unicamente l’approccio speculativo. Mi andava di osservare le cose dall’interno.
E la svolta, quando?
Credo che sia stata determinante l’esperienza del teatro, che mi ha accompagnato dai 14 ai 21 anni. La cosa più interessante è stata cimentarmi con la riproducibilità scenica. Ovvero con quel meccanismo per cui più ci si avvicina ad una resa naturale più c’è un lavoro di artificio, esercizio e mestiere. E’ un punto di vista che continuo a mantenere: la mia ricerca è cominciata proprio cercando rapporti tra gli automatismi e la loro riproducibilità.
E a quali artisti hai guardato con più attenzione?
Amo molto Erwin Wurm e Bruce Nauman per la varietà dei media e per lo spessore di una ricerca che non rinuncia ad un filtro ironico. I seriosi mi annoiano. Mi affascina lasciar spazio ad un sorriso dietro una ricerca rigorosa.
Cosa ti piace e cosa invece detesti di te stessa?
A volte lavoro in maniera troppo frenetica, ossessiva. Sono molto esigente con me stessa e spesso esagero (anche se a volte me ne compiaccio). Nella vita sono timida e a volte sembro rigida, nonostante tenda per carattere a scherzare (a pensarci bene mi compiaccio anche di questo).
Se vuoi, puoi persino dire come la pensi politicamente…
Credo in una visione più intima della politica, in qualcosa che abbia a che fare con la capacità di dire sì oppure no.
Come va con i galleristi?
Credo che siano indispensabili, sollevano un artista da molte preoccupazioni ed è bello se si riesce ad instaurare un rapporto di fiducia conoscendo e rispettando il limite dei ruoli reciproci.
E con la critica? Ti soddisfa quello che leggi sul tuo conto?
Avere a disposizione punti di vista ulteriori è importante, per non cadere nell’autismo e nella supponenza. Ci vuole un certo rispetto da entrambi i lati, attenzione e capacità d’ascolto. Nel mio caso, interpretazioni “favolistiche” di una ricerca incentrata soprattutto sulle relazioni tra media differenti mi fanno pensare ad una lettura affrettata, dovuta forse ad un pregiudizio anagrafico.
Che rapporto hai col luogo in cui lavori?
A Roma sono alla ricerca di uno studio. Lavoro a casa o in luoghi fortuiti. Essendo molto disordinata vorrei quanto meno separare il disordine privato dal disordine lavorativo.
Artisti giovani che stimi e che segui?
Stimo molto Donatella Spaziani, che ho avuto il piacere di vedere lavorare e di guardare –e ascoltare– con attenzione. Credo ci siano molti artisti interessanti, e questo mi rende felice.
Al bando il mors tua vita mea, insomma…
Sì, credo fermamente che gli artisti abbiano bisogno di stare uniti. E’ una posizione talmente fragile che farsi sgambetti non aiuta nessuno.
la rubrica exibinterviste – la giovane arte è a cura di pericle guaglianone
bio: Luana Perilli è nata a Roma, dove vive, nel 1981. Tra le personali: Videoprojectroom, Rialtosantambrogio, Roma; Why?, Pastificio Cerere, Roma (2005); Pay attention (follow the instructions), Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004). Tra le collettive: Take 5, VM21, Roma; Videovetrina #4 – Wonder women, Studio Lipoli&Lopez, Roma; Micropaesaggi/Mikrolandschaften, Forum Austriaco di Cultura, Roma; Hard selling, Festarte, Roma (2005); Multiprises, Cité internationale des Arts, Parigi/Roma; Quarantanove / Prima Visione, Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004); D’après Gauguin, Tempio di Adriano, Roma (2003). Performance: Tute per respiratori professionisti (comunicanti), nell’ambito di Y.I.A., Young International Artists, Rialtosantambrogio, Roma (2003); Atmen-Atman, Museo d’arte contemporanea di Fonte Nuova, Roma (2003).
[exibart]
E brava Luana……
non mi piace!
ti piace il presepe?
che insensate stupidate da liceo artistico!
Vai Luà, EMERGI! kenya