17 febbraio 2006

didattica_talks La Carta delle discussioni museali. Assaggi dal Forum

 
La sezione didattica cambia volto. E si concentra sulla definizione delle professionalità in ambito educativo. Per questo promuove –assieme al Castello di Rivoli- un forum. Qualche assaggio dei temi affrontati...

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Con l’inizio del nuovo anno la sezione didattica di Exibart, ha perso la parola bambini che campeggiava nel titolo. Come segno del definitivo passaggio dall’originaria rubrica, nata per un target di piccoli lettori e genitori appassionati d’arte, ad uno spazio dedicato a studiosi e professionisti interessati a monitorare il settore della didattica museale e artistica.
Segno di questa volontà è anche la nascita di un forum, Nuovi ruoli, funzioni, professioni del sistema museale, pensato per innescare un momento di riflessione e un tentativo di sistematizzazione intorno all’idea di Museo. Inteso come dimensione concettuale, culturale, strutturale e operativa.
Il giro di boa è costituito dalla prima Conferenza Nazionale dei Musei d’Italia, che il 24 ottobre scorso a Milano ha varato la prima Carta nazionale delle professionalità museali. Questa prima versione sembra prevedere largo spazio e riconoscimento ai Servizi educativi. Ma siamo solo all’inizio e le discussioni, ci auguriamo, non mancheranno.
Nella Carta emerge chiara la volontà di fare chiarezza, optando per il termine di sapore internazionale educatore, (in tutte gli altri Paesi la nostra Sezione didattica corrisponde all’Education Department), ma soprattutto conferisce al professionista un ruolo ben più responsabilizzante.
Anna Pironti, direttrice del dipartimento educazione del Castello di Rivoli e co-promotrice del Forum, interviene sull’argomento sottolineando che “mentre nei requisiti d’accesso della Carta i titoli specialistici appaiono vincolanti, non esistono sul territorio nazionale facoltà universitarie in cui realizzare adeguatamente i percorsi formativi. Da un lato, quindi, è sempre più sentita l’esigenza di formare specialisti da avviare alle professioni museali, anche in tempi stretti, mentre è ancora difficile individuare le sedi e i corsi Universitari utili a configurare tali profili. Si tratta di un profilo professionale alto che fatica a farsi riconoscere, eppure esiste!”

Si passa poi al vaglio il proliferare di master più o meno costosi, più o meno collegati con il territorio, più o meno operativi, nati appunti dall’esigenza di colmare carenze formative dei laureati di lettere,archeologia, pedagogia e beni culturali. Non è raro trovare tra le parole dei forumisti, il racconto di come hanno incontrato -si, quasi per caso- la realtà della didattica museale al di fuori degli atenei. Da lì, una volta accesasi la passione, è iniziato un percorso, lungo a volte quanto quello universitario, e troppo spesso fatto in solitaria, per crearsi una professionalità spesso vaga quanto la sua definizione (per definirsi si doveva, ante Carta, usare “più di una frase dieci parole per definirsi” per citare l’esperta Alba Trombini).
Su questo punto dolente, foriero anche di scoraggiamenti, critiche e attacchi di giovani operatori esclusi dal mondo professionale che sembra prevedere solo eterni tirocini, ritorna il contributo importante della Pironti, che sembra intravedere il cuore della questione: è ora il momento di trovare le modalità per trasformare la cultura che attualmente il Museo esprime in formazione. Il divario che si è venuto a formare tra Scuola/Università e Museo, vede ora il Museo come laboratorio vivo e pulsante. Il dipartimento didattico è quindi una fucina nella fucina, per natura sperimentatore e creativo.
Termino questa prima riflessione, riprendendo ancora una volta a prestito le parole di Anna Pironti: “in sintesi il paradosso è latente (ma evidente), poiché mentre da parte dei giovani è sempre più vivo l’interesse per le professioni correlate ai beni culturali, mentre i nuovi, ma anche quelli più storicizzati, musei ricercano,non solo per l’espletamento della Funzione Educativa, personale ultra-specializzato.

In questo panorama in Italia come sulla scena internazionale, da più parti il Museo, indipendentemente dalle collezioni, è sempre più recepito come un Istituto capace di proporre servizi culturali polivalenti,formazione, cultura, gestione del tempo libero, di primario interesse per il pubblico. In tal senso parrebbe, quanto mai opportuno, far rifluire nell’ambito della formazione universitaria la nuova cultura del Museo, frutto di ricerche, sperimentazioni, buone pratiche, già in atto e da molto tempo, in molti musei italiani…
”.
Spero che questo mix di assaggi abbia suscitato la voglia di intervenire e di sfruttare al meglio la straordinaria democraticità del mezzo web per far emergere la comunità che lavora intorno ai beni culturali ma che raramente sa emergere compatta.
L’invito è aperto a tutti: studiosi, funzionari, operatori didattici, amministratori. Ma anche il pubblico più attento dei musei. O meglio, ai tanti pubblici che varcano quella soglia…

link correlati
La Carta delle Professionalità Museali
Il Forum dedicato

annalisa trasatti

[exibart]

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