19 febbraio 2001

Mario Airò e i siti d’arte… …cercasi web-Gabibbo disperatamente

 
di Massimiliano Tonelli


Alcuni siti sembrano considerare i lettori di internet – e segnatamente quelli che si interessano di cultura e di arte – un parco buoi al quale somministrare un’informazione anomala. Il tutto fa comodo ai siti che non devono impegnare risorse a produrre contenuti e fa comodo ai produttori di eventi che riescono a veicolare informazione su eventi che loro stessi creano…


di

Scrive Giorgio Gorilli, lettore di Torino, in uno dei tanti commenti che in Exibart vengono lasciati in calce agli articoli: “Cari amici, mi spiace che non abbiate ancora dato la notizia sulla mostra di Mario Airò alla GAM di Torino. Ho cercato di leggere qualcosa sulla mostra altrove ma ho trovato un’anomalia: tutti i testi sono uguali!!! Vi rimando i link guardate che roba…”.
Facciamo un controllo: “Lo scopo di Mario Airò è la ricerca di uno spazio mentale. Sovente rappresentato dall’artista in modo dualistico e simbolico, lo spazio interno, protetto e concentrato…” ecco cosa si legge su ComunicArte. Dopodiché il lettore avrà cercato su altri siti in cerca di nuovi spunti: “Lo scopo di Mario Airò è la ricerca di uno spazio mentale. Sovente rappresentato…”. Quest’ultimo è Tiscaliart: gli scopi di Mario Airò sono identici su entrambi i siti.
Supponiamo che il solito lettore Gorilli non avesse avuto a disposizione internet, avrebbe forse acquistato ‘La Mario AiròStampa’ per trovare un articolo sulla mostra che gli interesa. E fin qui tutto ok, ma trovando lo stesso articolo anche su un altro quotidiano e un altro ancora, il signor Gorilli non si sarebbe almeno meravigliato? Come minimo avrebbe inviato una mail a Striscia la Notizia e la ghenga di Antonio Ricci avrebbe provveduto…
Tale anomalia dunque è molto improbabile sul medium-stampa. Osservando il medium-radio non credo che Radio24 e Radio105 si possano permettere di mandare in onda servizi fatti con la stessa voce e le stesse parole. Passando in fine al medium-tv, è evidente che ogni minima e anche poco significativa somiglianza è sottolineata con scherno dalla ghenga di cui sopra.

Il vero problema è che non c’è un controllo, serio o faceto che sia, non c’è nessuno che si meraviglia nel vedere che due siti d’arte spacciano come notizie su un evento dei comunicati stampa che notizie non sono perché creati ad hoc dall’organizzatore dell’evento stesso. Si viene a creare così un sistema dell’informazione drogato e anomalo che salta a piè pari un tassello che è quello Mario Airòdella critica positiva o non, della rielaborazione, della proposta anche in chiave didattica di una qualsiasi manifestazione/evento/mostra che sia.
Nel mondo dei siti d’arte il mestiere di divulgare i comunicati stampa lo fa, da tanti anni e molto bene, UndoNet. E lo fa bene perché dice chiaro e tondo che quelli che il lettore andrà a leggere sono comunicati stampa e in calce portano la firma della struttura che li ha emessi e distribuiti.
E’ giusto o è anomalo che chi produce un evento produca anche l’informazione relativa e che questa venga veicolata direttamente al lettore finale? Sarebbe regolare insomma se Quattroruote facesse scrivere all’ufficio stampa della Fiat le recensioni sulle nuove auto? Si scoprirebbero in questo modo i piccoli malfunzionamenti? I rumoretti? Il prezzo, che però magari è competitivo?
Riguardo alle questioni sul “sistema dell’arte” (l’informazione ne è parte integrante) abbiamo intenzione di discutere e confrontarci. Non abbiamo però voglia di passare per quelli che si lamentano senza essere propositivi. Nelle prossime righe, dunque, una proposta/provocazione tesa a risolvere un problema che non ha nessun buon motivo per essere tollerato.

E’ evidente, anche sul web, la necessità assoluta di una nuova struttura che si occupi, acquisendo autorevolezza,Gabibbo di sottolineare questo tipo di atteggiamenti che impediscono la crescita e la maturazione culturale di Internet considerandone di seconda fascia i lettori e i fruitori.
La Rete non ha ancora l’importanza politica di tv e stampa ma siamo convinti che anche lei si meriti il suo Gabibbo difensore di qualità e correttezza.

Forum correlati
Discussioni sull’editoria e l’informazione sull’arte
Il Forum del Popolo dell’Arte di Exibart
Articoli correlati
Mario Airò in mostra a Torino dallo scorso venerdì
La scelta di siti d’arte sull’Address Book di Panorama
Link correlati
La “recensione” della mostra di Airò su TiscaliArt
La “recensione” della mostra di Airò su ComunicArte
Il comunicato stampa ufficiale sul sito della GAM

Massimiliano Tonelli

[exibart]

12 Commenti

  1. Pur nella sua scarsa organicità, l’articolo pone una questione tutt’altro che banale. In effetti appare evidente che l’informazione che viaggia nella rete si caratterizza per essere spesso sommaria, sterile, inconsistente, fuorviante, errata. In un tempo in cui ci si affanna, in linea con le neppure tanto recenti teorie di gestione aziendale di tipo manageriale (semmai la novità sta nel fatto che queste si tentino di applicare, anche in Europa, nel campo della cultura) a trovare standard di qualità per musei, mostre, aziende culturali, ecc., nessuno si pone il problema di garantire standard di qualità per l’informazione in rete. Se nel campo del trattamento delle immagini sul web un tentativo significativo mi risulta essere stato condotto dai francesi, così non mi risulta sia accaduto ancora per i testi ed i contenuti.
    Non si tratta di favorire censure o cose simili, ma bensì di stabilire una sorta di codice deontologico da sottoporre a quanti si occupano di informazione in rete. Una soglia minima, un nucleo di regole fondamentali da porsi come impegno, risultato di un dibattito serio e costruttivo tra gli operatori, non solo garantirebbe la salvaguardia di una corretta informazione degli utenti, ma probabilmente condurrebbe anche un miglioramento complessivo della qualità dell’informazione stessa ed una maggior chiarezza su cosa c’è da aspettarsi da uno scritto trovato nella rete.
    Si può discutere su molte cose, ma credo che la salvaguardia del diritto d’autore, il diritto di citazione (con indicazione delle fonti), la datazione dell’informazione (datare un testo significa storicizzarlo e collocarlo idealmente in un tempo ben preciso), la traduzione (per garantire il più ampio accesso), l’abbattimento di talune barrire che impediscono l’accesso a certe categorie di portatori di handicap (e, riguardo a ciò, ricordo che l’utilizzo di artici come i flash, ecc. non garantiscono questo), sono solo alcune delle questioni sulle quali varrebbe la pena di interrogarsi, ma sarebbe interessante approfondire la questione.

  2. Senza dubbio avete ragione; per offrire un prodotto di qualità sono necessarie buone fonti e procedure di lavorazione adeguate. Undo.net è un esempio da imitare per tutti i portali e i
    siti d’arte.

    Certo il problema della qualità dell’informazione sui siti culturali esiste, ed è generale. Alla carta stampata (anche perché è un prodotto che si paga) i lettori richiedono un livello di qualità molto più alto di quello genericamente reperibile in rete, ma mentre sulla carta stampata (specie sulle riviste specializzate) si cerca l’approfondimento, quasi sempre gli utenti chiedono a Internet soprattutto tempestività. Ai siti culturali – strani ibridi – sono richieste entrambe le cose. Che fare? Beh, la sfida che il pubblico lancia a noi che ci lavoriamo è senz’altro molto interessante. L’informazione di qualità in rete è possibile, ed esiste già: proprio nel caso a
    voi segnalato il confronto fra più fonti ha permesso di individuare l’inghippo.

    Un osservatorio per la qualità dei contenuti dei siti culturali? Ben venga! Ma educhiamo
    anche i nostri navigatori a dirci quello che pensano, a partecipare attivamente al nostro
    lavoro, a darci consigli e a segnalare i nostri errori. Avere idea di avere un pubblico che ci
    segue (e, perché no, ci giudica) aiuta molto il nostro lavoro.
    Sarà poi il pubblico come sempre, una volta messo nelle condizioni di poter scegliere nel
    gran calderone della rete, a decidere chi premiare.

  3. C’è comunque da dire, anche se questa non è certo una consolazione, che anche non in rete le cose non è che vadano tanto meglio!!!! Le notizie dei telegiornali(nazionali e non) e delle varie rubriche televisive riguardanti l’arte e la cultura, (ma anche la cronaca e la politica) sono anch’esse ripeture fino all’inverosimile, con le stesse immagini, con, gli stessi commenti, a volte per alcuni giorni di seguito (nei regionali come nei nazionali)!! Se qualcuno si vuole divertirsi a prendersi la briga di controllare può farlo ogni giorno!! ‘Stiscia’ non reagisce forse perchè questa è considerata ormai la prassi ed il fatto che l’evento somministrato in un certo modo faccia comodo ai suoi produttori sembra essere la caratteristica principale di ogni notizia d’oggi…..

  4. Forse vogliono che lo impariamo a memoria, ecco! Come alle elementari… E dopo si dice che la gente dovrebbe sviluppare un proprio senso critico…

  5. Concordo con Tonelli, sul grave problema dei comunicati stampa copiati pari pari e spacciati per notizie. Difatti sulla mia webzine MOCAMBO, quando, come nel caso di Airò, li pubblico, la cosa è ben dichiarata ed esplicita.
    Esiste però di peggio: le notizie costruite da articolisti con pochi scrupoli basandosi solo sul comunicato stampa senza aver mai visto l’evento. Anche questo più subdolo e abile malcostume giornalistico sarebbe ora che finisse.

  6. Concordo pienamente!
    Sono veramente contento che qualcuno noti la differenza tra un articolo scritto a seguito di una visita ad una mostra ed uno scritto grazie solo alla lettura dei comunicati stampa od alla cultura personale dello scrivente (quando è presente!). Troppi giornali(sti) pensano che il pubblico abbia bisogno solamente di freddi comunicati, tipo agenzie di informazione. Di questo si sono resi conto, comunque, almeno ultimamente, anche molti uffici stampa che iniziano timidamente a pubblicare i loro comunicati stampa su Internet e a diffonderli tra il pubblico.
    Potremmo chiamarla la Glasnost dell’arte!!!
    Forse questo provocherà una lieve diminuzione iniziale nella vendita dei cataloghi alle mostre, ma sicuramente indurrà molti più spettatori, non frequentatori assidui di luoghi d’arte, a visitare le esposizioni.
    Infatti, quanta gente va ad una mostra solo perché è un evento pubblicizzato e ne esce delusa perché non ha avuto elementi di documentazione, a parte costosi cataloghi?
    Per concludere, penso che la politica seguita da Exibart, con l’indicazione della data di visita della mostra da parte del “recensore”, sia di assoluto rispetto nei confronti di tutti noi lettori.

  7. Sono un critico d’arte di Milano e ho 36 anni. Da 10 anni collaboro con riviste di settore e curo mostre e collezioni private in ambito contemporaneo. Da circa 8 anni sono autore di programmi cuilturali per mediaset, rai, tele+. Attualmente sono channelmanager del canale showbiz di my-tv, la prima web tv metropolitana con sede a milano e roma. Cerco di far passare più arte contemporanea che posso e utilizzando al meglio i mezzi a disposizione come realplayer e testi esaustivi con il massimo delle informazioni, ma i problemi sono tanti, troppi per descriverli ora. Mi piacerebbe fare un’analisi della situazione e coordinare le forze, perchè l’offerta di contemporaneo sul web sia della qualità che merita. Come critico d’arte e autore tv non voglio che il circuito internazionale dell’arte contemporanea perda anche quest’occasione. le idee ci sono, gli artisti preparati e che hanno qualcosa da dire, anche, ma bisogna che l’arte trasformi ancora una volta il proprio linguaggio, e non è facile anche se molto, molto stimolante. Alessandra

  8. La Galletta che viene su Exibart e si presenta? Ma cosa pensa che non la conosciamo??
    Dicci qualcosa di più però…hai qualche idea in merito?
    CIAO

  9. Per Alessandra Galletta:
    spiegati meglio…se hai qualche idea e puoi/vuoi coinvolgere qualcuno, noi siamo disponibili a prenderti in considerazione!!!

  10. Mi sento di ringraziare per gli interventi di grande qualità (a firma anche di alcune grosse personalità del mondo dell’arte a quanto vedo) che hanno arrichito il mio editoriale.
    Un po’ perché l’editoriale ne aveva bisogno, un po’ perché è solo con un fitto dibattito (che eventualmente può spostarsi su un apposito forum quando questo editoriale sarà tolto dalla collocazione di prima pagina) che si riesce a trovare la soluzione per problematiche basilari e direi strutturali come queste.
    Sono molti gli addetti ai lavori intervenuti, dunque spero che vogliate invitare altri colleghi a dare un contributo all’interessantissima discussione.
    Ciao a tutti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui