10 agosto 2006

NONOSTANTE TUTTO, SI CONTINUERÀ

 
di clara patricia kauffman

La produzione artistica a Beirut durante un periodo di guerra. Gallerie, spazi autogestiti, punti di ritrovo per creativi, artisti residenti. Sotto le bombe israeliane qualcosa di ancora vivo c’è ancora…

di

“In spite of all, we shall continue… this is the Lebanese spirit… believe me, we are high in spirits now despite the extreme high price Lebanon is paying. New ways for existence are developing”
~ Saleh Barakat, Agial Art Gallery

L’equilibrio precario che assicurava la pace nel Libano è distrutto. In pochi giorni Beirut si è vista catapultata indietro nel tempo: le paure, i bombardamenti imprevedibili, l’insicurezza del presente e del futuro, una quotidianità in attesa della normalità. Immagini di guerra, di rovina, vengono trasmesse globalmente.
All’inizio, una riluttanza ad andarsene: per non sprecare carburante, per non lasciare beni personali e persone amate, per non mostrarsi impauriti, per non ammettere che la situazione può durare. Ma ora, per le persone con il lusso di un “altrove”, la partenza è diventata una priorità.
Chiamate semplicemente “Le montagne” dai beirutini, le colline che confinano con la città ad est sono solitamente una destinazione estiva, per chi cerca un po’ di frescura. Nelle ultime settimane, però, le montagne sono diventate un’altro tipo di rifugio, è da lì che tanti osservano la città crollare sotto i bombardamenti israeliani.
Fra questi si trovava una giovane artista libanese-americana, Daniele Genadry. Nata negli Stati Uniti da genitori libanesi profughi dalla guerra civile degli anni ‘70, Daniele ha passato l’ultimo anno in una residenza artistica a Beirut. Qualche settimana fa avrebbe dovuto esporre il frutto di questi mesi in una galleria prestigiosa di Hamra, Agial Art Gallery. Invece ha dovuto passare le giornate ad ascoltare le bombe, aspettando una pausa fra un attacco e un altro per tornare in città e recuperare i suoi effetti personali nella speranza di essere presto evacuata. I suoi quadri non saranno mai esposti nella città dove ha lavorato. Come i suoi genitori prima di lei, ha dovuto scappare dalla città che le aveva calorosamente accolta a braccia aperta.

Agial Art Gallery rimane aperta, non per vendere quadri, ma per tirare su il morale di artisti e clienti. E per offrire una sembianza di normalità. Saleh Barakat, il gallerista, ci dice, “In spite of all, we shall continue”. Nonostante tutto, si continuerà. Situato nel quartiere di Hamra, nel nord-ovest della città, Agial è – per ora – lontano dai bersagli principali nelle periferie meridionali. Ad Hamra, i tanti caffé rimangono aperti e pieni di persone. Gli abitanti si abituano come possono alla situazione. Barakat parla dello “spirito libanese” che rimane ottimista nonostante il prezzo che il Libano sta pagando.

La comunità artistica non se ne sta zitta. Christine Tohme, direttrice di Ashkal Alwan, The Lebanese Association for the Plastic Arts, un’organizzazione no-profit che procura spazi e fondi per diversi progetti artistici e culturali, ha lanciato un appello alla comunità internazionale. Scrive che gli artisti libanesi cercano di resistere e di rendere omaggio al loro paese devastato attraverso la realizzazione di opere, soprattutto video che documentino la situazione sociale creata dal conflitto militare. Chiede aiuti finanziari per la produzione e distribuzione di queste opere.
Rispondendo ad altre necessità, Zico House, un celebre ritrovo per artisti, spazio espositivo e centro culturale, si è trasformato in un centro per profughi, usando fondi e dipendenti per aiutare una piccola parte del mezzo milione di persone rimaste senza tetto.
In una video-lettera (www.beirutletters.org), realizzata da una collaborazione di individui ed organizzazioni artistiche, una persona alla volta affronta la telecamera con uno sguardo diretto e risoluto. Una voce narrante, fuori schermo, dice: “All’inizio, non sapevamo come parlarvi. Bisogna parlarvi come spettatori arabi? O come europei? Alla fine, ci siamo resi conto che non aveva importanza. Perché per il momento, nessuno sta ascoltando.” Non sappiamo chi sono esattamente questi individui: Sono artisti? Giornalisti? Studenti? Gente trovata per la strada? Ma non ha importanza… sono beirutini, sono libanesi, e stanno cercando di comunicare urgentamente.

Dopo un mese di guerra, la situazione non migliora. Da qualche giorno i beirutini sono intrappolati ed immobilizzati dentro la città a causa dei bombardamenti sulle ultime vie d’uscita; inizia a mancare carburante, il risultato sarà la chiusura di ospedali e centri per rifugiati.
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Nel fratempo, Daniele Genadry è stata evacuata dall’ambasciata americana. Da Baltimore, Maryland, scrive che ora capisce Beirut. Capisce l’essenza di contraddizioni sempre presenti sotto la superficie, ma che solo adesso è riuscita a vedere: perseveranza unita a disfattismo; il desiderio di partire unito al desiderio di restare e sopravvivere; altruismo e senso di comunità unito ad un egoismo estremo. Per l’anno in cui è stata a Beirut, è stata affascinata dalle contraddizioni architettoniche, la giustapposizione del nuovo sul vecchio, il disordine urbano… elementi fisici, evidenza delle guerre precedenti. La città che ha rappresentato nei sui quadri fino ad oggi è il risultato di situazioni simili a quella presente. La Beirut del passato è ora diventato il futuro: la ricostruzione di una città distrutta. Il ciclo di guerra e ricostruzione continua.

Gli avvenimenti attuali aiutano a comprendere gli strati basilari della città e dei cittadini. La rilevanza dei dialoghi contemporanei, rivolti intorno a questioni di verità e voce, di spazio individuale e spazio pubblico, sono portati alla luce. Ci fa capire perché artisti libanesi hanno del male ad allontanarsi dai questioni politici, che cercano di capire attraverso l’espressione creativa. Genadry vuole tornare a Beirut. Tornare per dipingere la città e lo spirito che ha visto nel ultimo mese.
Su un blog d’un artista a Beirut (www.beirutupdate.blogspot.com), c’é una foto d’un grafitto scritto in arabo: “Beirut non morirà mai.” Speriamo.


Di seguito una selezione dei blog d’artista beirutini, per mantenere un filo di collegamento con il Libano. Anche attraverso la voce degli artisti.
http://www.beirutupdate.blogspot.com/
http://beirutlive.blogspot.com/
http://www.remarkze.blogspot.com/
http://frombeirutwithlove.blogspot.com/
http://mazenkerblog.blogspot.com/
http://www.laureghorayeb.blogspot.com/
http://raedyassin.blogspot.com/
http://thelebanonchronicle.blogspot.com/
http://littlepaperboat.livejournal.com/
http://lebanonthesedays.blogspot.com/

clara patricia kauffman

[exibart]

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