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L’installazione, giocando sugli effetti dinamici di rapporti trasversali tra le diverse sezioni, con films, video, foto, suoni, cartografie, modelli, e secchi dati statistici, guarda alla città contemporanea e ne ripropone le vertigini … i suoi piaceri, le violenze, la velocità … la sua prorompente vocazione alle mutazioni.
In sostanza un reportage su questo mondo urbano, attraversato com’è da profondi cambiamenti senza precedenti, “Mutations” appunto. Cerniera di questa indagine critica il lavoro dell’architetto metropolitano Rem Koolhaas, da anni impegnato in questo dibattito. La mostra fotografa realtà geograficamente ben localizzate, emblematiche forse, ma allo stesso tempo osservabili come luoghi sintomatici di fenomeni diffusi.
Le trasformazioni territoriali che investono l’Europa sono state oggetto d’indagine dell’USE (Uncertain States of Europe): un progetto di ricerca collettiva che ha riunito 60 persone di 15 nazionalità. Il risultato è un Europa dai “margini incerti” che minano il suo ordine ed i suoi elementi, città sempre più prive di una propria identità e sempre più “generiche”, dove le distinzioni binarie centro/periferia, città/campagna, interno/esterno si frantumano per lasciare il posto ad una entità urbanizzata senza limiti, dispersa sull’intero territorio.
La rassegna attraversa poi gli altri continenti: la rapida comparsa delle città asiatiche del Pearl River Delta, paradigma della condizione post-urbana pragmatica nell’adattarsi velocemente; l’eccezionale sviluppo in cui è proiettata Lagos in Nigeria; il caso limite di Houston.
Al centro, motore e sovrana di un regno che si estende ovunque, occupa tutti i centri, domina i luoghi mentre li plasma, è posta l’Economia, matrice di globalizzazione. Quali gli effetti sulla città, si chiedono gli autori. “L’impact du Shopping sur la ville” viene analizzato attraverso una lettura del luogo fisico in cui si svolge: il centro commerciale, i suoi spazi ben organizzati ed artificiali, le scale mobili, i neon, l’aria condizionata.
L’approccio ai temi, se bene in parte apre a riflessioni sugli elementi di crisi, di conflittualità e di incertezza, sembra esprimere una sostanziale accettazione della realtà quale essa è. Ineluttabile destino. E’ “L’Urlo” di Munch?
Gianrocco Papaleo
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La recensione su Domus
Less Aesthetics more Ethics
Nouvel alla Biennale
Dal 24 novembre 2000 al 25 marzo 2001
Aperta dalle 11h00 alle 18h00
e fino alle 20h00 mercoledì e venerdì.
Chiusa lunedì e i giorni festivi.
Arc en rêve centre d’architecture
Entrepôt,
7 rue Ferrère
F-33000 Bordeaux
Tél. 33 (0)5 56 52 78 36
Fax 33 (0)5 56 48 45 20
e.mail : info@arcenreve.com
Sito internet : http://www.arcenreve.com
Ingresso:
45 franchi ( tariffa intera )
35 franchi ( tariffa ridotta : studenti, -26 anni, +65 anni, disoccupati, gruppi 10 persone ).
urliamo silenziosamente la nostra disperata rassegnazione
No!Il contrario!…e sono proprio le figure professionali come quella dell’architetto, che con il loro “mestiere”, possono (ed avrei detto ‘devono’ se questa parola non provocasse in me un fastidio, una sorta di orticaria)cercare le strade…e dicendo questo penso alla “tensione etica” a cui fa appello Enzo Mari, o, strappando le parole dal’Editoriale F.Pagnoncelli(non me ne voglia!), “…architettura intesa come arte del costruire,come pensiero utopico…’luogo dove costruire l’idea (cui) solo la morale può dare struttura’”.La Professione?Gli Iteressi?I Compromessi? Sarò un idealista, un ingenuo,ed ancor peggio un ottimista, forse è vero, ma non è ad un mondo perfetto che sto alludendo. “la Repubblica” di Platone non era l’illusione di un folle ma doveva essere, per il suo tempo, un invito a riflettere!
Ringrazio il polemico Olmo per la dedizione con cui, si capisce da vari passaggi del suo commento, segue la nostra rubrica.
NOTA: non dimentichiamo che Koolhaas, per sua esplicita dichiarazione, cerca la via di scardinare la società partecipandovi ed illudendola.
Grazie ad Exibart Architettura,a Marco Felici(trovo i suoi articoli sempre puntuali ed interessanti)per aver prestato attenzione alle mie ‘polemiche’ porole.Io credo che non sia importante il ‘come’.Le personali attitudini,sensibilità,retaggi culturali fanno si che ognuno scelga il proprio “vate”,o presunto tale,o,che è ancor meglio auspicare,diventi “vate” di se stesso.Cio che più mi interessa è porre l’accento sulla Consapevolezza(oltre che sul Coraggio,sul Coraggio di sbagliare).Il lavoro intellettuale di Koolhaas sono dell’idea che è importante quando,come da sempre fa,disincantato,cinico ed ironico,contribuisce a tal fine,restituendoci l’ “allucinazione della normalità” che è nel nostro mondo,come un film di Altman.P.S. accetto ben volentieri l’aggettivo ‘polemico’ se questo allude alla volontà di porsi e porre domande(una fastidiosa mosca che ronza stupidamente intorno!).
Trovo Koolhaas oramai un classico dell’archiettura contemporanea, sembra l’inizio di un esplosione architettonica che però implode in dei limiti controllati non da lui.