-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 18.XI.2006 Simone Racheli Rovereto (tn), Paolo Maria Deanesi
trento bolzano
Oggetti coperti di carne umana. Ecco la rivisitazione delle tematiche post-human operata da Racheli. Con elettrodomestici che diventano oggetti biotecnologici familiari ma ripugnanti. Come in un film di Cronenberg…
Sono dieci le sculture di Simone Racheli (Firenze, 1966; vive a Roma), tutte recentissime, esposte a Rovereto. Il bianco delle pareti fa da sfondo, facendo risaltare il rosso disomogeneo che le accomuna e che ricopre la superficie plasmata con legno, cartapesta e cera. È il colore della carne e dei tessuti muscolari.
Sono oggetti d’uso quotidiano: una poltrona, un ferro da stiro, un appendiabiti, un asciugacapelli, un water, una bicicletta, una scopa, un frullino e un aspirabriciole. Ne riconosciamo senza esitazione la forma, estremamente familiare, ma s’insinua lo stupore di vedere, inaspettata, la carne, che ricopre completamente ogni oggetto. O che forse lo compone intimamente, dall’interno, e che l’artista scopre togliendo la pelle superficiale, solitamente fatta di plastica. L’oggetto urla così la propria, quasi umana, esistenza.
Sono esseri ripugnanti, ma che una volta presi in mano ritornano ad essere vecchie conoscenze. Vogliono così farsi sentire e rendersi più vivi di quello che sono. Come un demiurgo, Racheli getta nel mondo queste nuove entità, già presenti nel reale ma svelate nella loro mostruosa verosimiglianza.
L’artista compie un immaginario viaggio autoptico penetrando sotto la pelle degli oggetti e costruendo un’anatomia impossibile per ognuno di loro. Poi rappresenta questa anatomia come nei modelli tridimensionali usati nelle scuole e nei musei scientifici (prima dell’avvento delle simulazioni digitali) che per meglio esemplificare le parti e le funzioni del corpo lo mostravano privo dell’epidermide. Qui però non è il corpo umano ad essere rappresentato, ma l’oggetto che diventa anch’esso “corpo d’uso quotidiano”. Ogni elettrodomestico dell’era attuale diventa protesi, prosecuzione dei nostri arti, fino a diventare costituito della stessa carne, come in un film di David Cronenberg.
La ricerca di Racheli, con questi nuovi lavori, va infatti a posizionarsi in quella geografia post-umana tanto in voga nell’ambiente artistico quindici anni fa, quando Jeffrey Deitch coniò il termine con una storica mostra. Mutanti sono qui indissolubilmente sia il corpo che l’oggetto, fusi in nome della funzionalità, che li definisce entrambi come oggetti biotecnologici.
articoli correlati
Racheli da Antonio Colombo
Da Autoricambi a Roma
claudio cucco
mostra visitata il 29 settembre 2006
Simone Racheli. Il golem è il migliore amico dell’uomo
Rovereto (Tn), Paolo Maria Deanesi Gallery, Via San Giovanni Bosco, 9 – Tel 0464 439834 – fax 0464 428921
Gio, ven 16-20; sab 10-13, 5-19; lun, mar, mer, solo su appuntamento – www.paolomariadeanesi.it – info@paolomariadeanesi.it – Catalogo Nicolodi Editore 10 €
[exibart]