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L’ULTIMO DEI MAESTRI
Personaggi
Il Novecento da oggi è un po’ più lontano. Emilio Vedova, uno degli ultimi grandi dell’arte italiana che ormai cominciamo a considerare classica, è morto nella sua abitazione veneziana, all’età di 87 anni. Un altro grande che se ne va lasciando una preziosa, e pesante, eredità...
Personalità spiccata, impermeabile alle mode o alle sollecitazioni delle sirene mercantili, Emilio Vedova ha attraversato in prima linea gran parte degli eventi che hanno costruito le basi dell’arte contemporanea italiana, dal suo privilegiato punto di osservazione di Venezia, crocevia di novità e di fermenti quando la Biennale era l’evento incontrastato per l’arte mondiale.
Nato a Venezia il 9 agosto 1919, comincia a lavorare come autodidatta da ragazzo, ispirandosi al Tintoretto e al Piranesi, disegnando grovigli di forme, prospettive di rovine, architetture. Nel 1936 è a Roma ospite di uno zio, e lavora molto con il disegno dal vero. Dal 1940 espone alle mostre dell’Opera Bevilacqua La Masa e nel 1942 partecipa al Premio Bergamo. Promotore a Milano dei movimenti Corrente e Oltre Guernica, in questo periodo associa la sua personale ricerca artistica con l’impegno politico, aderendo alla resistenza, mentre nell’immediato dopoguerra partecipa a Venezia al Fronte Nuovo delle Arti ed in seguito al Gruppo degli Otto, promosso da Lionello Venturi .
Soggiorna spesso a Parigi, dove frequenta l’ambiente degli Esistenzialisti. Nel 1951 tiene la prima personale all’estero, alla Galleria Viviano di New York, e riceve il Premio dei Giovani alla Prima Biennale di San Paolo del Brasile. Fra le innumerevoli mostre, che pare superfluo citare, partecipa alle prime edizioni di Documenta fin dal 1955. Solidale col Movimento Studentesco, partecipa a manifestazioni con impegnati interventi. Dal 1975 al 1986 insegna alla Accademia di Belle Arti di Venezia. Lunghissimo il suo rapporto con la Biennale di Venezia, dove espone con sale personali nel 1952, 1956, 1960 (Gran Premio per la pittura), 1993, 1997, quando ottiene il Leone d’oro all’opera.
Fra le sue ultime presenze espositive, le personali alla Gam di Torino nel 1996 e al Castello di Rivoli nel 1998. La moglie Anna Maria, a cui era sempre stato molto legato, era morta da poche settimane. Un Grande Maestro a cui anche l’aspetto fisico, con l’eterna barba da filosofo greco, contribuiva ad attribuire quell’aura da grande saggio e da mentore, e che tuttavia non riusciva a contenere l’indole che, all’occorrenza e per una giusta causa, non esitava a portarlo in prima linea nelle battaglie ideali per la modernizzazione dell’arte italiana.
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Mamma mia…se ne vanno tutti…anche quelli che si pensava fossero immortali…che tristezza
ciao Emilio!
Un saluto ad un grande artista del Novecento.Ti ricorderemo sempre attraverso la tua arte-Ciao Emilio-Antonio-
purtroppo tutti i più grandi artisti del secondo dopoguerra ci stanno lasciando, ne rimangono assai pochi ancora in vita, però una cosa è certa, le loro opere li renderanno immortali.
.è finita
che tu possa dipingere anch ein paradiso…rimmarrai sempre nel mio cuore maestro
Mi piace vedere i grandi artisti come dei medium scelti dalla inarrestabile/grande madre Arte. La stessa, ora si allontana un po, piange uno dei maestri italiani a lei più devoti. Buon riposo Maestro. Autentico.
c e chi da la vita all arte e chi la vita la presa dall arte :grazie maestro
I grandi non muoiono mai……..arrivederci MAESTRO !!
la pittura di vedova, il suo coraggio politico e civile sono una lezione di umanità che prolungano la sua vita – attraverso morte – e si pongono come esempio per una nuova pittura italiana.
onore e gloria!