03 novembre 2006

arteatro_contaminazioni Bittersweet/Openspace Milano, Fabbrica del Vapore

 
Una donna in una tanica di plastica, una Madonna del Trecento, Louise Veronica Ciccone, un musicista transessuale. Come coniugare le gioie e i dolori dell’esistere attraverso il corpo femminile. O quasi…

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Si è aperto a Milano Openspace, uno spazio nuovo dedicato alle arti performative e alle opere di giovani artisti a cura dell’Assessorato al Tempo Libero e dell’Associazione Genius Gloci. Tema della tre giorni organizzata da Andrea Amici è stata l’esplorazione della creatività attraverso i confini del gender e delle discipline artistiche.
Il corpo della donna è sempre più strumento di indagine di una società stratificata in cui tutto si intreccia: sesso, religione, show, business. Nelle due performance di Macchinazioni Teatrali di Franco Quartieri e Barbara Chinelli, Organza_lessico d’amore al tempo dei barbari, una donna, chiusa in una tanica di plastica, si trasforma in un peso da trascinare per l’uomo (o anche per la società), dopo un vano tentativo di comunicazione attraverso un gioco di ombre cinesi che non mostrano il corpo femminile, ma lo restituiscono per dettagli. Oppure la “donna abat-jour”, che illuminata nelle sue parti intime da una lampada nascosta nel sottogonna, lascia attonito lo spettatore quando scorge i seni nudi sormontati da una maschera africana che dà al totem sembianze maschili. Un corpo femminile che sorprende e scuote, diventando cerniera di comunicazione tra i drammi intimi e l’ambiente urbano con cui si fonde, come nelle intense immagini in movimento di Simona da Pozzo, presente nei più importanti festival di videodanza mondiali, in cui la donna si misura con l’ambiente circostante, provocando un attrito armonico tra il movimento ruvidamente poetico e le asperità edili delle periferie urbane.
Ma ci sono anche territori inesplorati in cui la corporeità si intreccia con gli elementi del sacro, come nell’assolo di Cinzia De Lorenzi, De reliquis aquae.
Cinzia De Lorenzi, De reliquis aquae
La danzatrice/coreografa, rifluendo dal performativo al danzato, abita uno spazio ambiguo: tra dissacrazione del rito (come quando, infilando le mani e la testa nei fori di una tela sacra, intona un grottesco e incomprensibile monologo) e ambivalenza acquatica della gestazione (immagini di un parto proiettate sullo sfondo). Tra la nostalgia di una natura in via di estinzione (la raffigurazione della Pietà di Michelangelo con al posto del Cristo una sagoma di delfino) e le litanie di una monaca medievale.
Ma cosa c’è di più blasfemo e ambiguo di un’altra madonna, Veronica Ciccone, icona pop degli anni Ottanta, incarnazione della mercificazione del corpo e della sessualità? Ce lo spiega con un eloquio un po’ sbilenco il “docente” Igor Muroni che, con tanto di supporto video, tiene una lezione, What It Feels Like for a Girl, sul fenomeno dello show business planetario che ha saputo fagocitare icone del passato come Marilyn Monroe e Tamara De Lempicka.
Più intimista e soffusa l’atmosfera creata dal musicista transessuale Baby Dee, attivissima nel panorama underground internazionale (Anthony and the Johnson, Current 93S), che nel suo recital fluttua tra sonorità pop accompagnate dalla fisarmonica e contrappunti lirici sottolineati dall’arpa, sublimati da un timbro della voce che, partendo da scure tonalità, si avventura fino a quelle più diafane e soavi.
La performance di Baby Dee
La sintesi efficace di una rassegna capace di racchiudere in sé la peculiarità del secolo scorso e di quello appena cominciato, in cui parlare di gender identità anche nell’arte, nella musica, nella danza non può prescindere dalla fusion tra i stili e “generi”.

costantino pirolo
spettacoli visti il 19/20/21 settembre 2006


openspace @ la fabbrica del vapore
Tel: 02 36505332
www.openspacemilano.it 
info@openspacemilano.it

[exibart]

1 commento

  1. L’articolo sopra di Costantino Pirolo, con imprecisone, si riferisce a un mio informale intervento al Festival BitterSweet su un fenomeno POP di indiscutibile interesse culturale: Madonna.
    All’interno di due punti di vista antitetici della critica contemporanea americana sulla produzione dell’artista, quello di Camille Paglia (critica sociale americana, autrice ed insegnante) e Jean Baudrillard ( filosofo e sociologo francese, critico e teorico della postmodernità) ho sfogliato gli strati delle fonti (dall’arte del XX secolo a Hollywood) che Madonna ha manipolato e ricontestualizzato per arrivare, attraverso l’incarnazione dello stereotipo alla costruzione di una identità POP. .
    La serietà di un articolo sta nella capacità di motivazione della propria critica e non nelle facili conclusioie che nel tono arrogante e nel temperamento detrattore gratifica chi scrive.
    Per tanto si parla di “eloquio sbilenco” perchè un microfono sembra non voler funzionare a dovere, mi si definisce docente tra “.. ” senza specificare in cosa e dove, e sopratuto si definisce lezione quella che è l’esposizione e interazione con i presenti, di un lavoro di ricerca.
    Un triste articolo costruito con il limite di chi sa trascrivere un prorio sguardo superficiale recintato da pregiudizi e incompletezza.

    Igor Muroni

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