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Il Numero di marzo di Art e Dossier è sostanzialmente dedicato ad alcune delle grandi mostre che sarà possibile visitare questa primavera, ma l’articolo di apertura della rivista, firmato dalla direttrice Gioia Mori, presenta ai lettori la nuova versione del sito Artonline.it.
Rivisto quasi totalmente, e in una nuova veste grafica, il sito ha degli obiettivi indubbiamente ambiziosi: porsi come punto di riferimento per studiosi o studenti, che vogliano compiere ricerche più complesse delle solite possibili nei siti cosiddetti “d’arte”. Infatti, oltre alle più comuni sezioni dedicate alle news o ai calendari degli appuntamenti, sarà possibile, nella sezione ArtMuseum, compiere ricerche iconologiche e iconografiche. Questa e è quella indubbiamente la parte più innovativa e qualificante del sito. Per ora vi sono catalogati 52 artisti e circa 5200 opere, ma ci auguriamo vivamente che questo corpus possa crescere.
Nella programmazione delle esposizioni italiane per la primavera, Firenze quest’anno è presente con diverse manifestazioni per celebrare il centenario della morte di uno dei suoi famosi ospiti, il pittore svizzero Arnold Böcklin, che scelse di trascorrere nella città toscana gli ultimi anni della sua vita. Tra le varie iniziative programmate per ricordare l’artista e la sua opera, forse la più importante è la mostra “L’Arcadia di Arnold Böcklin”, aperta sino al 16 aprile. L’esposizione ha luogo in diverse sedi, di cui la principale è la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Della mostra ci parla il curatore stesso, nell’articolo “Arcadia Fiorentina”, in cui presenta il programma delle celebrazioni dedicate al pittore. Art e Dossier partecipa in qualche modo a queste celebrazioni, dedicando all’artista la sua monografia.
Scritto da Marisa Volpi, il Dossier ricostruisce puntualmente la figura del pittore, e soprattutto il suo cammino di vita e artistico, che dal nord lo portò verso il fascino delle terre toscane, dove decise di porre la sua dimora.
Sempre a Palazzo Pitti, ma al Museo degli Argenti, è aperta sino al 30 giugno, la mostra “Arte del Gioiello”, dedicata alla gioielleria d’arte del Novecento. Più di 250 pezzi narrano l’evoluzione delle forme del gioiello in rapporto con le grandi correnti artistiche contemporanee. Il rapporto con l’arte è talmente forte che, soprattutto nella seconda metà del Novecento, molti artisti disegnarono direttamente dei gioielli: Picasso, Dalì e Calder, sino a Fontana, Dorazio e Pomodoro, sono solo alcuni degli artisti che si sono cimentati con i metalli preziosi.
Spostandoci oltre oceano, negli Stati Uniti, a Washington troviamo una celebrazione dell’arte americana, con una mostra dedicata ad uno dei principali promotori dell’autonomia artistica americana rispetto alla cultura europea: “Alfred Steiglitz”. Fotografo, ma soprattutto, gallerista di rara sensibilità, Steiglitz era il proprietario del famoso spazio espositivo “Le Littles Galleries”, meglio conosciuta come “la 291”, dal numero civico. Nei quindici anni di attività della Galleria, Steiglitz riesce a portare New York al passo di Parigi, presentando al pubblico la “nuova arte”. Le opere sono esposte senza cornice, senza vetro, perché si crei un dialogo tra loro e lo spettatore. Nel 1914 è il primo a presentare una mostra sulla scultura tribale africana intesa come arte e non come reperto etnografico. Nel 1913 raccoglie la sfida dell’Armory show, esposizione colossale di arte americana, da cui era rimasta esclusa la fotografia. Presenta allora due mostre di fotografia e pittura e una di Picabia. Soggetti preferiti in queste opere sono gli edifici di New York, che rappresenta il futuro in atto. Prima della chiusura della Galleria, nel 1917, Steiglitz presenta al pubblico tre nuovi artisti, Hartley, Strand e O’Keefe, di cui continuerà ad occuparsi nel corso degli anni. Sino alla sua morte, nel 1946, il suo scopo sarà sempre quello di promuovere l’arte americana, e di farla conoscere agli americani stessi. Cercherà di sostenere un gruppo di artisti più che un singolo, perché è convinto che l’unione fosse maggiormente rappresentativa di un’arte.
Tornando in Europa, Art e Dossier presenta un’altra mostra, questa volta dedicata a “Marc Chagall”. Sino al primo luglio presso il Museo d’Arte Moderna di Lugano, sarà possibile ripercorrere l’evoluzione della sua produzione artistica, dagli esordi russi sino alla sua ultima produzione, attraverso ottanta opere esposte.
Nella rubrica “Letture Iconologiche”, un interessante articolo pone in crisi l’identità iconografica della perla associata a Venere. Una numerosa produzione di dipinti cinquecenteschi rappresenta Venere abbigliata con perle, ma questo abbinamento, per noi scontato, non era presente né nella mitologia antica, né nella “Bibbia” dei pittori, quale l’Iconografia del Cartari. Come è nato allora questo abbinamento, e cosa voleva significare? La risposta nell’articolo.
Indice
Silvia Giabbani
[exibart]