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fino al 3.XII.2006 Going public 06 Formigine (mo), sedi varie
bologna
La ricerca di Going Public prosegue per il quinto anno con interventi urbani, workshop, dibattiti e pubblicazioni. Questo volta al centro è il Mare Nostrum. Con le contraddizioni politiche e i drammi sociali...
Istanbul, Beirut, Nicosia, Tel Aviv, Alexandria, Barcellona. Sono queste le città scelte per indagare le problematiche intorno all’identità eterogenea del Mediterraneo. Going Public 06 si propone infatti di osservare gli effetti della globalizzazione nell’area mediterranea raccogliendo esaustive testimonianze, alcune documentate nella sintesi finale di Formigine. A partire dall’installazione Poster, un manifesto che si sviluppa sulla staccionata del castello, illustrando attraverso ritagli di giornale sulla difficile situazione cipriota e cartine geografiche satellitari che delimitano zone specifiche, l’asse Nicosia-Gerusalemme e la parete divisoria tra la zona sud e nord di Nicosia. Quella linea di demarcazione chiamata Green Line, invalicabile dopo l’invasione turca del 1974, delimitata da fili spinati e guarnigioni militari.
Nelle Sale della Loggia sono invece esposti i risultati dei workshop e progetti da poco attuati nelle città, tra i quali spicca La puerta, realizzata dalle artiste Eva Pedraza e Susan Malagon, nel quartiere Raval di Barcellona, che propone uno sguardo verso la comunità degli immigrati che vedono la Spagna come porta d’ingresso all’Europa. Le artiste hanno distribuito agli abitanti 110 copie della chiave che apre la serratura di una porta fittizia, documentando con un video l’entrata e l’uscita. Attraverso testimonianze scritte degli avventori, l’attraversamento della porta diventa gesto per recuperare la memoria e dare valore a ciò che si è abbandonato.
Interessante il progetto Barcelona fuera de campo di Raquel Friera, Nuria Guell e Cristiana Garrido. Le tre si sono infiltrate sulle linee di autobus turistici come ipotetiche hostess, distribuendo mappe di luoghi sconosciuti della città.
Mentre Zabaleen City, dell’italiana Anna Ferraro, documenta la realtà mobile riferita ai raccoglitori di spazzatura del Cairo, Giulia Giapponesi propone una sguardo trash sul turismo nelle città attraverso gli eventi di spettacolarizzazione e di massa.
Ad Alessandria si è svolto un workshop con alcuni giovani artisti/studenti modenesi – Emanuela Ascari, Luigi Ottani, Giulia Giapponesi, Andrea Leonardi – invitati assieme ad artisti locali ad implementare un villaggio di pescatori, A garden for all, che ha visto la costruzione di un giardino pubblico riportato da reportage fotografico. A questo lavoro si affianca la locandina di Missing! di Adnan Yildiz (Istanbul), che ha creato volantini con le foto dei partecipanti a Going Public fingendoli dispersi e disponendoli in giro come una sorta di virus visivo, alludendo ai flussi migratori.
Progetto di gruppo è il laboratorio formiginese Il livello del mare, a mostrare la città modenese in un altro contesto, segnandone il livello del mare su di una cartina in riferimento al territorio, anticamente sommerso dall’acqua.
E se una divisione è luogo di riflessione, il gruppo di Cipro testimonia la frustrazione dovuta all’occupazione turca con gli scatoloni divisi a metà di Unclaimed terrotiories. Pinar Asan (Istanbul) in Gulbahar, fotografa la vita di una donna ucraina costretta a cambiare nome dopo l’emigrazione, mentre Denis Guz (Istanbul) nelle fotografie di Who are these people? si chiede cosa significhi essere turco, con tutte le contraddizioni culturali che questo comporta.
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mostra visitata il 19 novembre 2006
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Formigine, sale della Loggia e zona castello ( centro storico)
Aperto tutti i giorni tranne la domenica
In collaborazione con:
Fondazione Pistoletto, Biella; Artos Foundation, Nicosia; Askal Alwan Association, Beirut; L’Atelier Collaborative, Beirut/Venezia; Fondazione Olivetti, Roma; Gudran Association for Art and Development, Alexandria; Platform Garanti, Istanbul; Metropolis University, Barcellona; Transit Projectes, Barcelona; IUAV, Venezia.
Con il patrocinio di:
DARC, Ministero Beni Culturali Roma; Università Etica per Condivisione e Conoscenza, Palermo.
Media partners:
Phileleftheros, Nicosia; Drome magazine, Roma; Babel MED, Roma/Parigi; Gazzetta di Modena; Modena Radio City, Modena.
Comitato scientifico:
Claudia Zanfi, Direzione artistica aMAZElab; Luigi Benedetti, Presidenza Provincia di Modena; Paolo Negro, Dipartimento Cultura Comune di Formigine; Carlos Basualdo, curatore Philadelphia Museum; Marti Peran, curatore e docente Università di Barcellona; Vasif Kortun, Direzione artistica Platform Garanti, Istanbul; Christine Tohme, direttrice Askal Alwan Association, Beirut; Yorgos Tzirtzilakis, docente Facoltà Architettura Università di Volos, Grecia; Catherine David, curatrice Documenta X.
Catalogo: Silvana Editoriale
aMAZElab
Via Cola Montano 8 20159 Milano
Tel-fax 02 6071623
www.amaze.it
info@amaze.it
[exibart]
mi ricorda qualcosa…come sempre!
Erika, la nave di una
compagnia di copertura maltese con equipaggio indiano che compie il suo
ultimo viaggio nel trasporto di ventiduemila tonnellate di nafta della
TotalFina francese, da Dunkerque a una centrale elettrica di Livorno. Ma il
viaggio sarà molto più breve, perché la nave si spezza in due e affonda alle
foci della Loira, riversando in mare una massa scura e melmosa, profonda
diversi metri. L’inchiesta aperta per capire le responsabilità cade nel
vuoto, ma non solo, non si risale neanche al proprietario di Erika. L’
Europa, forse per la prima volta, si rende conto di essere avvolta dall’
ignoto. Da questa storia si costruisce la mostra. Protagonista è il mare e
“il mondo dell’acqua” che diventano “un modo per descrivere la vita
contemporanea” (William Langewiesche), le sue contraddizioni, la sua
fragilità, ma anche la sua totale libertà. Il mare, quello che va oltre la
linea di orizzonte, e’ da sempre protagonista di narrazioni poetiche, ma
anche storie di conflitti tra imbarcazioni e pirati, scenario di vittime,
carnefici e intermediari. Un mondo anarchico quello dell’acqua e allo stesso
tempo spina dorsale del sistema economico mondiale. Quel mondo sregolato
rispecchia, infatti, un mito economico: niente confini, niente frontiere,
niente stati a frapporsi nel libero scambio delle merci e delle persone. Un
tripudio della globalizzazione….Parallelamente scorrono le immagini del film inchiesta di Stefano Mencherini, MARE NOSTRUM, sulla legge Bossi-Fini-Mantovano e sui Centri di permanenza temporanei. Il
documentario e’ da due anni che e’ sotto censura preventiva.
http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/20445