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Dopo l’esposizione presso Villa Menfoglio Litta Panza arrivano anche a Venezia i capolavori di questo straordinario artista che ha saputo dipingere con la luce un mondo naturale fitto di contaminazioni simboliche. In aggiunta alle opere esposte a Biumo sono stati inseriti i disegni elaborati dal maestro sul finire dell’800 con diverse tecniche: dai gessetti colorati, al carboncino, dalla matita ai pastelli. Si potranno ammirare gli studi o le rielaborazioni di dipinti eseguiti anni prima, come anche quelli preparatori delle sue ultime opere potendo così valutare le propensioni sempre più decise del maestro verso una identificazione della natura quale elemento grandioso, magnifico e temibile per incontrollabilità e forza. Risulta piuttosto interessante confrontare il dipinto “Le due Madri” (1889) con l’omonimo disegno del 1892: se nel primo Segantini vuole misurarsi con i riflessi e le ombre della luce artificiale e guarda con occhio curioso agli esempi di Caravaggio per acuire il simbolismo inerente la maternità in generale (sia umana, che animale), nel secondo è una luce naturale a definire le sagome delle figure…e non ci si trova più in un ambiente chiuso (come la stalla), ma i soggetti passeggiano tranquilli dinnanzi ad un laghetto nelle ore del crepuscolo. Nel dipinto del 1889 appare evidente come la lanterna sia l’elemento centrale dal quale far partire l’evoluzione del tema che vuole confrontare/unire la maternità amputata del carattere sacro e dipanare una sorta di inevitabilità del ruolo mamma.
Questo dipinto (esposto la prima volta alla I Triennale di Brera nel 1891) diede ufficialmente inizio al Divisionismo in Italia, proprio per via della separazione delle tinte (centrate sull’ocra, giallo, grigio e biancastro) per mezzo di pennellate nervose, a creare realistici effetti di luce e a definire un’ armonia di impostazione classica alle forme. Il disegno invece lascia quasi in ombra i soggetti rappresentati e pone come bacino di luce il cielo serale, ed il suo riflettersi nell’acqua del laghetto. Non si è più dinnanzi ad una pagana interpretazione della Natività, ma piuttosto ad una serena accettazione del ruolo di madre, che nell’imbrunire si dirige verso casa. Il tocco qui è più deciso e largo a favore di una resa tonale più incisiva, che tuttavia tralascia la cura del particolare a favore di una inquadrature estesa, aperta e quasi distaccata. Di indubbio interesse sono i disegni del 1895/96 di stampo meno naturalistico, dal titolo “L’annunciazione del nuovo verbo” e “L’agonia di Comala” : in questo caso la matrice simbolista e allegorica dei dipinti è piuttosto forte, vicina per certi versi a quella proposta da Ricci e Cabianca. L’influenza preraffaellita risulta evidente già dalla costruzione delle forme e anche se in mancanza dei colori accesi e vibranti dei vari Millet e compagni, la carica di mistero che il gioco di bianchi impastati in un grigiore diffuso lascia trasparire è così elevato, da rendere la scena ritratta efficace nel condurre a rimandi altri: la visione, il sogno, la fantasia.
Altro capolavoro che è possibile ammirare nelle sale recentemente restaurate di Ca’ Venier dei Leoni è “Petalo di Rosa” (1889-90): combattuto dipinto che come l’anteriore “A Messa piena” Segantini dipinge sopra un’altra sua opera. Il ritratto del volto femminile sprofondato nei bianchi sporchi del cuscino e coperto da un sudaticcio lenzuolo (sembra essere quello di Bice Bugatti, compagna dell’artista) è quello di una malata di tubercolosi che l’artista vuole qui proporci non come rassegnazione all’inevitabile, ma come superamento di un pericolo: la notte è trascorsa, ed il risveglio indica l’inizio di un nuovo giorno…il dramma della malattia è superato dallo “sbocciare” del mattino.
L’atmosfera è strana e surreale, benché riprenda una stanza da letto, proprio grazie alla particolarità dello sfondo creato a foglia oro segnato da macchie più scure, in contrasto col rosa acceso del viso e il bianco avvolgente del letto. La mostra si avvale di queste interessanti testimonianze dell’operato del Nostro completando in modo efficace il precedente evento tenutosi a Villa Panza. L’unico rammarico riguarda l’assenza, in questa, di opere come “Il castigo delle lussuriose” o come “Le cattive Madri” che forse avrebbero chiuso in modo adeguato l’analisi dell’attività pittorica di Segantini. Le sale del Peggy Guggenheim mettono a disposizione un documento video che spiega piuttosto efficacemente il percorso artistico di Segantini; filmato che sopperisce alla scarsa presenza di apparati critici, necessari per una corretta comprensione dei dipinti e delle vicissitudini capitate all’artista.
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Giovanni Segantini, Luce e simbolo 1884-1899.
Fino al 29-04-2001. Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, S. Gregorio 701, Dorsoduro. Info. 0412405411, fax. 0415206885 e-mail <a href=mailto:info@guggenheim-venice.it
>info@guggenheim-venice.it
Sito web: www.guggenheim-venice.it
Orario: 10-18, martedì chiuso
Come arrivare: vaporetti n. 1 e 2, fermata Accademia
Si catalogo Skira
[exibart]
Vado a vederla. Ma la nuova ala è anche più grande oppure le stanze sono poche come in precedenza? Sono curiosa di ammirare per l’ennesima volta il museo, con la sua permanente che merita.
La sala ha sempre le stanze di un tempo…ahimè.
Rimane il fatto che la visita della permanente addolcisce ogni evento. Merita.