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fino al 7.I.2007 Jenny Holzer – For Naples Napoli, Piazza del Plebiscito
napoli
E luce fu. Jenny Holzer festeggia il Natale al Plebiscito con le sue scritte luminose. Pensieri e parole di guerra e d’amore, scintille di poesia nelle tenebre della città. Verba rotant…
di Anita Pepe
Fusse ca fusse la vorta bbona? Fosse che, finalmente, l’installazione al Plebiscito ha messo in piazza il nome che trova tutti d’accordo? E già, perché la tradizionale, quasi obbligatoria, “cometa” del Natale a Napoli trascina puntualmente una coda di polemiche (che generalmente hanno poco da spartire con la critica d’arte). Nella pur varia e lunga casistica, la palma del lavoro più bersagliato va alle “capuzzelle” di Rebecca Horn, ma anche Sol LeWitt lo scorso anno se l’è cavata male, “reo” di aver concepito una fredda mole di pietra neutralizzata dal contesto. Che è, in ogni caso, location difficile, non solo per conformazione e dimensioni, ma anche per i risvolti politici dell’appuntamento, primo banco di prova sul quale, undici anni fa, il bassolinismo testò la strategia di diffusione del contemporaneo destinata successivamente ad investire il capoluogo.
Forse, però, stavolta è il momento di accantonare le parole del potere. E di privilegiare il potere delle parole. Perché il cammino verso il 2007 è rischiarato dall’astro di Jenny Holzer (Gallipolis, Ohio, 1950; vive a New York), la quale con i suoi truism ripercorre il luminoso cammino già attraversato in passato, seppur con esiti meno fortunati e convincenti, da Mario Merz e Joseph Kosuth. Riuscendoci con maggiore forza, in un’opera per la quale, se non fossero già così logorati da usi impropri, gli aggettivi suggestiva ed efficace potrebbero risultare adeguati, insieme ad abituale (per l’artista, s’intende) e semplice. Riflessioni e palpiti a caratteri cubitali, proiettati sulle facciate degli edifici circostanti, ovvero Palazzo Reale, la Prefettura, Palazzo Salerno (sede del comando militare meridionale) e la basilica neoclassica di San Francesco di Paola: strutture con un peso metaforico notevole rispetto alla poetica della Holzer, avvezza a misurarsi coi temi della giustizia e del potere, oltre che con la problematicità del rapporto tra i sessi.
Aforismi estrapolati da un catalogo multiculturale e religiosamente corretto, che contempla accanto alla Bibbia l’iracheno Fadhil Al-Azzawi, l’israeliano Yehuda Amichai, l’ebreo russo Joseph Brodsky, l’italiana Patrizia Cavalli, gli americani Henri Cole e Mark Strand, il palestinese Mahmoud Darwish, l’angloamericana Denise Levertov e i polacchi Wisława Szymborska e Adam Zagajewski.
Niente stroboscopiche e faretti d’autore, ma un intervento pulito e incisivo, imponente, ma non invadente, e ben armonizzato col sito. Frammenti di spirito e brandelli di vita irraggiati ai quattro lati dello slargo murattiano, che per giunta, scorrendo addosso ai passanti, finiscono con l’inglobarli nell’intervento. Inevitabile che le contestazioni abbiano preso di mira soprattutto il carattere effimero dell’installazione, fruibile (ovviamente) solo dal calar della sera fino a mezzanotte e dintorni. Carattere che transitorio non sarebbe, se solo -avendo la fortuna di masticare, oltre all’italiano, anche l’inglese- ci si fermasse a leggere, aprendo il proprio spazio interiore a messaggi tutt’altro che fugaci, diffusi attraverso il più comune tra i codici di comunicazione.
Artefici di questa scelta “illuminata”, che fa riguadagnare quota all’iniziativa -spesso rimasta in loco oltre la ragionevole occasione festiva, con una irritante impressione d’abbandono-, i curatori Edoardo Cicelyn e Mario Codognato. Un’operazione, dunque, anche questa made in Madre, fondazione pigliatutto il cui futuro è decisamente donna.
Il prossimo febbraio, infatti, a Donnaregina arriveranno Rachel Whiteread e Marisa Merz. Nel frattempo, in attesa della valanga rosa, ci si gode il reading proposto dalla “leonessa” statunitense (cui nel 1990 la Biennale di Venezia attribuì il massimo riconoscimento), significativamente realizzato in uno dei momenti più bui per la città. Quasi, per dirla alla Mimì Rea, un “Gesù, fate luce”. Possibilmente, di poche parole e molti fatti.
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anita pepe
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Jenny Holzer, For Naples, fino al 7 gennaio 2007, piazza del Plebiscito. A cura di Edoardo Cicelyn e Mario Codognato
[exibart]
Una bella installazione che merita grande attenzione e grandi complimenti. Ed anche questa appossionata lettura.
finalmente la coppia del gol (mancato) (quella del gol fatto era Pulici/Graziani)
Cicelyn/Codognato, ne hanno ingarrata una!!!!!
Bellissimo il pezzo di Jenny Holzer….ma non avevo dubbi visto il calibro dell’artista.Molto bella la recenzione, anche qua non avevo dubbi….. Brava anita continua così falli neri