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E’ a Massimo Pulini, professore, pittore e storico dell’arte, che dobbiamo la scoperta di un “mercato sul Reno Vecchio”, tempera su tela, inedita e conservata nei depositi delle Gallerie Pontificie nella Città del Vaticano. La scoperta è stata fatta casualmente quando il prof. Pulini, per motivi di studio, si era recato all’Archivio Fotografico del Vaticano per terminare la monografia sul pittore Andrea Lilli (1570-1631c.). Gli capita tra le mani la foto del quadro in questione, senza attribuzione, e subito la riferisce a Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666). Dopo gli opportuni studi e verifiche detta attribuzione viene confermata e fa da capofila alla mostra dedicata appunto al grande maestro inauguratasi lo scorso 24 marzo a Cento nella Pinacoteca. Nessun luogo meglio di questo, che ha dato i natali al Guercino, poteva accogliere la rassegna e celebrare questa scoperta. Una scoperta non fine a se stessa in quanto mette in piena luce le grandi doti del maestro anche come paesaggista. E proprio sul paesaggismo è stata impostata la mostra che ben racconta e descrive il tema con una oculata e piacevole scelta di quadri di autori che in qualche modo hanno avuto contatto con il maestro. Si possono così ammirare opere di Pier Francesco Cittadini, Filippo d’Angeli, Giovanni Battista Viola, Domenichino, Ludovico Lana, Sisto Badalocchio, Mastelletta, Ludovico, Agostino ed Annibale Carracci, Ippolito Scarsella, Niccolò dell’Abate, e molti altri Si tratta di una esposizione interessante perché svolge bene il tema prefissato, perché presenta opere coerenti fra loro e tutte di grande qualità. Va ad onore degli organizzatori di aver saputo unire all’alto livello artistico della manifestazione, la coerenza delle scelte, la piacevolezza dei soggetti, lo svolgimento del percorso.
Non è facile parlare di autori famosi, quali appunto il Guercino, in termini innovativi e con il pregio di farli rivivere in maniera istruttiva e piacevole. La mostra sul Guercino in Cento, paese natale dell’artista, ha centrato questo obiettivo e si merita il successo che senza dubbio avrà.
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La mostra del Guercino a Padova
Gerolamo Bulgarini d’Elci
‘Guercino – Racconti di Paese’,
Pinacoteca Civica, Cento.
Orario: 9.30-12.30/15.30-18.30, chiuso lunedì.
Ingresso £.10.000/8.0000
Catalogo, Federico Motta Editore
A me sembra che il signor Gerolamo Bulgarini d’Elci non abbia colto molto il senso di questa importante mostra. Parla di pittura di paesaggio ma in realtà l’esposizione, nelle sue varie sezioni, documenta non tanto (o non solo) la pittura di paesaggio quanto piuttosto la scena di genere: i mercati, i lavori, le cucine, il quotidiano popolaresco. Il paesaggio non è sempre un elemento presente: si vedano la “Spezieria” di P.A. Barbieri, il “Ritorno del figliuol prodigo” di Bassano, la “Tavola con frutta” e la “Donna e due bambini” di Cittadini, le “Pollivendole” di Passerotti e soprattutto la spettacolare “Cena di Emmaus” di Guercino stesso. Se in molti quadri il paesaggio è elemento caratterizzante, d’altra parte non si tratta praticamente mai di una pittura di paesaggio fine a se stessa. La mostra documenta in verità la scelta di Guercino di sostituire alle scene bucoliche e mitologiche i mestieri umili, la caratterizzazione dei personaggi, i temi popolareschi, caratteristiche che saranno colte dai bamboccianti poco dopo. La mostra documenta come gli artisti abbiano interpretato, tra il finire del 500 e per tutto il 600, con accenti e intenti diversi queste tematiche, avvicinandosi o allontanandosi da Guercino, di volta in volta, e a seconda dei casi, anticipandolo, accompagnandolo, opponendosi a quello o continuandone la maniera. Il signor Bulgarini parla di artisti che “hanno avuto contatto con il maestro”. Per ragioni anagrafiche ciò è da escludersi almeno per: J. Bassano, G.M. Crespi, N. dell’Abte, B. Passerotti, A. Milani, ma tralascio altri con i quali, per la giovane età, Guercino avrebbe potuto al massimo discutere di balocchi più che di tecniche pittoriche. E poi, scusi sa, nessun commento sul catalogo bello ma costoso (80.000) con il contributo dello specialista Benati, non un commento sull’allestimento (la luce era scadente), non un cenno al preoccupante stato conservativo di molte opere (sporche o addirittura degradate). Nulla sulla bella iniziativa del Comune di Cento per le visite guidate ai luoghi guercineschi (e dopo parliamo di riscoprire la provincia sconosciuta). Inoltre mi pareva il caso almeno accennare, per chi non la conoscesse, alla straordinaria opportunità offerta con il biglietto d’ingresso: di visitare cioé una pinacoteca splendida con alcuni dei capolavori più spettacolari di Guercino e della scuola.
Insomma se il signor Bulgarini intendeva tener lontano la gente da questa splendida cittadina, con la sua bella mostra, le sue due pinacoteche (l’altra dedicata al grande Aroldo Bonzagni), la sua piazza, le sue chiese, c’è quasi riuscito.
Rispondo al Sig. che si firma A.E. Po.
Mi complimento per la Sua dotta disquisizione. Si vede che oltre ad essere amante del Guercino e dintorni e’ anche un profondo conoscitore. Non vedo il nesso pero’ per dare giudizi cosi’ negativi su un articolo giornalistico che aveva lo scopo solo di informare e recensire un’inaugurazione. Pensa proprio che i lettori, gente comune cioe’, sarebbero stati invogliati maggiormente ad andare alla mostra leggendo il Suo eruditissimo “pistolotto”?
Non me ne voglia ma si vede che siamo, per fortuna, su due piani diversi di lettura dell’arte e dei suoi risvolti. Io credo fermamente che l’arte per prima cosa deve dilettare, deve piacere, deve insegnare, anche a vivere.
Cordialità.
Gerolamo Bulgarin d’Elci
Ora ricollego il suo nome. Mi permetta innanzitutto di complimentarmi per ArtBank.
Venendo alla questione dell’articolo voglio ribadire che le mie critiche non erano solo rivolte alla stringatezza di informazioni (alcune delle quali, almeno quelle relative al prezzo del catalogo e alla presenza della pinacoteca potevano essere inserite senza pistolotto alcuno) ma anche ad alcune inesattezze evidenti: il percorso espositivo, la questione delle date anagrafiche, infine l’aver riferito l’intera mostra alle tematiche del paesaggio. L’arte, credo, può essere benissimo illustrata schematicamente e sinteticamente, raccontata o analizzata scientificamente e dettagliatamente. Ma proprio la sua attitudine scientifica a catalogare l’arte avrebbe dovuto consigliarla di usare maggior sorveglianza. Senza rancore, anche perché sono andato a leggermi il suo pezzo sulla collezione Bonguadagno e penso che articoli come quello (e Artbank), che aiutano a scoprire percorsi di studio alternativi nella storia dell’arte e danno strumenti nuovi per la ricerca, facciano veramente della rete una fonte scientifica importante. Ne scriva altri, magari dedicando un po’ di attenzione al mercato e alle quotazioni: non è facile scovare qualcuno in grado di trattare con competenza di questo sulla rete.