Prorogata la mostra omaggio a Vasco Bendini alla Galleria Frittelli di Firenze

La mostra ripercorre le tappe fondamentali del percorso pittorico dell’artista a partire dalle prime opere informali, in cui si avverte indirettamente l’influenza di Guidi e Morandi che furono i suoi maestri, fino alle prove recenti.

Dalle prime opere che possono definirsi materiche, e che diventano subito dopo – con un lieve scarto di prospettiva – gestuali, l’artista rivolge in seguito il suo interesse fuori dal quadro, rinunciando temporaneamente alla pittura.
Dal 1967 si assiste al recupero della superficie bidimensionale in cui trovano spazio elementi e materiali di recupero che mostrano la poetica solitudine dell’oggetto quotidiano metafora di un io che si riconosce nel povero valore di queste tracce esistenziali: ganci, mozziconi, lenzuola, ovatta, lana di vetro.
Dalla fine degli anni ’70 Bendini riesamina i fondamenti del suo linguaggio artistico e rielabora la propria ricerca esistenziale e operativa; egli si dirige così alla ricerca di nuovi supporti per la sua pittura, quali l’alluminio e la carta, e, allo stesso tempo, tornando alla tela.
Le opere dell’ultimo periodo sono superfici di grandi dimensioni dove ci si imbatte in ampie stesure cromatiche, che coinvolgono lo spettatore stimolandolo sia sul piano sensorialmente percettivo che su quello immaginativo, poetico e razionalmente etico. E sul colloquio tra l’opera d’arte e lo spettatore, Bendini così si esprime: “La volontà di interagire dell’artista dovrebbe essere assunta come comportamento abituale da parte dei fruitori. Solo allora le cose cambierebbero. Si evita di sapere dall’altro come interpretare l’oggetto d’arte. Si apre il dialogo, ci si misura, ci si raffronta, ci si consulta sul significato dell’opera”.

Immagine: Vasco Bendini 1966, Ombre prime, telaio in legno, tela tagliata, due sedie, cm 200 x 200 x 40