19 aprile 2007

fino al 30.IV.2007 Good luck! Bari, Muratcentoventidue

 
Buona fortuna! Ci uniamo all’augurio rivolto al nuovo spazio barese, sorto nello storico quartiere murattiano. Quattro giovani artisti di origini pugliesi. Per una mostra d’esordio che fa ben sperare…

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È l’artista barese Lello Gelao, insieme a sua moglie Angela Gonnella, il fondatore di questa nuova associazione culturale dotata di spazio espositivo, aperta alla sperimentazione e all’accoglienza. La sua collocazione, nei pressi del Liceo classico Flacco e dell’Istituto d’arte, fa ben sperare che possa essere aperta all’utenza giovanile. Patron della mostra inaugurale è Lia De Venere, veterana nella promozione di giovani leve pugliesi, sia come docente d’Accademia che come curatrice del Premio Gap. Così costruisce nel raffinato e minimale, doppio e piccino white cube del murattiano, una collettiva di artisti under 30: Dario Agrimi, Christian Caliandro, Michele Giangrande e Giuseppe Teofilo.
Le atmosfere cromatiche delle opere esposte sono di derivazione digitale e neo pop. Anche lì dove la manualità si esprime nella linearità più semplice o nella materia-colore, la riproduzione avviene seguendo metodologie apparentemente seriali: Dario Agrimi (Atri, 1980) giunge ad un doppio autoritratto, dinamico ed iperrealista, su bianco totale: un dialogo-scontro divertente che mette in gioco la rivalità con il collega Giangrande, sfrontato antagonista dalla forte personalità e fisicità. Artista poliedrico, Agrimi gioca ancora con il corpo, con un colpo di teatro un po’ déjà vu: da un secchio di latta spuntano due gambe con calzettoni e sneakers di un personaggio ignoto, eppure presente. È forse l’anima gioiosa di una Puglia solare ed ilare, come tradizione vuole.
Michele Giangrande (Bari, 1979) torna a lavorare sulla superficie bidimensionale con un divertente pannello al limite del fumettistico, dove il gioco tra i sessi si riduce a goliardia: un’ipertrofica “mano morta” che abbraccia il posteriore di una docile ragazza. Accanto, posati su una mensola, i suoi tipici oggetti-scultura, scippati al quotidiano e ricoperti di pungiglioni in silicone. Inconfondibile, il tratto di Giuseppe Teofilo (Monopoli, 1981): sagome di angeli contemporanei –si riconoscono i tratti di amici e conoscenti- si ripropongono su più livelli, eterei eUno scorcio della galleria Muratcentoventidue, Bari metafisici perchè bidimensionali ma insieme carnali perché, pur dotati di ali, proiettano ombre. L’allineamento delle figure si contrae e si allarga in un gioco al limite dell’optical, rotto a momenti dalla colorazione rossa di alcuni personaggi.
Un discorso a parte merita Christian Caliandro (Mottola, 1979), dei quattro la personalità più enigmatica e complessa: presente come artista sulla scena pugliese ormai da qualche anno, si muove anche sul fronte della critica d’arte tanto da aggiudicarsi il Premio nazionale del Darc e Maxxi per la sua tesi di dottorato alla Normale di Pisa. Rivela medesima cura e professionalità nella confezione dei suoi video, che nascono dalla necessità di conferire nuovo senso, attraverso il montaggio (affidato a Barbara Castelli), a frammenti cinematografici preesistenti e di chiara fama: oltre al riconoscimento degli attori “icone”, il loro prelievo dal contesto narrativo originario conferisce una nuova tensione al racconto, facendo leva sulla psicologia dello spettatore, tenendone alta l’attenzione e l’emotività. Nel montaggio di Suez, le scene a colori di Blow out di Brian De Palma sono chiuse tra una costruzione a specchio di estrapolazioni in bianco e nero dal celeberrimo L’avventura di Michelangelo Antonioni, del quale il regista statunitense evoca l’aura mitica (implicita è l’allusione a Blow up, uno dei titoli più noti di Antonioni). L’accostamento delle pellicole è esplicativo dell’innovazione che entrambi i registi conferiscono alle tecniche di ripresa, al campo in cui avviene l’azione, lungo o corto, e in cui si muove lo sguardo del cineoperatore. Più lento a scrutare lo spazio per l’italiano, rapido e nervoso, sincopato per De Palma. Un omaggio ad un cinema criticato in origine per l’intellettualismo sprezzante, definito calligrafico -quello di Antonioni- che mostra tutta la sua forza poetica e di comunicazione assoluta in quei pochi fotogrammi abilmente rimaneggiati da Caliandro.
Nel suo complesso Good luck è un’esposizione essenziale e piacevole, che sposa con garbo il bianco assoluto delle pareti. Unendoci all’augurio di buona fortuna, auspichiamo che lo sguardo si allarghi al panorama nazionale e non si cristallizzi esclusivamente in ambito locale. Il dialogo interregionale è infatti sicuramente il mezzo migliore per promuovere i giovani pugliesi e stimolarne la creatività.

giusy caroppo
mostra visitata il 3 marzo 2007


Good luck! – a cura di Lia De Venere
Muratcentoventidue Artecontemporanea, Via Murat, 122/b, Bari 70123
Tel +39 393 8704029 – +39 392 5985840
Orari: martedì/sabato 17.00-20.00 e su appuntamento
Con il patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Bari, Comune di Bari


[exibart]


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