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08
ottobre 2007
fino al 14.X.2007 Luigi Spacal Manzano (ud), Antico Foledor Boschetti della Torre
friuli v. g.
Gli elementi di una terra antica: legno, pietra, argilla. Il gioco compositivo che si rinnova. Il ricordo che si fa sintesi e mito universale, in un linguaggio a cavallo tra figurazione e astrazione...
Il Carso triestino, regione avara di terra ed erba, pietrosa, abbacinante d’estate, rossa in autunno, sembra penetrato nelle opere di Luigi Spacal (Trieste, 1907-2000) con la forza di un mito. Le immagini di quella terra arcaica ritornano all’infinito, depurate da ogni riferimento realistico, assurte a simboli dell’esistenza stessa. Né cielo né mare compaiono nelle opere esposte, solo oggetti che rimandano a un mondo lontano, che l’artista ha il compito di ricomporre secondo un nuovo ordine spaziale. Così in Paesaggio o in La piazza del riposo, lavori risalenti agli anni ’40, il paesaggio è disposto secondo una linea circolare in uno spazio irreale, magico, molto vicino al surrealismo.
La mostra, nel centenario della nascita, costituisce un significativo tracciato dell’opera dell’artista, che si snoda attraverso esperienze pittoriche e tecniche compositive di diverso tipo: dalle matrici xilografiche alle tempere su carta, dall’olio su tavola al mosaico, dall’arazzo al collage, dalle sculture in legno alle tecniche miste su carta e tavola. Si trovano dunque uno di fronte all’altro l’olio su tela La sedia nel giardino (1943) e la tecnica mista Senza titolo (1995), a testimonianza della ricerca tecnico-espressiva che portò l’artista a trasformare progressivamente la materia da oggetto simbolico, ma pur sempre riconoscibile, a pura astrazione.
Nel percorso tra le opere, talune inedite come i Bozzetti per decorazioni navali o i pastelli preparatori agli oli su tela Massaia Carsica (mia madre), si evidenziano gli elementi che nutrono il lavoro di Spacal: il sentimento, la realtà, la tecnica. Il sentimento d’amore per la sua terra, aspra, sferzata dalla bora e tormentata dalla siccità. Amore che si evolve nel tempo e nel ricordo, nella nostalgia che diventa sublimazione del paesaggio e della casa carsolina. In questo modo, sentimento e interpretazione della realtà si fondono. Dal sentimento trae ispirazione, dalla realtà trae il senso della composizione ordinata secondo schema razionale. Infine, la tecnica esprime il bisogno di approfondire la conoscenza del reale e di manipolarlo per elaborare nuove strutture concettuali, in cui sono mantenute, in un’accentuata stilizzazione, l’orditura verticale e quella orizzontale, come nelle due xilografie Luna park e Città allo specchio, entrambe del 1954. Ugualmente in Luci nella città (1959) l’assetto verticale è dato dallo strato materico, che rappresenta i luoghi e le strade, come su una mappa piatta che scoppia per lo spessore di ciò che vi è rappresentato.
La mostra, nel centenario della nascita, costituisce un significativo tracciato dell’opera dell’artista, che si snoda attraverso esperienze pittoriche e tecniche compositive di diverso tipo: dalle matrici xilografiche alle tempere su carta, dall’olio su tavola al mosaico, dall’arazzo al collage, dalle sculture in legno alle tecniche miste su carta e tavola. Si trovano dunque uno di fronte all’altro l’olio su tela La sedia nel giardino (1943) e la tecnica mista Senza titolo (1995), a testimonianza della ricerca tecnico-espressiva che portò l’artista a trasformare progressivamente la materia da oggetto simbolico, ma pur sempre riconoscibile, a pura astrazione.
Nel percorso tra le opere, talune inedite come i Bozzetti per decorazioni navali o i pastelli preparatori agli oli su tela Massaia Carsica (mia madre), si evidenziano gli elementi che nutrono il lavoro di Spacal: il sentimento, la realtà, la tecnica. Il sentimento d’amore per la sua terra, aspra, sferzata dalla bora e tormentata dalla siccità. Amore che si evolve nel tempo e nel ricordo, nella nostalgia che diventa sublimazione del paesaggio e della casa carsolina. In questo modo, sentimento e interpretazione della realtà si fondono. Dal sentimento trae ispirazione, dalla realtà trae il senso della composizione ordinata secondo schema razionale. Infine, la tecnica esprime il bisogno di approfondire la conoscenza del reale e di manipolarlo per elaborare nuove strutture concettuali, in cui sono mantenute, in un’accentuata stilizzazione, l’orditura verticale e quella orizzontale, come nelle due xilografie Luna park e Città allo specchio, entrambe del 1954. Ugualmente in Luci nella città (1959) l’assetto verticale è dato dallo strato materico, che rappresenta i luoghi e le strade, come su una mappa piatta che scoppia per lo spessore di ciò che vi è rappresentato.
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a cura di Francesca Agostinelli, Martin Spacal e Tanja Spacal
Antico Foledor Boschetti della Torre
via Della Roggia – 33044 Manzano (UD)
Orario: da martedì a venerdì ore 17-20; sabato e domenica ore 10-12 e 16-20
Ingresso libero
Catalogo con testi di Francesca Agostinelli
Info: www.spacal.net [exibart]